I prodotti tessili venduti nell’Ue dovrebbero essere più durevoli, più facili da riutilizzare, riparare e riciclare, realizzati in gran parte con fibre riciclate e privi di sostanze pericolose e dovrebbero essere prodotti nel rispetto dei diritti umani, sociali e del lavoro, dell’ambiente e del benessere degli animali lungo tutta la loro catena di approvvigionamento.
La produzione e il consumo di prodotti tessili continuano ad aumentare, così come il loro impatto sul clima, sul consumo di acqua e di energia e sull’ambiente.
Il 30 marzo 2022 la Commissione ha presentato la strategia dell’Ue per i tessili sostenibili e circolari per affrontare l’intero ciclo di vita dei prodotti tessili e proporre azioni per modificare il modo in cui produciamo e consumiamo i tessili, con l’obiettivo di attuare gli impegni del Green Deal europeo, del nuovo piano d’azione per l’economia circolare e della strategia industriale per il settore tessile.
Indice
La strategia dell’Ue per i tessili sostenibili e circolari
Prima di verificare il contenuto delle raccomandazioni adottate dal Palamento europeo è opportuno soffermarsi sulla strategia dell’Ue per i tessili.
Il consumo di capi di abbigliamento e calzature dovrebbe aumentare del 63 % entro il 2030, passando dagli attuali 62 milioni di tonnellate a 102 milioni di tonnellate.
Nell’Unione europea il consumo di prodotti tessili, per la maggior parte importati, rappresenta attualmente in media il quarto maggiore impatto negativo sull’ambiente e sui cambiamenti climatici e il terzo per quanto riguarda l’uso dell’acqua e del suolo dalla prospettiva globale del ciclo di vita.
Ogni anno nell’Ue vengono buttati via circa 5,8 milioni di tonnellate di prodotti tessili, ossia circa 11 kg a persona e, a livello mondiale, ogni secondo l’equivalente di un camion carico di materiali tessili è collocato in discarica o incenerito. L’abbigliamento rappresenta la quota maggiore del consumo di prodotti tessili dell’Ue, ovvero pari all’81%.
Cos’è il fenomeno della fast fashion
La tendenza a utilizzare capi di abbigliamento per periodi sempre più brevi prima di buttarli via è la prima causa di modelli insostenibili di sovrapproduzione e di consumo eccessivo.
Questa tendenza, nota come fast fashion o “moda rapida” spinge i consumatori a comprare capi di abbigliamento di qualità inferiore e prezzi più bassi, prodotti rapidamente in risposta alla moda del momento.
La domanda crescente di prodotti tessili alimenta l’uso inefficiente di risorse non rinnovabili, compresa la produzione di fibre sintetiche a partire da combustibili fossili.Questi impatti negativi nascono da un modello lineare caratterizzato da tassi ridotti di utilizzo, riutilizzo, riparazione e riciclaggio fibre-to-fibre (a ciclo chiuso) dei tessili e che spesso non considera la qualità, la durabilità e la riciclabilità delle priorità nella progettazione e la confezione dei capi di abbigliamento.
Le conseguenze negative
La dispersione di microplastiche dai tessili sintetici e dalle calzature durante tutte le fasi del loro ciclo di vita incrementa ulteriormente l’impatto ambientale del settore. La supply chain mondiale dei prodotti tessili è complessa e diversificata e deve fare i conti anche con delle sfide sociali dovute in parte alle pressioni volte a ridurre al minimo i costi di produzione in modo da soddisfare la domanda di prodotti a prezzi accessibili da parte dei consumatori.
Il lavoro minorile nell’industria dell’abbigliamento desta gravi preoccupazioni. Nella manodopera a bassa retribuzione e non qualificata del settore tessile le donne sono la maggioranza. Incidere sulla sostenibilità della catena di approvvigionamento vuol dire anche focalizzare l’attenzione sulla dimensione della parità di genere.
Come si muove la Ue per rafforzare lo sviluppo sostenibile
Di fronte a questo quadro dai contorni offuscati, l’Ue cerca di rafforzare le catene del valore mondiali, contribuendo in tal modo agli obiettivi di sviluppo sostenibile. Nell’Unione il settore tessile e dell’abbigliamento è importante sul piano economico e può svolgere un ruolo determinante nell’economia circolare.
La pandemia di COVID-19 e l’aggressione militare russa nei confronti dell’Ucraina, senza contare l’agguerrita concorrenza del mercato, hanno evidenziato tutte le vulnerabilità delle catene di approvvigionamento globali, con perturbazioni delle catene del valore e aumenti dei prezzi, che stanno creando notevoli problemi per le imprese mettendo molto spesso in dubbio la loro sopravvivenza a lungo termine.
Il settore tessile è costituito principalmente da Pmi, che devono occuparsi di rafforzare la propria resilienza, in particolare in termini di approvvigionamento energetico e di materie prime, attingere a nuovi mercati per prodotti più sostenibili e divenire più attrattive per una manodopera qualificata e di talento.
