La proposta dell’Accordo di Partenariato, del 16 dicembre 2021, è stata approvata dal CIPESS – Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile – con delibera n. 78 del 22 dicembre 2021, dopo l’intesa raggiunta in Conferenza Stato-Regioni e pubblicata in GU serie generale n. 94 del 22 aprile 2022.
Il 17 gennaio 2022, a seguito dell’Intesa raggiunta in Conferenza Unificata il 16 dicembre 2021 e dell’approvazione del CIPESS nella seduta del 22 dicembre 2021 e in conformità agli articoli 10 e seguenti del Regolamento (UE) 2021/1060, recante le disposizioni comuni sui fondi (RDC), il Dipartimento per le politiche di coesione ha trasmesso alla Commissione europea, secondo le modalità richieste per la notifica formale, la proposta di Accordo di Partenariato della politica di coesione europea 2021-2027 dell’Italia.
Con la presentazione dell’Accordo di Partenariato ha preso avvio la fase di negoziato formale in cui la Commissione, entro i successivi 90 giorni, ha potuto formulare osservazioni di cui lo Stato membro deve tener conto nella revisione dell’Accordo. La Commissione ha adottato, mediante un atto di esecuzione, una decisione che ha approvato l’Accordo di Partenariato.
Il 10 giugno 2022 il Dipartimento per le politiche di coesione ha trasmesso alla Commissione europea, secondo le modalità richieste per la notifica formale, la versione rivista, a seguito delle osservazioni della Commissione, della proposta di Accordo di Partenariato della politica di coesione europea 2021-2027 dell’Italia. Per l’entrata in vigore dell’Accordo è necessaria una decisione di esecuzione adottata dalla Commissione.
Firma e adozione dell’Accordo
L’Accordo di partenariato tra Italia e Commissione europea relativo al ciclo di programmazione 2021-2027 è stato approvato con Decisione di esecuzione della CE il 15 luglio 2022.
Il 19 luglio 2022 è stato firmato e adottato l’Accordo di Partenariato 2021-2027
Per il ciclo di Programmazione 2021-2027 l’Italia avrà a disposizione 75,3 miliardi di euro di Fondi Strutturali e di Investimento, tra risorse europee e cofinanziamento nazionale.
Le risorse in arrivo da Bruxelles ammontano a 43,1 miliardi di euro, comprensive le quote desinate al Fondo per la Transizione Giusta (Just Transition Fund – JTF) e alla Cooperazione Territoriale Europea (CTE). Si tratta dell’importo più consistente nel confronto con i cicli precedenti. La quota parte spettante alle Regioni sfiora i 48 miliardi di euro.
Il nuovo ciclo vedrà alcune modifiche nella classificazione delle singole regioni. In particolare sono considerate “in transizione” non solo l’Abruzzo, che si conferma in questa categoria, ma anche Umbria e Marche.
Le regioni “meno sviluppate” sono quelle rimanenti del Mezzogiorno, ovvero Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna, mentre le “più sviluppate” comprendono le regioni del Centro-Nord, con l’esclusione di Umbria e Marche.
Se si esclude la quota riservata alla CTE, le risorse europee e nazionali dei Fondi strutturali si distribuiscono come segue tra le tre aree:
– regioni più sviluppate: 23,882 miliardi di euro;
– regioni in transizione: 3,612 miliardi di euro;
– regioni meno sviluppate: 46,575 miliardi di euro.
La definizione e attuazione degli interventi avverrà nel rispetto del principio e della pratica del partenariato, conformemente al Codice di condotta europeo in materia di partenariato istituito dal Regolamento delegato (UE) n. 240/2014. In continuità con i cicli di programmazione precedenti, l’azione dei fondi promuoverà, anche con supporto dedicato, la partecipazione delle parti sociali e delle organizzazioni della società civile alla definizione e realizzazione di politiche ed interventi
Strategie e obiettivi
La strategia sostenuta dall’Accordo di partenariato 2021-2027, anche in coerenza con le Raccomandazioni specifiche del semestre europeo, indirizza i fondi disponibili perche’ si realizzino interventi rivolti al conseguimento congiunto dei traguardi fissati in sede europea per un’economia climaticamente neutra (Green Deal europeo) e per una società giusta e inclusiva (Social Pillar europeo), nel più ampio contesto di adesione all’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile e in coerenza con le Strategie nazionali e regionali di Sviluppo sostenibile.
