Rischio default per 470 Comuni italiani, in crisi anche Napoli e Catania: il report

213 Comuni italiani sono in default conclamato mentre altri 257 sono in pre-dissesto. Le amministrazioni non riescono a far pagare multe e imposte e i conti vanno in rosso

Foto di Mauro Di Gregorio

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

470 Comuni italiani sono in crisi e per 213 di essi è attiva una procedura di dissesto. Ad affrontare difficoltà economiche sono soprattutto quelli del Mezzogiorno, fra i quali spicca il caso di Catania. È il dato che emerge da una ricerca della Fondazione Nazionale dei Commercialisti. La maggiore criticità si riscontra nella capacità di riscossione degli enti. Traduzione: i Comuni non riescono a far pagare multe e imposte e tale difficoltà pesa sui bilanci.

Il caso di Catania

La crisi dei conti travolge anche i piccoli centri: il 45% delle 213 amministrazioni comunali in dissesto finanziario ha meno di 5.000 abitanti. Il resto dei comuni in dissesto ha fino a 100.000 abitanti. L’unico capoluogo di provincia in dissesto conclamato è Catania. Ma anche altre municipalità affrontano gravi problematiche: fra di esse si contano Torino, Napoli, Reggio Calabria, Messina e Palermo.

Poi c’è il caso della Capitale: Roma ha circa 3 miliardi di entrate accertate e non riscosse.

Questa la distribuzione percentuale dei dissesti aperti, arrotondata per difetto:

  • Sicilia – 69 dissesti (pari al 32% del totale);
  • Calabria – 52 dissesti (24%);
  • Campania – 47 dissesti (22%);
  • Lazio – 15 dissesti (7%);
  • Puglia – 8 dissesti  (4%);
  • Abruzzo – 7 dissesti (3%);
  • Lombardia – 4 dissesti (2%);
  • Basilicata – 3 dissesti (1%);
  • Piemonte – 3 dissesti  (1%);
  • Molise – 2 dissesti (1%);
  • Liguria – 1 dissesto (0%);
  • Marche – 1 dissesto (0%);
  • Toscana – 1 dissesto (0%).

Il report dei commercialisti evidenzia come negli ultimi 6 anni si sia verificato un incremento nei casi di default comunali, con un’unica pausa nel biennio 2020-2021 in cui la pandemia ha colpito duro. In quell’arco temporale i Comuni hanno potuto respirare grazie all’afflusso straordinario di entrate statali. Ma terminata la pioggia di emolumenti è tornata la difficoltà a far quadrare i conti.

Comuni in pre-dissesto

I Comuni in pre-dissesto sono 257 e anche in questo caso circa la metà della lista è costituita da piccole amministrazioni, in particolare del Mezzogiorno, che non arrivano ai 5.000 abitanti. Un 46% dei casi è poi rappresentato da paesi e città fra i 5.000 e i 100.000 residenti.

Il nodo delle riscossioni

Tutto si gioca sulla capacità delle amministrazioni comunali di far pagare multe e imposte, che anno dopo anno si ingigantiscono generando interessi che esistono solo sulla carta. L’incapacità esattoriale è direttamente proporzionale al rischio che i conti vadano in rosso. I picchi si registrano, nuovamente, al Sud.

Più controlli e nuovi strumenti

“La normativa attuale è inadeguata. Con il disegno di legge sulla revisione delle leggi sull’ordinamento degli enti locali vanno rafforzati i controlli nei Comuni sotto i 15.000 abitanti e gli strumenti per l’emersione tempestiva delle situazioni di squilibrio”. Così sostiene il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio.

Il report completo è disponibile sul sito fondazionenazionalecommercialisti.it. Il percorso: Home Page > Documenti e Notizie > Documenti di Ricerca > Lo stato di crisi degli enti locali: evoluzione e prospettive.

Tagli in vista dal Governo

Per i Comuni italiani le prospettive all’orizzonte non sono rosee: l’ultima Manovra del governo Meloni ha previsto tagli alla spesa dal 2024 fino al 2028. Saranno tagliati 250 milioni di euro l’anno per un totale di 1,25 miliardi. Saranno maggiormente penalizzati quei Comuni che hanno ottenuto più fondi dal Pnrr.