Negli ultimi giorni si è scatenata una vera e propria tempesta social che ha colpito uno dei marchi di moda più noti al mondo: Balenciaga. Il brand spagnolo è finito nel mirino degli utenti a causa della sua discussa campagna pubblicitaria, con molti che hanno gridato addirittura allo “scandalo”. Al punto che sono stati in centinaia a postare foto e video mentre gettavano nell’immondizia e perfino rovinavano accessori e capi firmati Balenciaga.
La pubblicità di Balenciaga: cosa è successo
Al centro delle polemiche per la campagna natalizia denominata “Gift Shop”, che ha rappresentato bambini con peluche e oggetti bondage. L’opinione di molti si è dipanata su toni molto gravi, con l’azienda accusata di aver “sfruttato sessualmente le immagini dei minori”. Le foto, pubblicate il 15 novembre, sono state definite “disturbanti e pericolose” e al limite della pedopornografia. Una bufera d’indignazione alla quale si è sottratta perfino Kim Kardashian, musa del direttore creativo Demna Gvasalia e ambassador del brand, prendendo le distanze dalla campagna.
Quest’ultima è stata ideata per promuovere la linea di regali natalizi del brand, tramite gli scatti del fotografo Gabriele Galimberti, premiato con il World Press Photo nel 2021. Una scelta precisa, perché l’artista è noto per l’abitudine di ritrarre le persone circondate da oggetti che li rappresentano. Il principio alla base della campagna “Gift Shop” si muove sullo stesso terreno: si vedono dei bambini che giocano in salotto, nella cornice di arredamento “Objects” firmata Balenciaga. Tra gli oggetti però spuntano anche elementi giudicati inopportuni come calici di vino e oggetti associati al bondage: collari, cinghie e orsacchiotti fetish distrutti. Questi ultimi costituivano le borse già ammirate nella sfilata della primavera 2023 a Parigi. Il richiamo è risultato però indigesto al pubblico: gli occhi degli orsetti erano neri e il corpo era accessoriato con top a rete e rifiniture in cuoio.
Anche un’altra campagna nel mirino
Anche la citata linea primaverile, ripresa dalla campagna “Garde-Robe 2023”, è finita nel vortice delle polemiche. Le nuove foto hanno seguito a ruota nei giorni seguenti le già discusse immagini “Gift Shop”. Lo scenario pubblicitario stavolta è un ufficio di Manhattan, con top model del calibro di Bella Hadid e Isabelle Huppert. In una delle fotografie prese di mira si vede una borsa poggiata su una pila di fogli e documenti; uno di questi riporta il testo di una sentenza della Corte suprema statunitense del 2008, intitolata “United States v. Williams”, in cui si sottolinea che il materiale pedopornografico è illegale e non è protetto dal diritto alla libertà d’espressione.
La replica di Balenciaga
La risposta di Balenciaga non è arrivata subito, ma a distanza di qualche giorno. Il comunicato del brand proprietà di Kering, il gruppo francese del lusso che possiede anche Gucci e Saint Laurent, è stato pubblicato il 24 novembre con tanto di scuse e la promessa di rimuovere la campagna natalizia dai social. “Ci scusiamo sinceramente per qualsiasi offesa che la nostra campagna per le vacanze possa aver causato. Le nostre borse di peluche non avrebbero dovuto essere presenti con i bambini in questa campagna. Abbiamo immediatamente rimosso la campagna da tutte le piattaforme”, si legge nel comunicato diramato tramite Instagram. Anche il direttore creativo, Demna Gvasalia, si è scusato parlando di “scelte artistiche sbagliate”.
Appena 24 ore dopo, Balenciaga ha annunciato una causa da 25 milioni di dollari a New York contro la società di produzione North Six e lo scenografo Nicholas Des Jardins, responsabili del progetto del set per la campagna “Garde-Robe”. Nei documenti si parla di “atti e omissioni inspiegabili” da parte di produttori e scenografo, giudicati “malevoli o, perlomeno, straordinariamente sconsiderati”. In altre parole, secondo Balenciaga i documenti sulla pornografia infantile sono stati inseriti nelle fotografie della campagna a sua insaputa. “Tutti gli elementi inclusi nello shooting sono stati portati da terze parti che hanno confermato per iscritto che si trattava di falsi documenti da ufficio. Si sono poi rivelati essere veri documenti legali, probabilmente derivanti dal set di una serie tv. Prendiamo piena responsabilità per la nostra mancanza di controllo e avremmo potuto fare le cose diversamente”.