L’intervento, quindi, è diretto a contribuire alla necessaria trasformazione verso modelli produttivi totalmente sostenibili e l’utilizzo diffuso delle tecnologie digitali (transizione verde e digitale) in coerenza e a sostegno agli obiettivi di coesione ed equità economica, sociale e territoriale ed implica una attenzione fortemente rivolta a quei territori e contesti sociali piu’ fragili.
Al fine di contribuire agli ambiziosi obiettivi del Green Deal europeo verso un’economia dell’UE climaticamente neutra e circolare entro il 2050, e in linea con i principi di sostenibilità, estetica ed inclusione dell’iniziativa Nuovo Bauhaus Europeo, l’Italia si impegna ad utilizzare i Fondi massimizzandone l’impatto per:
- fornire energia pulita e sicura, a prezzi accessibili;
- accelerare il passaggio a una mobilità sostenibile e intelligente;
- mobilitare l’industria per un’economia pulita e circolare;
- realizzare ristrutturazioni efficienti sotto il profilo energetico;
- ambire ad azzerare l’inquinamento per un ambiente privo di sostanze tossiche;
- preservare e ripristinare gli ecosistemi e la biodiversità;
- rendere le regioni, le città e le infrastrutture nuove o esistenti resilienti agli impatti dei cambiamenti climatici;
- mobilitare la ricerca e promuovere l’innovazione e favorire l’accrescimento delle conoscenze e delle competenze per la sostenibilità;
- sviluppare un’economia blu sostenibile, sostenere la politica comune della pesca dell’UE nel Mar Mediterraneo, la transizione verde/digitale e la resilienza delle comunità delle aree interne, costiere ed insulari nel settore della pesca e dell’acquacoltura.
Considerando che gli obiettivi del Green Deal europeo possono essere conseguiti solo senza lasciare indietro nessuno e in modo equo ed inclusivo, si sosterranno le persone e le comunità più vulnerabili ed esposte agli effetti sociali ed economici della transizione.
Saranno valorizzate, inoltre, le iniziative progettuali di tutela ambientale fondate su strumenti partecipativi (ad es. i Contratti di Fiume o altri strumenti volontari) in quanto in grado di responsabilizzare operatori e comunità locali nella corretta gestione delle risorse naturali.
Laddove nelle politiche di investimento sarà data priorità alle tipologie di intervento che massimizzano il contrasto al cambiamento climatico.
Una specifica attenzione dovrà essere dedicata alla tutela e valorizzazione della biodiversità in continuità e rafforzamentodi quanto programmato e realizzato nel ciclo 2014-2020.
Si terrà in conto il principio “non arrecare un danno significativo” negli investimenti realizzati nell’ambito di tutti gli Obiettivi strategici di policy (OP). Gli interventi dei fondi contribuiranno alla realizzazione del Piano d’azione sul Social Pillar europeo nel rispetto della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e tenendo conto degli indirizzi strategici, obiettivi e suggerimenti operativi delle diverse iniziative definite in sede europea.
Obiettivo strategico di Policy 1 – Un’Europa più intelligente
Le limitate dimensioni delle imprese, la loro scarsa numerosità nei settori knowledge-intensive, le inadeguate competenze, la distanza dai centri gerarchici delle catene del valore, i vincoli finanziari e creditizi, la scarsa efficienza dei servizi disponibili condizionano fortemente la competitività e innovatività dei nostri sistemi produttivi ed economici.
La politica di coesione data l’entità dei fabbisogni, l’estrema diversificazione delle esigenze di innovazione delle imprese e della pubblica amministrazione e le consistenti differenze territoriali concentra interventi e risorse laddove non è possibile fare affidamento solo sulle forze spontanee del mercato e, per far fronte a tali questioni, adotta le modalità attuative più efficaci per assicurare l’addizionalità dei suoi interventi. La programmazione e l’attuazione della politica di coesione promuovono lo sviluppo sostenibile dei territori e favoriscono processi di transizione industriale anche attraverso il JTF.
