Il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina chiede alla procura della Figc di aprire un’inchiesta nei suoi confronti, in modo da poter dimostrare la sua estraneità sulle accuse di autoriciclaggio e appropriazione indebita, per le quali potrebbe andare a processo. La procura di Roma ha infatti chiuso le indagini a suo carico relative a presunte irregolarità, in particolare a una provvigione che avrebbe ricevuto sui diritti Tv della Serie C attraverso un’intricata operazione su opzioni di una sua collezione di libri antichi. Una vicenda che potrebbe picconare la ricandidatura di Gravina in vista delle elezioni dei vertici della Federazione.
La richiesta alla procura federale
“Nell’assoluta convinzione della mia totale estraneità ai fatti contestati, ritengo opportuno informarla per quanto di sua competenza”: è quanto scritto dal presidente della Federcalcio, al procuratore della Figc, Giuseppe Chinè, chiedendo di fatto di aprire un’inchiesta sportiva su di sé.
Un ulteriore carico di lavoro per la procura federale, già impegnata negli accertamenti sugli arbitri multati per evasione fiscale, tra cui figure di spicco come il designatore Gianluca Rocchi e l’ex arbitro Daniele Orsato.
Nel fascicolo aperto su Gravina sarebbe contestata la violazione dell’articolo 4 del Codice di giustizia sportiva, sul rispetto dei “principi della lealtà, della correttezza e della probità” dei tesserati Figc, e che potrebbe portare a una sanzione dall’ammenda fino all’inibizione per il presidente della Federcalcio.
Eventualità che, in vista delle elezioni del 3 febbraio 2025 nelle quali Gravina corre per una riconferma, porterebbe non poco scompiglio nel mondo del calcio.
La vicenda dei libri antichi
Il caso scoppia in seguito alla vicenda del luogotenente della Guardia di Finanza, Pasquale Striano, accusato di migliaia di accessi illeciti alle banche dati della Direzione nazionale antimafia per una presunta attività di spionaggio su politici e Vip, dalla quale sarebbero poi emersi gli elementi che hanno fatto scattare le indagini sul presidente della Figc.
Commentando l’inchiesta sul dossieraggio, Gabriele Gravina aveva sottolineato che “gli accertamenti contenuti nell’ordinanza a firma del procuratore capo Raffaele Cantone certificano l’innesco inquinato dell’indagine a mio carico, e cioè ‘la falsità della proposta investigativa e l’illiceità dell’attività di approfondimento posta in essere'” facendo riferimento al presunto coinvolgimento di persone vicine al presidente della Lazio “Claudio Lotito, il quale aveva avuto ragioni di contrasto con il presidente della Figc, Gabriele Gravina”, come si legge nell’ordinanza a firma del procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone.
Secondo quanto ricostruito dai pubblici ministeri di Roma, e riportato da Il Fatto Quotidiano, nel 2018 Gabriele Gravina avrebbe incassato una provvigione illecita su una consulenza alla società Isg relativa ai diritti Tv della Serie C, di cui all’epoca era presidente, per migliorare la qualità della piattaforma di distribuzione degli eventi sportivi e progettare sistemi antipirateria.
Stando a quanto formulato nell’accusa, la consulenza sarebbe stata “indirizzata” dall’attuale numero uno della Figc per far rientrare nella sua disponibilità una parte dei soldi versati dalla Lega Pro, attraverso un’operazione di compravendita di libri antichi di sua proprietà.
Gravina avrebbe infine utilizzato la somma per estinguere un mutuo su un appartamento acquistato a Milano per la figlia della compagna.
“Attendevamo da tempo che terminassero le indagini – hanno dichiarato i legali del capo della Figc, Leo Mercurio e Fabio Viglione – per poter finalmente dimostrare l’assoluta infondatezza dell’ipotesi di reato. Il presidente Gravina è totalmente estraneo a qualsivoglia condotta illecita e tanto gli consente di confidare serenamente nell’accertamento dell’autorità giudiziaria”.