Dopo mesi di negoziati, l’Unione europea ha raggiunto un’intesa sul regolamento che porta al divieto delle importazioni di gas naturale dalla Russia. Un passo nel cammino verso la piena indipendenza energetica da Mosca, avviato con il piano RePowerEU, dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022. L’obiettivo dichiarato è triplice: tagliare i finanziamenti alla macchina da guerra del Cremlino, rendere l’Europa immune al ricatto energetico e accelerare la transizione verde.
I dettagli dell’accordo
Il patto dovrà ora essere formalmente ratificato dal Consiglio (dai 27 Stati membri) e dalla Plenaria del Parlamento europeo tra il 15 e il 18 dicembre. Non prevede uno stop improvviso, ma uno scadenzario preciso per consentire a mercati e Stati di adeguarsi. Il divieto scatterà formalmente sei settimane dopo la ratifica definitiva del regolamento. Le tappe per lo stop al Gnl (gas naturale liquefatto) sono le seguenti:
- i contratti a breve termine (stipulati prima del 17 giugno 2025) cesseranno entro il 25 aprile 2026;
- quelli a lungo termine saranno vietati dal 1° gennaio 2027;
- il divieto totale su tutto il Gnl russo scatterà entro fine 2026.
Per quanto riguarda il gas proveniente dai gasdotti:
- i contratti a breve termine dovranno cessare entro il 17 giugno 2026;
- per quelli a lungo termine scatterà il 30 settembre 2027, a condizione che gli obiettivi di riempimento degli stoccaggi Ue siano rispettati, e comunque non oltre il 1° novembre 2027;
- il divieto totale è previsto per l’autunno 2027.
L’entusiasmo di Bruxelles
Il meccanismo è stato definito un buon compromesso tra una rapida messa al bando del Parlamento europeo e le esigenze degli Stati, che necessitano di tempi più dilatati per trovare forniture alternative. Per garantire il rispetto delle scadenze, i governi nazionali dovranno presentare piani di diversificazione degli approvvigionamenti. Inoltre, verrà introdotto un regime di autorizzazione preventiva per tutte le importazioni di gas (russo e non russo), per monitorare il rispetto del divieto.
La Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha parlato dell’alba “di una nuova era, della piena indipendenza energetica dell’Europa dalla Russia”.
Oltre a von der Leyen, il ministro danese per il Clima e l’Energia, Lars Aagaard, ha definito l’accordo “una grande vittoria per noi e per tutta l’Europa”, sottolineando l’impegno per “rafforzare la nostra sicurezza”. La misura completa un percorso che ha già drasticamente ridotto la dipendenza: dai 12 miliardi di euro al mese versati a Mosca, si è scesi agli attuali 1,5 miliardi. L’obiettivo finale è portare la cifra a zero.
Le critiche
In controtendenza si è posizionata l’Ungheria, tra i Paesi più dipendenti dal greggio russo. Il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó, ha tuonato su X: “Non appena il piano RePowerEU sarà adottato, lo contesteremo alla Corte di Giustizia dell’Ue”.
Dal Cremlino, il portavoce Dmitry Peskov ha minimizzato sull’impatto sulla Russia:
Significa che l’Europa dipenderà da un gas che costa di più. In questo modo l’Europa si condanna a fonti di energia molto più costose, il che inevitabilmente porterà a una diminuzione della competitività dell’Europa.
La posizione dell’Italia
Posizioni critiche arrivano anche dall’Italia. Paolo Borchia, capo delegazione della Lega al Parlamento Europeo, ha rilasciato una nota in cui definisce la decisione “fuori luogo”. Nel dettaglio, sostengono che “non avrà impatto sulle sorti del conflitto in Ucraina” e che “rischia di spingere l’aumento dei costi per imprese e famiglie”.