Ricerca e innovazione (Obiettivo specifico 1.I)
Gli interventi del FESR – Fondo europeo di Sviluppo Regionale – , orientati dalle Strategie di specializzazione intelligente e dalla finalità di ridurre le forti e persistenti divergenze regionali, mirano a rafforzare la ricerca e l’innovazione delle imprese adottando una definizione di innovazione ampia, attenta sia agli aspetti di tipo tecnologico che ai benefici sociali ed economici, e commisurata alla condizione di partenza dei soggetti che la attuano. Diventa prioritario:
- accrescere il numero e le dimensioni delle imprese nei settori ad alta intensità di conoscenza e con il maggiore potenziale di crescita, tra cui le PMI innovative;
- attrarre investimenti dall’estero e/o verso le aree meno sviluppate;
- favorire la nascita di start-up innovative;
- qualificare e attrarre risorse umane.
La politica di coesione può assumere un ruolo di sperimentazione e di indirizzo sostenendo la domanda pubblica di prodotti e servizi innovativi. Tale domanda può consentire di accrescere la competitività del sistema produttivo e, al contempo, di fornire una risposta migliore alle grandi sfide della società, in particolare nei campi della salute, ambiente, energia, mobilità ed inclusione sociale.
Digitalizzazione (Obiettivo specifico 1.II)
La competitività dei territori e la produttività delle imprese non possono prescindere dalla diffusione delle comunicazioni e delle tecnologie digitali, ed in particolare dalla qualità, accessibilità ed efficienza dei servizi digitali pubblici e privati, aspetti per i quali l’Italia mostra un significativo ritardo.
Crescita e competitività delle PMI (Obiettivo specifico 1.III)
Al fine di rafforzare la crescita e la competitività delle PMI e di ridurre i forti divari regionali esistenti, la politica di coesione assegna priorità al sostegno:
- della transizione verso forme di produzione a minore impatto energetico e ambientale, verso l’economia verde, blu e circolare e sostenere l’ambizione d’inquinamento zero del Green Deal europeo;
- degli investimenti che assicurano la valorizzazione economica dei risultati della ricerca o l’adozione di tecnologie che aumentino la produttività;
- dell’internazionalizzazione delle PMI per rafforzarne il posizionamento nelle catene globali del valore;
- della propensione agli investimenti delle PMI con particolare riguardo per le aree in ritardo di sviluppo e i contesti insulari svantaggiati;
- degli investimenti delle imprese, operanti in qualsiasi settore, in grado di promuovere anche la cultura e l’attrattività dei territori;
- dei progetti di innovazione organizzativa in grado promuovere il lavoro di qualità, anche per attrarre e trattenere sul territorio, in particolare nel Mezzogiorno, capitale umano già formato.
Competenze per la transizione industriale (Obiettivo specifico 1.IV)
L’efficace funzionamento dell’intera filiera delle politiche dell’innovazione richiede la formazione e la riqualificazione di competenze per la transizione industriale, la specializzazione intelligente e l’imprenditorialità, che operano all’interno, o a favore, delle imprese. Il FESR sostiene la riqualificazione delle risorse umane delle imprese per permettere loro di acquisire, utilizzare e sfruttare appieno le potenzialità della ricerca e innovazione, di cogliere le sfide e le opportunità della transizione verde e digitale e dello sviluppo tecnologico.
Rafforzare la connettività digitale (Obiettivo specifico 1.V)
La politica di coesione promuove l’accessibilità alle reti digitali per cittadini e imprese quale fattore determinante per la competitività e produttività dei sistemi produttivi, l’efficienza dei mercati e l’inclusione digitale. Al fine di rendere effettivo l’utilizzo dei servizi digitali avanzati da parte di cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni è necessario rafforzare le dotazioni di connettività ad alta capacità del Paese, la cui diffusione capillare consente una possibilità di accesso ai servizi digitali omogenea in tutto il Paese, indipendentemente dalla localizzazione geografica e/o dalla densità insediativa.
