Le ultime notizie della Borsa italiana ed internazionale.
La Borsa del 7 marzo, il dietrofront di Trump sui dazi danneggiano i mercati, Milano a -0,48%
Il presidente Usa rinvia di un mese i dazi a Messico e Canada, portando però ulteriore volatilità sui mercati. Attesi per oggi diversi interventi di esponenti di Bce e Fed
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Milano in calo ma sostenuta da Tim ed Hera
Le Borse europee hanno vissuto una giornata all’insegna della volatilità, chiudendo contrastate nell’ultima seduta della settimana. Gli investitori hanno reagito con incertezza alle tensioni sui dazi americani, con il presidente Donald Trump che, dopo aver sospeso le tariffe per Canada e Messico, valuta ora sanzioni contro Mosca fino al raggiungimento di un cessate il fuoco in Ucraina. A pesare sui mercati sono stati anche i dati del mercato del lavoro statunitense di febbraio, inferiori alle attese, con soli 151mila nuovi posti di lavoro creati e un tasso di disoccupazione in aumento al 4,1%.
Milano ha limitato le perdite chiudendo a -0,48%, sostenuta dalla buona performance di Tim (+3,8%) e del comparto energetico, mentre Leonardo ha ceduto il 6,4% nel finale. Il comparto energetico ha chiuso in rialzo, con Hera in testa (+2,91%), seguita da Saipem (+2,65%) ed Eni (+2,42%). Il settore del lusso ha invece sofferto, appesantito dal crollo di Ferragamo (-16,77%) a seguito dei risultati trimestrali, che hanno trascinato al ribasso anche Moncler (-2,09%) e Brunello Cucinelli (-4%). In difficoltà anche i bancari, con Unicredit in calo del 2,25%.
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I titoli del petrolio aiutano Milano
I mercati azionari europei restano in territorio negativo, con il Dax in calo dell'1,61%, il Cac40 dello 0,84%, il Ftse100 dello 0,4% e il Ftse Mib in ribasso dello 0,28% a 38.672 punti. Il comparto petrolifero sostiene parzialmente il listino milanese, bilanciando le perdite dei titoli del lusso e di alcuni bancari.
Nel frattempo, l'economia della zona euro ha registrato una crescita superiore alle attese nell'ultimo trimestre del 2024, con il Pil rivisto al rialzo grazie al contributo dell'Irlanda. Il prodotto interno lordo dell'Eurozona è aumentato dello 0,2% su base trimestrale, superando la stima iniziale dello 0,1%. Tuttavia, i dati per la maggior parte dei Paesi sono rimasti invariati rispetto alle prime rilevazioni, con Germania e Francia che continuano a mostrare una contrazione. Per l'Italia si registra un calo dello 0,4%.
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Via alla creazione di una riserva strategica della criptovaluta (ma il Bitcoin è in calo)
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha firmato un ordine esecutivo per la creazione di una riserva strategica di Bitcoin, un passo che sottolinea l'importanza crescente delle criptovalute nell'agenda economica americana. L'iniziativa è stata definita da David Sacks, consigliere della Casa Bianca per l'intelligenza artificiale e le criptovalute, come "una sorta di Fort Knox digitale", facendo riferimento alla famosa base del Kentucky dove sono conservate le riserve auree degli Stati Uniti.
Nonostante la notizia positiva per il settore delle cripstovalute, la riserva strategica sarà costituita con gli asset già detenuti dal governo, senza nuovi acquisti. Una doccia fredda per il Bitcoin, che è infatti in calo del 2,3% a 88.179 dollari.
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Male il lusso, bene le utilities
Pochi e contenuti i rialzi del giorno a Piazza Affari, che sono registrati da Saipem, che ha guadagnato l'1,39% raggiungendo il valore di 2,01 euro, seguito da Telecom Italia (+0,68% a 0,2668 euro), Terna (+0,58% a 7,666 euro), Eni (+0,44% a 13,274 euro) ed Enel (+0,42% a 6,679 euro).
Maggiori invece i ribassi e che colpiscono principalmente il settore del lusso: Moncler ha perso il 2,56% scendendo a 61,68 euro e in rosso anche Brunello Cucinelli (-2,50% a 113,10 euro). Tra i cali anche Buzzi (-1,60% a 52,35 euro), Campari (-1,47% a 6,28 euro) e Unicredit (-1,39% a 53,82 euro).
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Milano in calo
Apertura stabile per la Borsa di Francoforte, che segna un calo dello 0,96%. Londra apre in discesa con una perdita dello 0,3%, mentre Parigi registra un andamento laterale, perdendo lo 0,42%. La Borsa di Milano inizia la seduta con un segno negativo, in calo dello 0,54%, sotto il segno dell'incertezza.
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Nikkei in rosso a -2,17%
Chiusura in forte calo per la Borsa di Tokyo, influenzata dalla discesa di Wall Street (S&P 500 -1,78% e Nasdaq -2,61%) a causa delle tensioni sui dazi e del rapporto sull'occupazione nel settore privato, che anticipa i dati ufficiali in uscita oggi.
L'indice Nikkei ha perso il 2,17%, chiudendo a 36.887,17 punti, mentre il Topix è scivolato dell'1,56% a 2708,59 punti. Con questa flessione, il Nikkei scende sotto i 37mila punti per la prima volta da settembre. In calo i titoli del settore elettronico e farmaceutico. Vendite anche sugli altri mercati asiatici: Seul ha ceduto lo 0,5%, Sydney l'1,8%, mentre Shanghai e Hong Kong hanno chiuso in rosso nell'ultima parte della seduta.
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Occhi sul settore automotive e difesa
Sul listino milanese, occhi puntati sui titoli del settore automotive, come Stellantis, Pirelli, Iveco e Brembo, dopo il rinvio di un mese dei dazi su Messico e Canada deciso da Trump.
Attenzione anche ai titoli del settore difesa, come Leonardo e Fincantieri, in seguito all'approvazione da parte dei leader europei dei piani per aumentare la spesa per la difesa e continuare a sostenere l'Ucraina. Questo, dopo il via libera alla proposta della Commissione Europea sulla flessibilità di bilancio in materia di spesa per la difesa e l'emissione di obbligazioni comuni Ue per un valore fino a 150 miliardi di euro.
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Gli investitori non si fidano dello stop ai dazi
Le borse europee sono attese in calo (-0,94% il future sull’Eurostoxx50) all'apertura, a seguito della flessione di Wall Street, influenzata dalle politiche commerciali degli Stati Uniti. Il presidente Donald Trump ha infatti deciso di rinviare di un mese l’applicazione dei dazi del 25% su gran parte dei beni provenienti da Messico e Canada, che entreranno in vigore il 2 aprile.
La decisione arriva dopo aver concesso una proroga di 30 giorni alle case automobilistiche, tra cui Stellantis, General Motors e Ford, che avevano espresso preoccupazione per i gravi danni economici derivanti dalle tariffe Usa.