Crescita degli stipendi in Italia, la classifica dei settori con gli aumenti maggiori

La retribuzione media oraria in Italia segna il +3,1%, ma mentre alcuni settori vedono crescere i salari altri settori sono rimasti al palo e soffrono per l'inflazione

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Nel suo ultimo rapporto sugli aumenti salariali l’Istat ha mostrato l’andamento degli stipendi e le categorie che hanno visto crescere la propria retribuzione. L’Istituto evidenzia quali sono le categorie che hanno visto crescere maggiormente le retribuzioni medie dei loro addetti. Si tratta di legno, carta e stampa (+8,5%), credito e assicurazioni (+7,1%) e settore metalmeccanico (+6,4%). Pari a zero la crescita degli addetti alle farmacie private, alle telecomunicazioni, ai ministeri, alle forze dell’ordine, alle forze armate e dei vigili del fuoco. Tenuto conto dell’andamento dell’inflazione, che erode la capacità di spesa dei lavoratori, per queste categorie si può parlare di una vera e propria decrescita reale dei salari.

Sale la retribuzione media oraria in Italia

“Anche nel secondo trimestre del 2024, similmente ai due trimestri precedenti, nel settore privato la crescita tendenziale delle retribuzioni contrattuali è più elevata di quella dell’inflazione”, si dichiara nel rapporto.

L’Istat certifica che la retribuzione oraria media nel periodo gennaio-giugno 2024 è cresciuta del +3,1% rispetto allo stesso periodo del 2023. L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie a giugno 2024 segna un aumento del +1,2% rispetto al mese precedente e del +3,6% rispetto a giugno 2023. L’aumento tendenziale è stato del +4,9% per i dipendenti dell’industria, del +3,7% per quelli dei servizi privati e del +1,6% per i lavoratori della pubblica amministrazione.

Crescite superiori all’inflazione

Le crescite salariali indicate sono più alte rispetto ai dati relativi all’inflazione, con l’Ipca (l’indice dei prezzi al consumo armonizzato per i Paesi dell’Unione Europea) che segna al momento un +0,9%. “Anche nel secondo trimestre del 2024, similmente ai due trimestri precedenti, nel settore privato la crescita tendenziale delle retribuzioni contrattuali è più elevata di quella dell’inflazione”, scrive l’Istat.

Di seguito l’andamento dei salari nei vari settori produttivi, con le relative percentuali di crescita (in grassetto le macroaree):

Settore Crescita percentuale
Agricoltura +0,4
Industria +4,9
Estrazione minerali +6,0
Alimentari +3,5
Tessili, abbigliamento e lavorazione pelli +0,9
Legno carta e stampa +8,5
Energia e petroli +6,1
Chimiche +4,6
Gomma, plastica e lavorazioni di minerali non metalliferi +2,0
Settore metalmeccanico +6,4
Energia elettrica +2,3
Gas e acqua +2,9
Servizi di smaltimento rifiuti +1,2
Edilizia +2,4
Servizi privati +3,7
Commercio +4,2
Distribuzione moderna organizzata +4,2
Farmacie private 0,0
Trasporti, servizi postali e attività connesse +3,5
Pubblici esercizi e alberghi +1,5
Servizi d’informazione e comunicazione +0,4
Telecomunicazioni 0,0
Credito e assicurazioni +7,1
Altri servizi privati +3,0
Totale settore privato +4,2
Pubblica amministrazione +1,6
Comparti di contrattazione collettiva +2,0
di cui Ministeri 0,0
Regioni e autonomie locali +3,3
Servizio Sanitario Nazionale +1,3
Scuola +1,2
Forze dell’ordine 0,0
Militari – Difesa 0,0
Attività dei vigili del fuoco 0,0
Indice generale +3,6

Rinnovi contrattuali

L’Istat evidenzia poi come permangano delle forti differenze in materia di rinnovi contrattuali: nel settore privato meno di un lavoratore su cinque aspetta un nuovo contratto. Nella pubblica amministrazione, invece, l’attesa del rinnovo contrattuale è praticamente la norma: “Nella pubblica amministrazione, la crescita retributiva risulta invece in rallentamento ed è sostenuta esclusivamente dall’erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale ai dipendenti delle Amministrazioni non statali”, scrivono gli esperti dell’Istat. L’aumento retributivo, viene dunque specificato, va di pari passo al rinnovo dei contratti collettivi. Sul fronte delle tempistiche, l’Istat evidenzia come il tempo medio di attesa di rinnovo a giugno 2024 sia pari a 27,3 mesi (era 29,2 a giugno 2023) per i lavoratori con contratto scaduto e a 9,8 mesi se calcolato sul totale dei dipendenti (era 15,4 a giugno 2023).