Obiettivo strategico di Policy 2 – Un’Europa più verde
Determinanti saranno le attività di formazione e di empowerment della popolazione con azioni di informazione, sensibilizzazione e educazione ambientale.
La sostenibilità ambientale, sociale ed economica della pesca e dell’acquacoltura, saranno perseguite affrontando tre sfide:
- la transizione verde, la transizione digitale e la resilienza del settore – attraverso investimenti per: la pesca sostenibile e la conservazione delle risorse biologiche acquatiche coerentemente con gli obiettivi della Politica Comune della Pesca e della Strategia UE per la biodiversità;
- l’acquacoltura sostenibile (compresa l’algocoltura), la trasformazione e la commercializzazione per un sistema alimentare più sano e sicuro in linea con la strategia UE “Farm to Fork” e la visione a lungo termine per le zone rurali dell’UE, e il piano strategico pluriennale nazionale per l’acquacoltura;
- la governance internazionale degli oceani in sinergia anche con le missioni “Horizon Europe Ocean Missions” per oceani e mari e i loro tre obiettivi di inquinamento zero, ripristino degli ecosistemi e decarbonizzazione.
Viene data priorità ai seguenti obiettivi:
- sostenere la politica di gestione della pesca, compresa la ristrutturazione dei segmenti di flotta con sovraccapacità per far fronte al sovrasfruttamento e conseguire gli obiettivi di Rendimento Massimo Sostenibile;
- sostenere l’adeguamento strutturale del settore della pesca attraverso l’innovazione, la pesca a basso impatto, la selettività degli attrezzi, il miglioramento delle competenze, la diversificazione e la promozione di una pesca costiera sostenibile su piccola scala e il rafforzamento delle organizzazioni dei produttori;
- migliorare inoltre le prestazioni ambientali dei settori dell’acquacoltura e della trsformazione.
Energia (Obiettivi specifici 2.I, 2.II, 2.III)
In coerenza con il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), i principali risultati attesi sono la riduzione dei consumi energetici, l’aumento della quota di energie rinnovabili sui consumi totali e la riduzione delle emissioni di gas climalteranti. Pertanto, saranno sostenuti investimenti di efficientamento energetico, inclusa la domotica, che interesseranno edifici, strutture e impianti pubblici; edilizia residenziale pubblica per combattere la povertà energetica; edifici e impianti produttivi delle imprese; reti di pubblica illuminazione, attraverso strumenti finanziari o modelli di business innovativi, o in strategie territoriali.
Clima e rischi (Obiettivo specifico 2.IV)
L’obiettivo mira a ridurre l’esposizione al rischio della popolazione, delle infrastrutture e delle imprese promuovendo l’adattamento ai cambiamenti climatici, la prevenzione di tutte le tipologie di rischio e l’aumento della resilienza alle catastrofi, e adottando livelli essenziali di sicurezza in coerenza con l’assetto organizzativo del territorio previsto dal Codice di Protezione Civile. Altamente prioritario è il contrasto al dissesto idrogeologico, la messa in sicurezza dei territori montani e delle aree a maggior rischio, che si consegue attraverso la prevenzione di eventi calamitosi e interventi di preparazione a fronteggiare la fase di evento delle calamità e di risposta post-evento.
Biodiversità e inquinamento (Obiettivo specifico 2.VII)
In coerenza con la Strategia UE sulla biodiversità per il 2030 e la Strategia Nazionale per la Biodiversità, il principale risultato atteso è proteggere e ripristinare gli ecosistemi terrestri e marini, finanziando gli interventi di ripristino, valorizzazione e monitoraggio previsti nel Quadro delle azioni prioritarie d’intervento regionali (c.d. PAF), nelle Misure di Conservazione per la Rete Natura 2000, nei Piani dei Parchi e nei Piani d’Azione europei e nazionali per le specie minacciate.
