Ddl sicurezza, nuovi reati approvati: madri detenute e carcere per i blocchi stradali

Fiocanno le polemiche contro le nuove norme: ecco cosa è stato approvato e di cosa si deve ancora discutere

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Nella giornata di mercoledì 11 settembre 2024, la Camera ha approvato svariati dei nuovi reati che sono stati introdotti dal disegno di legge Sicurezza. Quest’ultimo è stato al centro di numerose polemiche, discussioni e divisioni, che in parte hanno lacerato anche la maggioranza. Il ddl è stato approvato a novembre 2023 ma è giunto in Aula dopo un iter in commissione Affari costituzionali e Giustizia. Ecco nel dettaglio i nuovi reati di cui tener conto.

Carcere per i blocchi stradali

Tra le varie approvazioni, quella dell’articolo 14 del disegno di legge Sicurezza è la più contestata. Si prevede infatti fino a un mese di reclusione, con multa fino a 300 euro. In questo modo si modifica il Dlgs 66/1948, che prevedeva invece una sanzione amministrativa da 1.000 a 4.000 euro per chiunque “impedisce la libera circolazione su strada ordinaria o ferrata, ostruendo la stessa con il proprio corpo”.

Sguardo rivolto ovviamente alle proteste degli ambientalisti, di cui tanto si è parlato nel corso degli ultimi anni. A dimostrazione di come si mettano nel mirino i gruppi di attivisti, la pena carceraria diventa più severa se il fatto è commesso da più persone riunite. Si va infatti da un minimo di sei mesi a un massimo di due anni.

Se gli ambientalisti rappresentano l’immagine di copertina, non si può dire che siano gli unici colpiti. Ecco le parole del vicepresidente della Camera, Sergio Costa (M5S): “Alle lavoratrici e ai lavoratori che scendono in piazza per difendere il loro lavoro, agli attivisti che protestano per la crisi climatica e non sono ascoltati, voi rispondete mandandoli in carcere. Una pena che non viene applicata, paradossalmente, se il blocco si fa con un cassonetto, un’auto o un trattore”.

Reati in treno e madri detenute

Sul fronte della sicurezza urbana, è prevista un’aggravante relativa a reati contro la persona o il patrimonio commessi all’interno delle stazioni ferroviarie, delle metropolitane o nelle immediate adiacenze, così come sui convogli adibiti al trasporto di passeggeri.

Si è poi tornati a discutere nell’articolo 15 del rinvio d’esecuzione della pena per le detenute incinte, così come per le madri con figli fino a tre anni di vita. Tutto ciò viene eliminato, con Forza Italia che ha fatto un passo indietro, ritirando il proprio emendamento. Questo avrebbe ripristinato l’obbligo per le madri con figli fino a 12 mesi. Nessuna concessione da parte di Giorgia Meloni e Matteo Salvini.

L’unico emendamento approvato recita: “entro il 31 ottobre di ogni anno il governo presenterà al Parlamento una relazione sulla attuazione delle misure cautelari nei confronti delle donne incinte e delle madri di prole di età inferiore a tre anni”.

Interdittive e revoca di cittadinanza

Via libera per quanto riguarda la nuova contravvenzione per chi viola gli obblighi di segnalazione dei contratti di noleggio dei veicoli. Ciò si estende ai contratti di subnoleggio e ai dati identificativi del mezzo, in nome di una prevenzione anti terrorismo e altri reati gravi.

È previsto l’arresto, con reclusione fino a un massimo di tre mesi, o un’ammenda fino a 206 euro. Nuove modifiche inoltre alla normativa antimafia. Il prefetto “può escludere uno o più divieti e decadenze”. Ciò nel caso in cui venga accertato che, per effetto dell’interdittiva, verrebbero a mancare i mezzi di sostentamento al titolare dell’impresa e alla sua famiglia.

Cittadinanza e occupazione abusiva della casa

L’articolo 9 va a modificare l’articolo 10-bis della legge 91/1992. Si fa riferimento alla revoca della cittadinanza. In caso di condanna definitiva per reati di eversione, terrorismo e altre gravi pene, non si potrà procedere in assenza di un’altra cittadinanza da parte dell’interessato, “ovvero non ne possa acquisire altra”.

Si provvede inoltre a modificare il termine per riuscire ad adottare il provvedimento di revoca. Quest’ultimo infatti passa da 3 a 10 anni dal passaggio in giudicato della sentenza di condanna. L’opposizione ha presentato svariati emendamenti per il riconoscimento della cittadinanza ai bambini e ragazzi con un ciclo scolastico di cinque anni frequentato. Tutti bocciati.

Parlando di abitazioni, invece, altra polemica è scoppiata in merito all’articolo 10, comunque approvato. Il testo sottolinea una punizione con reclusione carceraria, da due a sette anni, per “chiunque, mediante violenza o minaccia, occupa o detiene senza titolo un immobile destinato a domicilio altrui o sue pertinenze, ovvero impedisce il rientro nel medesimo immobile del proprietario o di colui che lo detiene legittimamente”. Stessa pena per chi, tramite raggiri, si appropria di un immobile altrui o di sue pertinenze, cedendolo ad altri. In caso di azioni contro persona incapace, per infermità o età, si procede d’ufficio. La norma, è importante sottolinearlo, dà inoltre facoltà alle forze di polizia di procedere allo sgombero in tempi rapidi.

I prossimi passaggi previsti

Le votazioni proseguono ma il varo e la trasmissione del provvedimento al Senato dovrà attendere la prossima settimana. Ci sarà infatti una seconda lettura, come da procedura. Nel frattempo deputati al vaglio di ulteriori norme discusse. Lo sguardo si posa soprattutto sulle forze dell’ordine:

  • tutele rafforzate (un esempio è quello della detenzione di armi private senza licenza);
  • uso delle bodycam sulle divise;
  • anticipazione, fino a 10mila euro, a copertura delle spese legali.

Si parlerà però anche di infiorescenze, resine e oli della canapa (anche a basso contenuto di Thc). Una discussione decisamente ampia, tenendo conto della decisione del Tar del Lazio di sospendere il decreto del ministero della Salute. Nel testo si equipara il cannabidiolo alle sostanze stupefacenti, vietandone la vendita e mettendo in crisi un’intera filiera.