Alluvione, Emilia sprofonda. Veneto salvato da speciali bacini

Nelle passate alluvioni, il Veneto finanziò la costruzione di bacino di laminazione, luoghi dove contenere l'acqua in caso di piena

Pubblicato: 19 Maggio 2023 13:36

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

L’Emilia Romagna è stata devastata da una straordinaria quantità di pioggia, con oltre 300 millimetri che si sono abbattuti sul territorio in poco più di 24 ore, causando una grave emergenza simile solo al terremoto del 2012. Nonostante i millimetri di pioggia dell’Emilia Romagna, nel vicino Veneto durante la tempesta Vaia nel 2018 in 70 ore vennero registrati 715 millimetri di pioggia, oltre al vento record. Lì però i danni furono minimi; questo perchè nel 2010 il Veneto si impegnò a costruire i cosiddetti bacini di laminazione, strutture in cui convogliare le acque in eccesso dei fiumi.

Cosa sono i bacini di laminazione

I bacini di laminazione sono strutture progettate per controllare e gestire il flusso d’acqua durante eventi di piena. Sono aree o serbatoi appositamente progettati per immagazzinare temporaneamente l’acqua in eccesso proveniente da fiumi, torrenti o altri corsi d’acqua durante periodi di piogge intense o scioglimento rapido della neve.

Il loro obiettivo principale è quello di ridurre il carico idraulico sui fiumi e prevenire inondazioni o danni alle aree circostanti. Quando si verificano forti piogge o una maggiore portata d’acqua nel fiume, i bacini di laminazione ricevono l’acqua in eccesso, consentendo di mitigare il picco della piena e ridistribuire il flusso d’acqua in modo più controllato e graduale.

Una volta che il livello dell’acqua nel fiume si è stabilizzato o è diminuito, l’acqua accumulata nel bacino di laminazione viene gradualmente rilasciata nel corso d’acqua principale o viene utilizzata per scopi come l’irrigazione o l’approvvigionamento idrico.

Questo processo aiuta a proteggere le aree a valle dal rischio di inondazioni improvvise e a gestire in modo sostenibile le risorse idriche durante eventi meteorologici estremi. Un bacino di laminazione è quindi un’area che rimane normalmente vuota e fruibile dal punto di vista ambientale, turistico, agricolo, etc.

In Veneto spesi 3,5 miliardi nella costruzione di bacini di laminazione

Il Veneto ha imparato la sua lezione nel 2010, quando un’alluvione ha causato gravi danni nelle zone di Padova e Vicenza. Quell’evento ha spinto alla realizzazione di opere anti-alluvione per un valore di un miliardo e mezzo di euro. Prima di queste misure, tredici anni prima, un’area di 140 chilometri quadrati era stata sommersa dalle acque.

Oggi, tra il territorio sicuro e i 130 comuni allagati tredici anni fa, sono state costruite varie vasche di laminazione, in particolare quelle di Caldogno (Vicenza) e Montecchia di Crosara (Verona). In particolare, 3,5 miliardi di euro sono stati stanziati nel piano di intervento successivo all’alluvione del 2010.

Finora sono stati completati cinque bacini, con un investimento di 400 milioni di euro per opere di consolidamento e 320 milioni di euro per opere di manutenzione. Nonostante il lavoro è solo a metà, già oggi si può affermare che c’è stata una svolta significativa, come dimostrano gli eventi impattanti del 2018, 2019 e 2020.

La situazione in Emilia-Romagna

Nonostante una quantità di precipitazioni molto inferiore, i fiumi dell’Emilia-Romagna non sono stati in grado di gestire il flusso d’acqua. Dei 23 corsi d’acqua in piena, con questa alluvione in corso ben 22 sono esondati, causando scene apocalittiche che hanno fatto il giro del mondo.

Negli anni precedenti, la Regione aveva programmato la costruzione di ulteriori strutture di contenimento per mitigare gli effetti di eventi meteorologici come l’ultimo. Tuttavia, i cantieri sono ancora lontani dal completamento. Tra il 2015 e il 2022 sono stati stanziati oltre 190 milioni di euro per la realizzazione di 23 bacini, ma al momento dell’ultima emergenza solo 12 erano funzionanti. Nove sono ancora in fase di completamento, mentre altri due sono parzialmente operativi.

A peggiorare la situazione, vi è anche il consumo del suolo, che si riferisce all’occupazione di aree originariamente agricole, naturali o seminaturali da parte di costruzioni. L’Emilia-Romagna è la quarta regione in Italia per consumo del suolo, con una percentuale del 9%, e la terza regione per l’aumento di questo dato. Sebbene sia in una posizione migliore rispetto al Veneto, che è al secondo posto (10,9%), dopo la Lombardia (12,4%), questa situazione non è sufficiente a contrastare gli effetti dei fenomeni meteorologici estremi sul territorio. Questo è stato dimostrato dall’ultima emergenza, che ha nuovamente evidenziato tali criticità.