Mobilità di area vasta (Obiettivo specifico 3.II)
Per migliorare l’accessibilità di area vasta saranno potenziate le connessioni su ferro verso i nodi urbani. Verranno anche finanziati gli interventi infrastrutturali, portuali e di digitalizzazione previsti nei piani strategici di sviluppo delle ZES, ovvero negli appropriati strumenti di settore, qualora non inseriti nelle omologhe misure previste dal PNRR. Sarà inoltre possibile sostenere il rinnovo, a basse o zero emissioni, del materiale rotabile regionale circolante su reti fisse, nonché l’elettrificazione e la sicurezza delle linee ferroviarie regionali.
Verranno infine sostenute le aree di interscambio modale nei pressi delle principali stazioni ferroviarie regionali per migliorare l’integrazione fra le diverse modalità di trasporto a livello locale. Sulle infrastrutture aeroportuali regionali esistenti, quali definite all’articolo 2, punto 153, del regolamento (UE) n. 651/2014, gli interventi saranno circoscritti alle finalità di mitigazione del rischio ambientale, ai collegamenti con le città ed al miglioramento della sicurezza nei sistemi di sicurezza e di gestione del traffico aereo risultanti dalla ricerca sulla gestione del traffico aereo nel cielo unico europeo.
Il sostegno all’economia sociale
Il sostegno all’economia sociale è perseguito attraverso specifiche forme di supporto e strumenti finanziari dedicati e disegnati nel rispetto dei peculiari bisogni dei soggetti interessati, incentivando nuove forme di partenariato pubblico-privato, ed è particolarmente favorito nel Mezzogiorno e nei contesti territoriali più fragili.
Sono sostenuti anche interventi per il recupero in forma cooperativa delle imprese in crisi da parte dei dipendenti, sul modello del workers buyout.
Anche l’aumento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro è affrontato integrando azioni diversificate, quali ad esempio: misure di incentivazione alle imprese e di sostegno all’imprenditorialità femminile; specifici strumenti per facilitare l’accesso al credito e ai servizi di conciliazione, anche al fine di incoraggiare un maggiore coinvolgimento degli uomini nei compiti di cura; soluzioni innovative di welfare aziendale; servizi dedicati presso i centri per l’impiego.
La prevenzione e il contrasto della dispersione scolastica e degli insufficienti livelli di competenze di base sono una priorità da affrontare, oltre che con un’attività di orientamento precoce e mirata, in un quadro di lotta alla povertà educativa, con una maggiore attenzione alla crucialità dell’educazione nella fase prescolare, integrando interventi di sistema e di ampliamento e migliore accessibilità dell’offerta, in particolare dei servizi per la fascia di età 0-3 ancora molto carenti nel Mezzogiorno, con misure di inclusione sociale e di contrasto alla povertà infantile.
Inclusione e protezione sociale (Obiettivi Specifici FSE Plus 4.h, 4.i, 4.j, 4.k, 4.l, 4.m e FESR 4.III, 4.IV e 4.V)
Nelle politiche di inclusione e protezione sociale, il risultato atteso da perseguire è il miglioramento dell’accessibilità e della qualità dei servizi ai cittadini, per ridurre diseguaglianze sociali e disparità territoriali dell’offerta, anche tenendo conto di situazioni peculiari di difficoltà di accesso derivanti dalla insularità. Cruciale è il ruolo dei soggetti del Terzo Settore con i quali i servizi territoriali operano in stretto raccordo e le cui attività sono riconosciute e valorizzate, anche attraverso co-programmazione, co-progettazione, specifici accordi di collaborazione, forme innovative di partenariato, strumenti di finanza di impatto e azioni di sostegno e di capacity building.
Gli interventi, inoltre, contribuiscono prioritariamente allo sviluppo e al consolidamento di modelli organizzativi che favoriscano l’integrazione tra assistenza sanitaria e sociale e sostengono la diffusione, in modo particolare nei contesti più deprivati e nelle Aree Interne, di strutture e tecnologie per assistenza domiciliare e servizi territoriali.
Sono inoltre previsti interventi per la qualificazione e il sostegno ai care givers.