Inchiesta Liguria, Toti: “Dimostrerò la mia correttezza”. L’interrogatorio di Spinelli

Mentre Giovanni Toti si prepara all'interrogatorio previsto tra due settimane, emergono le dichiarazioni di Spinelli ai giudici, dove rigetta tutte le accuse

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Giovanni Toti, governatore della Liguria agli arresti domiciliari dal 7 maggio scorso, si prepara per il suo prossimo interrogatorio con la Procura di Genova, previsto tra due settimane. Toti è coinvolto in un’indagine per corruzione, dove è accusato di aver ricevuto oltre 74 mila euro in finanziamenti dal Comitato degli imprenditori Spinelli in cambio di favori amministrativi. Tuttavia, il governatore respinge fermamente le accuse, dichiarando tramite il suo avvocato, Stefano Savi: “Non ho commesso alcun reato”.

Attualmente, Toti si trova nella sua residenza ad Ameglia, in provincia di La Spezia, dove passa il tempo a studiare i documenti del caso e a prepararsi per l’interrogatorio con i Pm guidati dal Procuratore Nicola Piacente. Nel frattempo è stata attivata la Commissione antimafia sul presunto coinvolgimento della criminalità organizzata.

Ci sono inoltre le dichiarazioni che Spinelli ha rilasciato durante l’interrogatorio, dove sostanzialmente rigetta le accuse, affermando di aver agito sempre entro i confini della legalità.

Spunta anche un altro indagato, l’imprenditore Denegri, mentre il capogruppo del Pd Garibaldi sottolinea l’importanza e la gravità della situazione, confermata dall’attivazione della Commissione antimafia, esortando gli indagati a dimettersi.

Quale sarà la strategia di difesa di Toti davanti ai giudici Pm

Come riporta l’Ansa, Giovanni Toti, insieme al suo avvocato Savi, sta elaborando una strategia difensiva dettagliata per dimostrare la correttezza delle sue azioni. La sua linea di difesa si basa su diverse argomentazioni. Riguardo al rinnovo della concessione trentennale per il Terminal Rinfuse, Toti afferma di non aver favorito Aldo Spinelli, anch’egli agli arresti domiciliari, ma di aver cercato una soluzione equilibrata che tenesse conto degli interessi di tutti gli operatori portuali. La sua decisione, sostiene, era in linea con le proposte dell’autorità portuale e mirava a evitare conflitti tra i terminalisti, in un contesto di riorganizzazione infrastrutturale che prevedeva anche la costruzione della diga foranea e il trasferimento del Terminal Rinfuse a Savona.

Un altro punto centrale della difesa di Toti riguarda i finanziamenti ricevuti. Sostiene che tutti i contributi economici ricevuti dagli Spinelli sono stati gestiti in maniera trasparente e legale, con versamenti chiari al Comitato. Inoltre, sottolinea che l’imprenditore Spinelli ha sempre avuto una modalità “martellante” di richiedere favori, che spesso si limitava a generiche promesse di valutazione delle richieste.

Toti contesta anche le accuse relative all’operazione di Punta dell’Olmo. Secondo la sua versione, l’idea di “vedere cosa si poteva fare” era semplicemente un modo per rispondere alle continue pressioni di Spinelli, senza però alcuna reale possibilità di privatizzazione della spiaggia.

Si difende anche dalle accuse di corruzione elettorale legate a un pranzo elettorale con i “riesini”, dichiarando di non essere a conoscenza di alcuno scambio di voti. Il suo avvocato ha precisato che la presenza di Toti e della moglie a Montecarlo era motivata da ragioni familiari, e che tutte le spese, inclusa la notte in albergo, erano state sostenute personalmente dal governatore.

Qual è il profilo di Aldo Spinelli che emerge dall’interrogatorio col giudice

Nell’inchiesta assume un particolare rilievo Aldo Spinelli, imprenditore ed ex patron del Genoa e Livorno calcio, coinvolto nei casi di corruzione insieme al figlio Roberto.

Sempre l’Ansa riporta il contenuto delle dichiarazioni dell’interrogatorio con i giudici. Parlando dei contributi finanziari destinati al partito di Giovanni Toti, Spinelli sostiene che questi siano completamente legali e trasparenti. “Le cose elettorali le ho sempre date a lui. Abbiamo fatto il Festival della Scienza, il Festival dei Fiori, abbiamo dato i contributi alle chiese, ho fatto il Palazzo di San Lorenzo… la chiesa di San Lorenzo,” ha detto Spinelli.

Secondo l’imprenditore, Toti non ha svolto alcun ruolo decisivo nella concessione del Terminal Rinfuse, dato che la pratica era già stata approvata dal comitato e necessitava solo di ratifica. Riguardo ai 40 mila euro dati al partito del governatore, Spinelli spiega che erano stati erogati per l’interesse mostrato da Toti, ma che tutto fosse regolare e ufficiale.