Se l’Europa è sempre stata e dovrebbe continuare a essere la culla di marche innovative, della creatività, del know-how e di prodotti di qualità, è altrettanto vero che numerose appaiono le sfide e le opportunità che si presentano e che richiedono soluzioni più sistemiche, in linea con l’ambizione del Green Deal europeo di rendere la crescita sostenibile, climaticamente neutra, efficiente sotto il profilo energetico e delle risorse e rispettosa della natura, fondata su un’economia pulita e circolare
Il lavoro già svolto e i piani di azione a garanzia della transizione verde e digitale, a risposta delle sfide sociali e nel rispetto degli obblighi di sostenibilità, colloca l’Ue in una posizione privilegiata per diventare precursore mondiale in materia di catene del valore tessili sostenibili e circolari e di soluzioni tecnologiche e modelli imprenditoriali innovativi.
Questo posizionamento a livello globale sarebbe un chiaro e positivo esempio per ridurre l’impronta ambientale dei prodotti tessili nel loro ciclo di vita, aumentare la resilienza e la competitività del settore, migliorare le condizioni di lavoro nel rispetto delle norme internazionali in materia e garantire che il valore dei prodotti tessili sia mantenuto nell’economia il più a lungo possibile, riducendo la dipendenza dalle materie prime vergini.
Prolungare la vita dei prodotti tessili
La progettazione dei prodotti svolge un ruolo fondamentale. I difetti di qualità, come la solidità del colore, la resistenza alla lacerazione o la qualità delle cerniere e delle cuciture, sono tra i principali motivi che spingono i consumatori a disfarsi dei prodotti tessili.
Una maggiore durabilità consentirà ai consumatori di utilizzare i capi di abbigliamento più a lungo favorendo nel contempo modelli commerciali circolari quali il riutilizzo, il noleggio e la riparazione, i servizi di ritiro e il commercio al dettaglio di seconda mano, creando nel contempo opportunità di risparmio per i cittadini.
Tra gli altri aspetti rilevanti di cui è necessario tener conto nella progettazione e che incidono sulle prestazioni ambientali dei tessili figura la composizione dei materiali, comprese le fibre utilizzate e il loro mix o la presenza di sostanze chimiche che destano preoccupazione e che ostacolano il riciclaggio dei rifiuti tessili, di cui meno dell’1 % viene riutilizzato in nuovi prodotti tessili a livello mondiale.
Le fibre sono spesso mischiate con altre il che rende il riciclaggio più difficile a causa della scarsa disponibilità di tecnologie che separano i rifiuti tessili per fibra. L’elastano, che spesso viene aggiunto per aumentare le funzionalità dei tessuti, può agire come contaminante in quasi tutte le
tecnologie di riciclaggio delle fibre tessili, incidendo sulla fattibilità economica e sui costi ambientali del processo di riciclaggio. Per quanto riguarda il riciclaggio termomeccanico, anche la mischia di diversi tipi di poliestere può incidere negativamente sul trattamento dei rifiuti tessili e sulla qualità dei prodotti del riciclaggio.
Nelle fabbriche, il 25-40 % di tutti i tessuti utilizzati diventano cascami o rifiuti. Circa il 20 % dei tessili usati raccolti separatamente in Europa è trasformato in materiali di valore inferiore (downcycled) per essere utilizzato come panni per la pulizia industriale o altre applicazioni, mentre il resto va perduto.
Le tecnologie avanzate di riciclaggio devono essere ulteriormente sviluppate, ma il miglioramento della progettazione dei prodotti è il primo passo da compiere per far fronte alle sfide tecniche.
I sistemi volontari messi a punto dalla Commissione, come i criteri di assegnazione dell’Ecolabel Ue per i prodotti tessili e i criteri dell’Ue per gli appalti pubblici verdi relativi ai prodotti e ai servizi tessili, contengono già prescrizioni relative agli aspetti ambientali dei prodotti tessili. Comprendono, tra l’altro, criteri dettagliati per prodotti di buona qualità e durevoli, restrizioni applicabili alle sostanze chimiche pericolose, nonché prescrizioni per l’approvvigionamento ecosostenibile di fibre tessili. I lavori sull’impronta ambientale dei capi di abbigliamento e delle calzature, cui partecipano anche i rappresentanti dell’industria tessile, dovrebbero concludersi entro il 2024.
La presenza di sostanze pericolose nei prodotti tessili immessi sul mercato dell’Ue, circa 60 delle quali sono considerate cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione, desta forti preoccupazioni che la Commissione sta affrontando nell’ambito del regolamento REACH22. L’inquinamento da microplastiche è ormai diffuso nell’ambiente naturale, anche quello marino, ed è fonte di gravi e crescenti preoccupazioni. Una delle principali fonti di rilascio involontario di microplastiche è attribuibile ai tessuti sintetici.
