Cambiano le epoche, i governi e i fattori interni ed esterni, ma il risultato è sempre lo stesso: il debito pubblico italiano, letteralmente esploso dagli anni ’80 in poi, non diminuisce e anzi aumenta, facendo segnare la nuova cifra record di 2.772 miliardi, segnando una crescita di 21,6 miliardi rispetto al mese precedente. Lo comunica l’Istituto di Via Nazionale, che ha pubblicato stamattina il supplemento “Fabbisogno e Debito”.
Fabbisogno e debito pubblico
L’aumento del debito pubblico, si apprende dal rapporto – è stato causato dalla crescita del fabbisogno (di 12,9 miliardi) e dall’incremento delle disponibilità liquide del Tesoro (per 8,6 miliardi). Ha inoltre contribuito all’aumento l’effetto complessivo di scarti e premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (0,1 miliardi).
L’aumento del debito ha riguardato le amministrazioni centrali, mentre quello delle amministrazioni locali è pressoché invariato.
Secondo quanto comunicato dal MEF a inizio marzo, la stima del fabbisogno di febbraio risentiva del “calo degli incassi” fiscali connesso sia alle maggiori compensazioni per agevolazioni, sia alla flessione dei versamenti per le imposte sostitutive sui redditi da capitale e sulle plusvalenze e sul valore attivo dei fondi pensione” e dell’aumento dei pagamenti connesso all’erogazione dell’assegno unico ed alla rivalutazione delle pensioni, e ai maggiori esborsi delle Amministrazioni Centrali, cui ha contribuito il trasferimento alla CSEA per il contenimento dei prezzi nel settore elettrico e del gas previsto dall’ultima legge di bilancio e il trasferimento a INVITALIA per l’erogazione del prestito ponte alle Acciaierie Italia S.p.A. (ex ILVA).
Calano le entrate tributarie
Bakitalia conferma che le entrate tributarie a febbraio sono state pari a 34,9 miliardi, in calo del 3% (1,1 miliardi) rispetto allo stesso mese del 2022 e che , nel primo bimestre dell’anno, le entrate tributarie sono state pari a 79,1 miliardi, in aumento del 4,5% (3,4 miliardi) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.