Spinelli descrive anche i numerosi incontri avvenuti sul suo yacht, frequentato da diverse personalità. “Invitavo tutti i miei amici in barca e non solo. È venuto Garrone, è venuto Mondini, è venuto Schenone, è venuto Burlando,” racconta, sottolineando la natura informale di questi incontri. Inoltre, nega categoricamente di aver fatto richieste specifiche a Toti riguardo alla pratica della spiaggia dell’Olmo, che si ipotizzava potesse essere trasformata da spiaggia libera a privata.

Nell’interrogatorio, non risparmia critiche a Rino Canavese, membro del comitato di gestione del porto, colpevole, secondo lui, di aver ostacolato la proroga trentennale del terminal Rinfuse. “La proroga non è riuscito a fare niente nessuno per colpa sua,” dichiara Spinelli, puntando il dito anche contro altri membri del comitato, come l’amministratore delegato di Gavio, accusato di aver investito denaro pubblico nei terminal.

Spinelli parla anche di Paolo Emilio Signorini, descritto come un amico in difficoltà economiche e preoccupato per il futuro. L’imprenditore racconta di aver cercato di tranquillizzarlo offrendo un lavoro ben remunerato a Roma. “Era disperato perché gli finiva il lavoro. Gli ho detto: ‘Smettila di piangere, te lo troviamo un posto di lavoro: siamo 18 dirigenti di cui il più giovane sono io che ho 85 anni’,” ha detto, chiarendo che l’offerta era solo un tentativo di aiutare un amico in difficoltà.

Alla fine del suo interrogatorio, Spinelli fa una semplice richiesta: “Date il permesso a mio fratello di venire da me a giocare a carte”.

Indagato anche l’imprenditore Denegri

Nell’ambito dell’inchiesta spezzina sul sistema di corruzione in Liguria, emerge un nuovo indagato per turbativa d’asta: Michele Denegri, imprenditore torinese che nel 2017 si era aggiudicato la Locanda San Pietro a Portovenere.

Nel 2022, Denegri avrebbe puntato gli occhi sui terreni dell’isola Palmaria, discutendone con Pierpaolo Cozzani, ex capo di gabinetto della Regione e braccio destro di Giovanni Toti. Secondo gli inquirenti, i due avrebbero concordato di organizzare un’asta con possibilità di rialzo, al fine di superare le altre offerte e garantirsi l’acquisizione dei terreni.

Luca Garibaldi sul caso Toti: “La Commissione antimafia è un segnale importante”

L’attivazione della Commissione antimafia nazionale sull’inchiesta ligure e sul presunto coinvolgimento della criminalità organizzata in voti di scambio nelle elezioni regionali e comunali è stata definita un “segnale importante” da Luca Garibaldi, capogruppo del Partito Democratico della Regione Liguria.

Garibaldi ha criticato duramente il centrodestra ligure, accusandolo di non aver preso le distanze dalle pratiche di gestione del potere di Toti e dai rapporti con alcuni imprenditori. “Una preoccupazione che rende ancora più inaccettabile il comportamento di tutto il centrodestra ligure senza eccezioni, che continua a non dire una parola di presa di distanze e di riflessione non solo sulle modalità di gestione del potere da parte di Toti – arrogante, proprietario, privatistico – e sui rapporti malati con alcuni imprenditori, ma neppure sull’ombra dei voti delle mafie nelle elezioni regionali e comunali di Genova,” ha dichiarato Garibaldi.

Nella seduta del consiglio regionale di martedì 14 maggio, Garibaldi ha evidenziato come due consiglieri eletti nella lista del Presidente Toti, Anzalone e Cianci, abbiano ricevuto avvisi di garanzia per corruzione elettorale con potenziali legami mafiosi. I consiglieri sono sospettati di avere connessioni con Cosa Nostra e la ‘ndrangheta, che operano a Genova e nel Tigullio. “Su questo non c’è stata una parola, neppure di forma né di preoccupazione da parte dei consiglieri e degli assessori del centrodestra,” ha scritto Garibaldi, lamentando l’assenza di reazioni concrete da parte del centrodestra. Anzalone è un ex poliziotto e si sospetta sia stato lui la talpa ad avvisare delle indagini in corso.

Garibaldi ha chiesto che Anzalone si autosospenda dalla Commissione antimafia regionale e che Cianci si dimetta da presidente della Commissione regionale Ambiente e Territorio. “C’è la credibilità di una istituzione da preservare dall’ombra delle infiltrazioni mafiose. Tanto più in una regione in cui le mafie sono sempre più presenti e in cui sono tantissimi gli interessi criminali in diversi settori – dal porto alle opere pubbliche, dalla sanità ai rifiuti,” ha sottolineato.

Garibaldi ha ricordato come Toti, rieletto nel 2020, avesse sostenuto la necessità di sospendere il codice degli appalti e i certificati antimafia. “Frasi gravissime che condannammo già allora, ma che rilette oggi appaiono ancora più gravi,” ha affermato Garibaldi, evidenziando come tali dichiarazioni rappresentino un allontanamento dai principi di legalità e di lotta alla criminalità organizzata.