Fiat Topolino sequestrate a Livorno, hanno la bandiera italiana ma sono fatte in Marocco

Le auto avevano sulla fiancata un adesivo con il tricolore italiano senza essere state prodotte però nel nostro Paese

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Presso il porto di Livorno la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli hanno sequestrato 134 automobili Fiat Topolino, un modello di “minicar” elettrica omologato per essere guidato dai 14 anni in su con la patente AM (conosciuta anche come “patentino”). Il sequestro è avvenuto mercoledì 15 maggio, ma la notizia è stata resa pubblica solamente sabato.

Il motivo del sequestro risiede nell’adesivo posto sul fianco della Fiat Topolino, recante un sottile tricolore italiano, il quale potrebbe far erroneamente supporre che l’auto sia di produzione italiana. In realtà, l’automobile è prodotta in Marocco e il carico era giunto a Livorno per essere distribuito successivamente presso varie concessionarie.

Il tricolore italiano al centro del sequestro

Il motivo principale del sequestro è legato al fatto che l’adesivo con la bandiera italiana potrebbe indurre in errore sulla provenienza delle vetture, generando confusioni per i consumatori. Stellantis, attraverso una dichiarazione ufficiale, ha ribadito che il marchio in questione era stato apposto esclusivamente per indicare l’origine imprenditoriale del prodotto.

Il design della nuova Topolino, un’icona automobilistica per Fiat sin dal 1936, è stato ideato e sviluppato a Torino da un team di esperti del Centro Stile Fiat di Stellantis Europe S.p.A., un’azienda italiana. L’azienda ha garantito che provvederà a rimuovere gli adesivi contestati non appena sarà possibile, al fine di risolvere la questione e ristabilire la trasparenza nella comunicazione riguardo all’origine delle vetture.

Il motivo del sequestro e le accuse

Il sequestro è stato giustificato con riferimento alla legge finanziaria del dicembre 2003, la quale, tra le altre disposizioni, stabilisce i piani di spesa pubblica per il 2004. Il comma 49 dell’articolo 4 di tale legge stabilisce che configurerebbe un reato mettere in commercio “prodotti e merci non originari dall’Italia” con la marcatura del made in Italy o con indicazioni e simboli che possano far ritenere al consumatore che il prodotto o la merce siano di origine italiana.

Inoltre, la procura di Livorno ha aperto un’indagine per il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci (articolo 517 del codice penale), e un dirigente di Stellantis è sotto indagine. L’ipotesi investigativa è che il tricolore sul fianco delle Fiat Topolino possa essere ingannevole e che Stellantis stia cercando di sfruttare un marchio di “italianità” a proprio vantaggio senza averne il diritto, inducendo i consumatori a credere che l’automobile sia prodotta in Italia.

La stessa legge che ha portato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a contestare all’AD di Alfa Romeo, Philippe Imparato, l’utilizzo del nome “Milano” per il piccolo SUV della Casa del Biscione, prodotto in Polonia nello stabilimento di Tychy. Questo ha portato Alfa Romeo a cambiare il nome della vettura in “Junior”, dopo la presentazione a Milano.

Le bandiere tricolori sulle portiere sono state considerate dalla procura come segni ingannevoli per il consumatore finale. Vedendo gli adesivi, infatti, si potrebbe erroneamente identificare l’Italia come il Paese di produzione dei veicoli, quando in realtà sono prodotti in Marocco. Attualmente, le auto si trovano in stato di deposito giudiziario ai terminal “Leonardo Da Vinci” e alla Cilp, la Compagnia Impresa Lavoratori Portuali, dove sono state sbarcate. Rimarranno sotto custodia fino a quando non sarà disposto un eventuale dissequestro. In totale, sono 119 Fiat Topolino e 15 Fiat Topolino Dolcevita.