Trovato verme alieno in questo mare italiano: “una seria minaccia”

Scoperti esemplari del verme Laonome triangularis, contemplato tra le specie aliene invasive. Può portare rischi per biodiversità ed ecosistemi

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Nei pressi del porto commerciale di Civitavecchia, una città del Lazio situata a nord di Roma, è stata recentemente identificata una specie aliena di verme. Si tratta di un polichete appartenente alla famiglia dei sabellidi, chiamato Laonome triangularis, originario delle acque australiane.

Questa specie è considerata invasiva nel Mar Mediterraneo orientale, dove è stata per la prima volta individuata nel 2009, lungo la costa della Turchia. Fino ad ora, il verme non era mai stato segnalato in Italia o nel Mare Nostrum occidentale in generale. La presenza di alcuni esemplari nel Mar Tirreno rappresenta una minaccia significativa per la biodiversità e l’equilibrio degli ecosistemi locali, in quanto si tratta di una specie straniera invasiva.

La scoperta del progetto SeAlien

Il team di ricerca, guidato da scienziati dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente del Lazio (ARPA) – Unità Risorse Idriche di Roma, in collaborazione con colleghi del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IAS CNR), del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche e Ambientali (DiSTeBA) dell’Università del Salento e del Centro nazionale per il futuro della biodiversità (NBFC), ha scoperto e descritto gli esemplari di Laonome triangularis nei pressi del porto di Civitavecchia.

Il dottor Andrea Bonifazi ha coordinato i ricercatori durante un’operazione di monitoraggio condotta il 9 maggio nell’ambito del progetto “SeAlien“. Questo progetto mira a caratterizzare le specie aliene lungo le coste del Lazio e a valutarne l’impatto. Il progetto è promosso dall’Istituto per lo Studio degli Impatti Antropici e Sostenibilità in Ambiente Marino dell’IAS CNR e finanziato dalla Regione Lazio.

Il ritrovamento a Civitavecchia

Secondo quanto riportato dagli autori dello studio, gli esemplari del verme polichete sono stati raccolti in un’area adiacente al canale di ingresso del porto commerciale di Civitavecchia, dove il fondale è costituito da una combinazione di fango e sabbia.

La raccolta è avvenuta a una profondità di 22 metri. Utilizzando setacci con maglie da 1 millimetro, sono stati estratti nove esemplari di Laonome triangularis dai campioni di sabbia. Questi organismi presentavano dimensioni comprese tra i 16 e i 18 millimetri. L’habitat in cui sono stati rinvenuti è simile a quello invaso nel Mediterraneo orientale, indicando che la specie mostra una preferenza per tale tipo di ambiente.

Dal punto di vista morfologico, i vermi assomigliano alle specie di policheti presenti nel Mediterraneo, tuttavia, mostrano alcune caratteristiche distintive come la disposizione dei pigmenti, dei lobi e degli uncini toracici e addominali.

Come è arrivato questo verme in Italia

La presenza di questi vermi alieni nei pressi del porto commerciale di Civitavecchia non sorprende, considerando che i porti sono spesso punti di ingresso per navi provenienti da diverse parti del mondo.

Nonostante l’esistenza di regolamenti internazionali rigidi per il controllo delle acque di sentina e degli altri fluidi rilasciati dalle imbarcazioni, queste ultime possono fungere da vettori per specie alloctone, che vengono trasportate da un luogo all’altro del pianeta, anche sotto forma di larve e uova.

Una volta che queste specie trovano un ambiente adatto, possono stabilirsi e diffondersi rapidamente, anche a distanze considerevoli dal loro habitat originario, come nel caso di questi vermi provenienti dall’Australia.

L’alterazione degli ecosistemi nel Mar Mediterraneo

Secondo quanto spiegato dagli autori dello studio, il Mar Mediterraneo, conosciuto anche come Mare Nostrum, è particolarmente vulnerabile all’invasione di specie aliene. È considerata una delle aree più colpite dalle invasioni biologiche, con un costante aumento del numero di specie non native segnalate negli ultimi anni. Questi organismi alieni rappresentano una seria minaccia in quanto possono alterare il funzionamento degli ecosistemi marini, causare cambiamenti nelle catene alimentari acquatiche e modificare le strutture degli habitat costieri.

Come indicato dai ricercatori, gli organismi alieni rappresentano una seria minaccia per gli ecosistemi marini. La loro presenza può interrompere il normale funzionamento degli ecosistemi, causando alterazioni significative nelle reti trofiche acquatiche. Questo può avere conseguenze negative sull’equilibrio ecologico e sulla biodiversità locale. Inoltre, le specie invasive possono modificare le strutture degli habitat costieri, compromettendo la stabilità delle comunità biologiche e l’integrità degli ecosistemi costieri.