Dietro l’attacco della Russia all’Ucraina c’è la volontà, più o meno esplicita, di Vladimir Putin di riaffermare la sfera di influenza di Mosca sulle nazioni che hanno fatto parte dell’Unione Sovietica.
La crisi della Crimea, le pretese sul Donbass, la fuoriuscita dell’Ucraina dalla Comunità degli Stati Indipendenti nel 2018, l’organizzazione che di fatto aveva preso il posto del Patto di Varsavia, e il possibile ingresso di nuovi Paesi nella Nato, con la conseguente espansione degli atlantisti verso Est, sono tutte concause (diremmo “tappe”) del conflitto che il mondo osserva con preoccupazione.
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Quali Paesi rischiano attacchi dalla Russia: scoppierà la Terza Guerra Mondiale?
Con la guerra scoppiata in Europa, si fa largo l’ipotesi di una Terza Guerra Mondiale. Sull’Unione europea c’è chi vede aleggiare lo spettro di una nuova invasione della Polonia, con gli ultimi dittatori del Vecchio Continente pronti, secondo gli Stati Uniti, a iniziare una campagna di espansione che porterà a ingenti perdite umane e a scontri che potrebbero cambiare la geografia globale dei prossimi anni.
Ma dobbiamo davvero preoccuparci di Mosca e Minsk? Vladimir Putin e Aleksandr Lukashenko hanno davvero intenzione di riportare indietro il tempo al 1939 e scontrarsi apertamente con la Nato e, quindi, con l’Occidente? Tra proclami e minacce, la Russia e il suo satellite Bielorussia sembrano intenzionati a non percorrere vie diplomatiche, e l’escalation bellica potrebbe estendersi anche ad altri Paesi.
Joe Biden teme che il vero obiettivo di Vladimir Putin sia quello di ricostituire l’Urss, o comunque estendere i confini della Russia con la conquista e l’annessione di territori oggi sotto il controllo di altri Paesi. Facendo leva sulla storia unitaria dell’Est e sulla presenza di diverse etnie negli stati confinanti. Tra propaganda nazionalista e interessi economici e politici per ristabilire il ruolo della Russia come superpotenza, le pretese del numero uno del Cremlino potrebbero estendersi dunque oltre l’Ucraina.
Quali Paesi rischiano di essere attaccati dalla Russia: Finlandia e Svezia
La collaborazione con la Nato, con la partecipazione come osservatori ai prossimi summit, e la possibile adesione di Finlandia e Svezia al Patto Atlantico, potrebbero avere “ripercussioni militari gravi“. Lo ha annunciato la portavoce del ministero degli Esteri russo. Se i due Paesi non dovessero rimanere indipendenti, infatti, verrebbe meno un importante cuscinetto politico tra la Russia e il resto dell’Occidente.
Vladimir Putin potrebbe ancora una volta dichiararsi circondato dagli atlantisti (e cioè dagli americani e dai loro clientes), e a quel punto procedere con una guerra aperta. Trattandosi però di Paesi dell’Unione Europea, rischierebbe non solo gravi sanzioni, da parte delle istituzioni comunitarie e degli alleati, ma anche interventi più decisi che potrebbero in breve tempo far evolvere la situazione a sfavore della Russia. Questo scenario appare dunque particolarmente improbabile.
Quali Paesi rischiano di essere attaccati dalla Russia: Romania e Polonia
I soldati russi si starebbero velocemente e pericolosamente avvicinando, attraverso l’Ucraina, anche a Romania e Polonia. L’invasione di quest’ultima riporta alla mente scenari terrorizzanti che non avremmo mai potuto pensare di vivere sulla nostra pelle in questo secolo. Ma dietro lo spiegamento di forze moscovite ai confini non ci sarebbe l’intenzione di attaccare.
Un attacco contro Finlandia e Svezia non si tradurrebbe immediatamente in un intervento militare degli Usa e del blocco occidentale, ma Polonia e Romania fanno parte della Nato. L’Organizzazione, tra l’altro, ha già schierato un importante numero di uomini proprio ai confini di questi due Paesi, e si arriverebbe in breve a una guerra aperta e difficilmente risolvibile. Che porterebbe a una veloce disfatta di Putin.
Le forze russe starebbero circondando i confini in realtà solo per fermare i rifornimenti e gli aiuti che dall’Occidente sono diretti in Ucraina. E che potrebbero essere determinanti per l’esito del conflitto. Da sola Kiev non ha i mezzi per sfidare Mosca e sperare di sconfiggerla, ma con il supporto della Nato può sperare almeno di evitare la caduta del Paese e la distruzione totale, magari arrivando ad accordi diplomatici e a un cessate il fuoco bilaterale.
Quali Paesi rischiano di essere attaccati dalla Russia: Moldavia e Georgia
Più probabilmente invece Vladimir Putin starebbe prendendo le misure con l’Ucraina per rimettere le mani su Moldavia e Georgia. Anche in questi due Paesi ci sono delle repubbliche autoproclamate e filorusse di cui il Cremlino medita da tempo l’annessione. In Georgia già nel 2008 è scoppiata la guerra per l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia. La Transnistria moldava, invece, ha richiesto formalmente l’annessione a Mosca dopo gli eventi della crisi in Crimea.
Su questi due Paesi, insomma, la Russia vanterebbe le stesse pretese che hanno contribuito al conflitto contro Kiev, e cioè la “liberazione” di territori di etnia russa. Sarebbe anche facile, a livello strategico, arrivare a un’occupazione militare: fonti locali denunciano da anni la presenza delle forze di Mosca su queste piccole, e strategiche, fasce di terra.
Quali Paesi rischiano di essere attaccati dalla Russia: ex Urss e membri della Csi
Tra gli obiettivi di Vladimir Putin ci potrebbero essere anche altre ex repubbliche sovietiche. In realtà però molte di queste sono già stati satelliti di Mosca, con governi alleati o che comunque seguirebbero la Russia in una campagna di espansione a Ovest. E che dunque non rappresentano un pericolo per il Cremlino, praticando politiche di silenzio assenso di fronte all’occupazione dell’Ucraina ed evitando, per ora, di esporsi.
La Comunità degli Stati Indipendenti non sarebbe dunque a rischio, nonostante la presenza nel consiglio della Moldavia e i precedenti storici con Georgia e Ucraina, che dopo le crisi con la Russia sono uscite dall’organizzazione internazionale. Oggi la Csi, a metà strada tra un’unione economica e un patto di mutua difesa, è controllata esclusivamente dalla Russia e dalla Bielorussia, che dettano la direzione dei Paesi membri.
E che dunque non dovrebbero temere particolarmente l’avanzata russa nei loro territori. Questo nonostante l’adesione alla Csi, come abbiamo visto, non sia sempre stata sinonimo di non belligeranza tra gli stati. L’ultimo esempio, in ordine cronologico, è stata la guerra del 2020 del Nagorno-Karabakh, di cui vi abbiamo parlato qua, che ha visto Azerbaigian e Armenia combattere per la regione controllata dalla Repubblica dell’Artsakh.
Anche in quel caso Mosca ha sostenuto, con l’invio di mezzi militari, i separatisti, schierandosi contro l’Azerbaigian, concorrente nelle forniture di gas all’Europa, e sostenuto da Israele, dalla Turchia e dalla Siria. Schieramenti che potrebbero entrare in campo anche con la guerra in Ucraina, osservata da vicino anche da una superpotenza nucleare. In caso di un’ulteriore escalation, infatti, potrebbe partecipare al conflitto anche la Cina, che punta alla conquista di Taiwan.