Rimini è la città più cara d’Italia, 771 euro in più per la spesa

A luglio 2025 l’inflazione resta a 1,7%. Rimini è la città più cara d'Italia, come anche tante città del Nord. Aumenti per il carrello della spesa

Foto di Giorgio Pirani

Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato:

L’Istat ha pubblicato i dati sull’inflazione di luglio, che sono stati utilizzati dall’Unione Nazionale Consumatori per stilare la classifica delle città italiane con l’aumento più significativo del costo della vita. La lista include sia i capoluoghi di regione e i comuni con più di 150mila abitanti, sia tutte le altre città prese in considerazione.

Le città più care

In testa alla graduatoria Rimini, dove l’inflazione tendenziale pari a +2,8%, la più alta d’Italia, si traduce anche nella maggior spesa aggiuntiva su base annua, equivalente a 771 euro per una famiglia media.

Medaglia d’argento per Bolzano che, con +2,2% su luglio 2024, ha un incremento di spesa annuo pari a 730 euro a famiglia. Sul gradino più basso del podio Belluno, terza sia per inflazione, con +2,6%, che per spesa supplementare, pari a 678 euro annui per una famiglia tipo.

Al quarto posto Pistoia che, con un’inflazione del 2,4%, la quarta più alta del Paese, registra una stangata pari a 649 euro. Seguono Padova (+2,3%, +634 euro), Arezzo (+2,3% e +622 euro), al settimo posto Trieste (+2,1%, +590 euro), poi Verona (+2%, +551 euro). Chiudono la top ten, con 541 euro, Lucca e Siena, entrambe con un’inflazione del 2%. Cosenza, che ha la seconda maggior inflazione, +2,7%, si colloca “solo” al 13° posto con +525 euro.

  • Rimini (771 euro);
  • Bolzano (730);
  • Belluno (678);
  • Pistoia (649);
  • Padova (634);
  • Arezzo (622);
  • Trieste (590);
  • Verona (551);
  • Lucca (541);
  • Siena (541).

Sull’altro fronte della classifica, la città più virtuosa d’Italia è Pisa, dove con +0,6%, l’inflazione più bassa d’Italia, si ha un aumento annuo di 162 euro. Al secondo posto Campobasso, +0,7% e un costo della vita di 165 euro. Medaglia di bronzo per Benevento (+0,8% e +177 euro).

Seguono, nella classifica delle città risparmiose, Sassari (+0,9%, + 179 euro), Aosta (+0,7%, +194 euro), Brindisi (1%, +197 euro), al settimo posto Trapani (+0,9%, +208 euro), poi Reggio Emilia (+0,8%, +220 euro) e Caserta (+1%, +221 euro). Chiude la top ten delle migliori, con 233 euro, Catanzaro (+1,2%).

Le regioni più care

In testa alla classifica delle regioni più “costose”, con un’inflazione annua a +1,9%, il Trentino-Alto Adige che registra a famiglia un aggravio medio pari a 587 euro su base annua. Segue il Veneto (+2%, +537 euro) e al terzo posto il Friuli-Venezia Giulia con +493 euro e un’inflazione dell’1,8%. La Puglia è la regione con la maggiore inflazione d’Italia, +2,2% (+419 euro), seguita dalla Calabria con +2,1% (+393 euro).

La regione più risparmiosa è il Molise: +0,8% e +189 euro. In seconda posizione la Valle d’Aosta (+0,7%, +194 euro), in terza la Sardegna (+1,4%, +269 euro).

  • Trentino Alto Adige (587 euro);
  • Veneto (537 euro);
  • Friuli-Venezia Giulia (493 euro);
  • Lazio (456 euro);
  • Liguria (432 euro);
  • Toscana (421 euro);
  • Puglia (419 euro);
  • Emilia-Romagna (402 euro);
  • Umbria (395 euro);
  • Calabria (393 euro);
  • Campania (385 euro);
  • Lombardia (384 euro);
  • Marche (367 euro);
  • Piemonte (366 euro);
  • Abruzzo (334 euro);
  • Sicilia (314 euro);
  • Basilicata (299 euro);
  • Sardegna (269 euro);
  • Valle d’Aosta (194 euro);
  • Molise (189 euro).

Dove si registrano i rincari

A luglio 2025 l’inflazione è stabile all’1,7%, per effetto di dinamiche opposte dei prezzi dei diversi aggregati. Tra i beni, si accentua la flessione tendenziale dei prezzi degli energetici (-3,4% da -2,1% di giugno) e accelerano quelli nel settore alimentare (+3,7% da +3,3%).

Analizzando i dati, sono in rallentamento su base tendenziale:

  • i prezzi delle abitazioni, acqua, elettricità e combustibili (da +2,4% a +0,6%);
  • servizi ricettivi e di ristorazione (da +3,6% a +2,9%);
  • comunicazioni (che ampliano la flessione da -4,3% a -4,8%).

Accelerano invece i prezzi di altri beni e servizi (da +2,6% a +3,2%) e prodotti alimentari e bevande analcoliche (da +3,5% a +3,9%). Guardando invece l’andamento mensile, i settori che registrano un’inflazione superiore all’indice generale sono:

  • pacchetti vacanza nazionali: +16,1%;
  • villaggi vacanze, campeggi, ostelli della gioventù e simili: +15,7%;
  • voli intercontinentali: +14,3%;
  • servizi di rilegatura testi ed e-book download: +10,3%;
  • stabilimenti balneari, piscine, palestre, ingresso in discoteca: +7,3%.

Si conferma quindi una stangata sulle vacanze estive degli italiani, con tutte le voci legate a viaggi e turismo che segnano fortissimi rincari rispetto allo scorso anno.