Zara è senza ombra di dubbio uno dei marchi di moda più noti su scala globale. Un progetto ambizioso e di enorme successo, in grado di raggiungere i livelli delle grandi maison d’alta moda, in termini di distribuzione e vendite, nel giro di pochi anni.
Un vero trionfo, quello firmato da Amancio Ortega, che di fatto ha rivoluzionato il fashion system con la sua visione imprenditoriale. Il mondo della moda vanta numerosi snodi cruciali e, senza dubbio, la nascita di Zara, che ha comportato l’avvio di una ramificazione parallela in quest’ambito, è tra questi.
La nascita di Zara
Se si parla di Amancio Ortega, si fa riferimento a uno dei fondatori del fenomeno del fast fashion. La sua creatura, Zara, è il compimento di un progetto nato a 14 anni. Al tempo era fattorino presso una sartoria e la passione per la moda ebbe inizio.
Studiando e mettendo da parte i soldi, nel 1963 ha aperto a La Coruna un negozio d’abbigliamento. È tutto partito da lì e il nome scelto era Zorba (in onore del film Zorba il greco). Costretto a cambiare nome, a causa di un esercizio commerciale chiamato alla stessa maniera nelle vicinanze, ha poi scelto Zara, considerato più orecchiabile.
Per quanto sorprendente, considerando il trionfale successivo che tutti conosciamo, il negozio ha avuto vita breve, chiudendo poco più di 10 anni dopo, nel 1975. Ciò non ha spinto Ortega ad arrendersi, anzi. Ha lavorato in maniera attenta e differente, scegliendo con estrema cura la location dei suoi punti vendita. Ha di fatto ragionato sui potenziali clienti dei suoi prodotti, gettando le basi per una strategia commerciale vincente e tremendamente moderna.
Zara ha cambiato le regole
Amancio Ortega ha studiato attentamente i grandi marchi della moda, rubando il possibile adattandolo per un grande pubblico. Ispirato da stilisti italiani, francesi e statunitensi, è rimasto al passo con i tempi e le ultime tendenza, garantendo buona qualità e prezzi contenuti.
Tutti vogliono essere alla moda ma in pochi hanno le tasche abbastanza profonde da potersi permettere certe firme. Rendersi conto di questo vuoto di mercato da riempire ha rappresentato la svolta.
Come detto, però, l’esplosione di Zara sul mercato ha rappresentato una rivoluzione dello stesso, ed ecco come. Per la prima volta l’accento è stato posto sul modo di vendere, più che sul modo di vestire. Il ricambio è costante, tenendo prezzi relativamente bassi, proseguendo nel seguire le ultime mode del momento. Di fatto il brand è frenetico, da questo punto di vista, e non può permettersi pause.
Si invoglia inoltre il cliente a fare lo stesso, ovvero a vivere l’acquisto quasi in maniera ansiosa, dunque a spendere per timore di non ritrovare quel dato capo. I negozi infatti espongono quasi tutta la merce, tenendo ben poco in magazzino. Un prodotto può dunque andare rapidamente sold out: meglio affrettarsi.
Altra rivoluzione si lega al concetto di stagionalità. Prima si parlava di Primavera/Estate e Autunno/Inverno. Il marchio spagnolo ha invece interrotto questa rigidità, con un’offerta basata sulla mezza stagione e un ricambio settimanale. Ciò comporta, ad esempio, un annuncio della collezione a settembre non completa.
Si passa infine alla pubblicità, con Zara che ignora spot televisivi e radiofonici. Appare invece online, su riviste specifiche di settore e con cartellonistica nelle principali città. Fa inoltre grande leva sui singoli negozi, strumento cardine per la pubblicità del brand, oltre che sul passaparola. Ognuno di questi elementi ha contribuito a fare del “andare da Zara” un’attività integrata nella mensilità di chiunque (quasi).