L’avviso della Bce: “Ora dovete avere contanti in casa”. Quanto prelevare

La BCE sottolinea il ruolo essenziale del contante nelle emergenze: ogni famiglia dovrebbe conservare banconote per 72 ore di bisogni essenziali

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

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In un’epoca di pagamenti digitali, la Banca Centrale Europea (Bce) ribadisce l’importanza del denaro contante, definendolo uno strumento vitale per la resilienza durante le emergenze.

Il monito arriva da un articolo dal titolo emblematico, “Keep calm and carry cash” (Mantieni la calma e porta con te il contante), pubblicato nel bollettino economico dell’Istituto di Francoforte. La BCE descrive le banconote come “una componente essenziale della preparazione nazionale alle crisi”, sottolineando come servano non solo ai bisogni individuali ma contribuiscano anche a “una più ampia resilienza di carattere sistemico”.

Ma cosa significa nella pratica? Per la Banca Centrale, ogni famiglia dovrebbe conservare in casa una scorta di contanti “sufficiente a coprire i bisogni essenziali per circa 72 ore”. Lo studio indica persino una cifra orientativa, suggerendo di tenere da parte tra i 70 e i 100 euro per ogni membro del nucleo familiare.

Quella della Bce non è una posizione isolata. Anzi, la stessa raccomandazione è già stata diffusa da diversi governi europei, dai Paesi Bassi alla Finlandia, fino all’Austria, a conferma di una strategia condivisa per affrontare blackout elettrici o interruzioni delle reti digitali. Un promemoria che, in un mondo sempre più virtuale, il valore tangibile del contante rimane insostituibile.

Gli esempi negli anni

Lo studio della Bce non si limita a una raccomandazione, ma la basa sull’analisi di crisi recenti: dalla pandemia all’invasione russa dell’Ucraina, fino alla crisi del debito greco e al blackout iberico dell’aprile 2025. In tutte queste emergenze, il documento attribuisce a banche centrali e settore privato il compito cruciale di “assicurare un approvvigionamento robusto di contante”.

Il motivo è chiaro: il contante è definito come “l’unica passività di banca centrale direttamente disponibile a tutti”, un pilastro non solo per le transazioni quotidiane ma soprattutto per la stabilità economica e la fiducia del pubblico.

Lo studio pubblicato dalla Bce ha evidenziato come la domanda di contante subisca delle impennate quando la stabilità (economica, politica o sociale) di un Paese viene minacciata, a prescindere dalla natura della crisi, dalla sua ampiezza geografica o dal grado di digitalizzazione. A fine 2020, in pieno periodo Covid, l’emissione netta di banconote nell’area euro era salita a +140 miliardi. Un fenomeno analogo si è verificato con la guerra in Ucraina: nei Paesi confinanti, l’emissione giornaliera è cresciuta del 36%, raggiungendo un picco di 80 milioni di euro in una sola giornata alla fine di febbraio 2022.

La Bce vuole tenere il contante, nonostante l’euro digitale

In definitiva, la posizione della Bce è chiara: il contante non è un retaggio del passato, ma una componente essenziale per il sistema. La sua natura universale, tangibile e indipendente dalla tecnologia lo rende una “assicurazione a basso costo” per la società. Come sottolineato, il suo ruolo diventa cruciale nelle crisi, fungendo da pilastro di stabilità e fiducia quando altre forme di pagamento potrebbero vacillare.

Nei mesi scorsi si era parlato molto dell’euro digitale, alimentando dubbi sulla fine delle banconote. Ciò non sarà così, ma anzi ma ne integra la funzione, creando un ecosistema di pagamenti più robusto. Come ha dichiarato Piero Cipollone, ex membro del comitato esecutivo Bce:

Il contante rimarrà di grande importanza e coesisterà con altri mezzi di pagamento. Soprattutto in tempi di crisi, [esso] può soddisfare esigenze critiche del pubblico che le alternative non possono sostituire completamente. In breve: il contante è qui per restare.