Si stima che circa il 60 % delle fibre utilizzate nell’abbigliamento siano sintetiche, prevalentemente poliestere e questa percentuale è in aumento.
Poiché la quantità massima di microplastiche è rilasciata nel corso dei primi 5-10 lavaggi, la moda rapida, associata al crescente uso di fibre sintetiche di origine fossile, ha un impatto significativo sull’inquinamento da microplastiche. Ogni anno vengono rilasciate fino a 40.000 tonnellate di fibre sintetiche solo negli effluenti delle lavatrici.
E’ importante, quindi, agire, oltre che sulla progettazione dei prodotti, anche sui processi di fabbricazione: il prelavaggio negli impianti industriali di produzione, l’etichettatura e la promozione di materiali innovativi.
Tra le altre possibili opzioni figurano i filtri delle lavatrici, che possono ridurre ben dell’80% il volume rilasciato dal lavaggio, lo sviluppo di detersivi delicati, le linee guida per la cura e il lavaggio, il trattamento dei rifiuti tessili giunti alla fine del ciclo di vita e la regolamentazione per migliorare il trattamento delle acque reflue e dei fanghi di depurazione.
Il passaporto digitale dei prodotti
Informazioni chiare, strutturate e accessibili sulle caratteristiche di sostenibilità ambientale dei prodotti consentono alle imprese e ai consumatori di compiere scelte più adeguate e di migliorare la comunicazione tra gli attori lungo le catene del valore, ivi compresi i produttori e i riciclatori.
Queste informazioni incrementano, inoltre, la visibilità e la credibilità delle imprese e dei prodotti sostenibili. Pertanto, nell’ambito delle misure previste dal nuovo regolamento sulla progettazione ecocompatibile di prodotti sostenibili, verrà introdotto un passaporto digitale dei prodotti per i tessili basato su obblighi di informazione sulla circolarità e altri aspetti ambientali fondamentali.
I consumatori desiderosi di acquistare prodotti più sostenibili sono spesso scoraggiati dall’inaffidabilità delle autodichiarazioni. Da un recente vaglio delle autodichiarazioni ambientali nel settore tessile, dell’abbigliamento e delle calzature è emerso che il 39 % di esse potrebbero essere false o ingannevoli. Le persone possono finire con l’acquistare prodotti meno sostenibili di quanto pensano in quanto le dichiarazioni riguardano determinate caratteristiche dei prodotti tessili che, in realtà, non apportano benefici ambientali significativi.
Contenuto delle raccomandazioni
Il Parlamento europeo ritiene che i prodotti tessili venduti nell’Ue dovrebbero essere più durevoli, più facili da riutilizzare, riparare e riciclare, realizzati in gran parte con fibre riciclate e privi di sostanze pericolose. Essi sottolineano che i tessili dovrebbero essere prodotti nel rispetto dei diritti umani, sociali e del lavoro, dell’ambiente e del benessere degli animali lungo tutta la loro catena di approvvigionamento.
Per far fronte alla sovrapproduzione e al consumo eccessivo di abbigliamento e calzature, la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la tutela dei consumatori del Parlamento europeo ha invitato la Commissione e i paesi del l’Ue ad adottare misure che pongano fine alla “fast fashion”, a partire da una chiara definizione dello stesso termine “elevati volumi di capi di qualità inferiore a bassi livelli di prezzo”. I consumatori dovrebbero essere meglio informati per aiutarli a compiere scelte responsabili e sostenibili, anche attraverso l’introduzione di un “passaporto digitale dei prodotti” nella prossima revisione del regolamento sulla progettazione ecocompatibile.
Vengono indicati, inoltre, obiettivi scientifici ambiziosi per ridurre le emissioni di gas serra nell’intero ciclo di vita del settore tessile. I processi di produzione devono diventare meno dispendiosi in termini di energia e acqua, evitando l’uso e il rilascio di sostanze nocive e riducendo l’impronta di materiali e consumi. Le specifiche per la progettazione ecocompatibile di tutti i prodotti tessili e delle calzature dovrebbero essere adottate in via prioritaria.
Si richiede, inoltre, che la revisione della direttiva quadro sui rifiuti includa obiettivi specifici distinti per la prevenzione, la raccolta, il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti tessili, nonché la graduale eliminazione delle discariche di prodotti tessili.
Si evidenzia, infine, l’importanza:
- dell’inclusione di un divieto esplicito di distruzione di prodotti tessili invenduti e restituiti nelle norme Ue sulla progettazione ecocompatibile;
- di regole chiare per porre fine alle pratiche di greenwashing, attraverso il lavoro legislativo in corso sulla responsabilizzazione dei consumatori nella transizione verde e la regolamentazione delle indicazioni verdi;
- di garantire pratiche commerciali eque ed etiche attraverso l’applicazione degli accordi commerciali dell’Ue;
- del lancio, senza ulteriori ritardi, dell’iniziativa della Commissione per prevenire e ridurre al minimo il rilascio di microplastiche e microfibre nell’ambiente.