Non è sempre facile trovare la “quadra”, tra interventi di sanità pubblica e contingenze economiche. Ma ci sono elementi, come gli screening per la diagnosi precoce dei tumori, che hanno ampiamente dimostrato di essere “cost-effective”, ovvero di comportare un duplice vantaggio, per il soggetto che si sottopone al test e può individuare presto un eventuale tumore e la sanità. In questa logica, poi, sicuramente rientrano le vaccinazioni. Detto che all’appropriatezza degli interventi deve essere alla base, individuando con cura i soggetti da sottoporre ai vaccini, grazie a questa strategia di prevenzione si proteggono le persone e si risparmia.
A ricordarlo una volta di più è una relazione presentata al Congresso Nazionale della Società Italiana d’Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI), tenutosi a Palermo. L’attenzione, ovviamente non va portata solamente ai bambini, ma anche agli adulti e soprattutto agli anziani e ai soggetti fragili. Anche perché secondo le stime Istat, gli over 65 sono in crescita: nel 2030 saranno 15,9 milioni (il 27,1% della popolazione), nel 2040 18,5 milioni (32,4%) e nel 2050 18,9 milioni (34,5%).
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I vantaggi economici delle vaccinazioni
A dimostrare, cifre alla mano, il valore economico dell’ottenimento di adeguate coperture vaccinali ottimali è una ricerca coordinata da Eugenio Di Brino, Ricercatore ALTEMS, Co-founder & partner di Altems Advisory dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. La ricerca ha preso in esame l’impatto sull’economia della mancata vaccinazione con una quantificazione della perdita di salute e maggiori costi nei diversi contesti regionali individuati, valorizzando le implicazioni economiche e sociali dell’ampliamento delle coperture vaccinali e delle modalità come previsto dal Piano Nazionale per la Prevenzione Vaccinale 2023-2025.
Il calcolo dell’impatto economico della mancata copertura vaccinale si riferisce alle vaccinazioni non obbligatorie, ovvero per Papillomavirus (HPV), Meningococco ACWY (MenACWY), Influenza (FLU), Pneumococco, Herpes Zoster (HZV), Covid-19.
“Abbiamo monitorato quelli che sono gli studi di valutazione economica sulle vaccinazioni attualmente presenti in letteratura – ha spiegato l’esperto. Abbiamo così creato un nuovo framework di valutazione, che prendesse in considerazione qualcosa in più rispetto alle prospettive che, solitamente, ci ritroviamo in letteratura, ossia i costi diretti, indiretti ed il fiscal impact”.
La ricerca, in particolare, è andata ad indagare qual è l’impatto delle mancate vaccinazioni sul valore della produzione persa direttamente collegata alla produzione di risorse e capitale (PIL) per il nostro Paese.
“Analizzando una porzione del Calendario vaccinale, abbiamo visto che – partendo dalle attuali stime sulla copertura nazionale – elevando queste coperture ai livelli minimi e ottimali, abbiamo stimato un beneficio in termini di gettito fiscale recuperato pari a 560 milioni di euro, un abbattimento fino a 2,9 miliardi di costi indiretti ed infine potremo recuperare circa 9 miliardi e mezzo di PIL – è il commento di Di Brino. Lavorare congiuntamente per raggiungere livelli di copertura ottimali è una sfida importante per il nostro Paese, da realizzare congiuntamente tra Istituzioni e cittadini e allocando le risorse necessarie per rendere tutto ciò possibile”.
Vaccinazioni nell’adulto e non solo
La vaccinazione dell’adulto è un tema che riguarda non solo la salute, quindi, ma anche la spesa sanitaria. Influenza, polmonite, Sars-Cov 2 ed Herpes zoster sono malattie gravi per i soggetti fragili ma, al tempo stesso, prevenibili mediante vaccini non ancora sufficientemente utilizzati dalla popolazione. In questo senso, va ricordato che l’offerta vaccinale deve essere più vicina al cittadino, che dovrebbe poter ottenere la protezione ove si si possa esigere il diritto alla vaccinazione in piena sicurezza. Ma soprattutto occorre prevedere un reale accesso all’anagrafe vaccinale, da parte degli operatori sanitari, così da ottenere un’efficace gestione integrata delle vaccinazioni fra i diversi setting operativi, semplificando anche l’inserimento dei dati relativi alle vaccinazioni somministrate.
Insomma, occorre lavorare ancora sulla gestione del dato. Con una certezza. Come ha rilevato Roberta Siliquini, Presidente della Società Italiana d’Igiene (SItI), “il valore delle vaccinazioni è ormai acclarato, sia dal punto di vista della salute, ma anche da quello economico, come investimento del Servizio Sanitario Nazionale. Purtroppo assistiamo a un abbassamento delle vaccinazioni per molte patologie, tra queste è importante ricordare il morbillo, una patologia estremamente contagiosa. L’abbassamento delle coperture ha portato ad un aumento notevole di casi: da circa 2 decine dello scorso anno a più di 800 casi di quest’anno, è necessario non abbassare la guardia perché il rischio di un’epidemia come quella del 2017 è purtroppo vicino”.
Una sfida per l’invecchiamento attivo
Ogni volta che un virus o un batterio fa “a guardie e ladri” con il nostro organismo, la partita comporta complicazioni, diversivi e colpi di scena degni di un romanzo di Agatha Christie. E purtroppo non vincono sempre i buoni: se l’attacco è particolarmente ingegnoso, gli “invasori” possono avere la meglio. Se è invece la strategia di difesa a risultare più brillante, alla fine vince il nostro organismo. I vaccini servono proprio per fare in modo che le difese siano sempre più forti di fronte ad un eventuale invasione.
Grazie alla scienza, va detto, molto è mutato sul fronte delle opportunità di prevenzione dalla storica regola di Louis Pasteur, “isola il germe, uccidilo, iniettalo”. Ma la morale è sempre quella. Prevenendo le infezioni con le vaccinazioni, preserviamo il singolo e l’intero sistema sociale, aiutando anche la sanità. Con un occhio di riguardo per specifiche popolazioni che possono essere a maggior rischio per età, fragilità o caratteristiche stesse di virus e batteri con conseguenti meccanismi di memoria immunitaria.
Quella dell’invecchiamento attivo è un basilare obiettivo che risponde non solo a un’esigenza della collettività, sul piano socio economico e culturale, ma anche a un bisogno specifico degli individui che chiedono di poter essere sempre più attivi in terza età e, per questo, di aggiungere qualità della vita agli anni. I vaccini, secondo quanto indicano i medici, possono aiutare. E molto. A ridurre i rischi diretti ed indiretti di un’infezione potenzialmente in grado di alterare l’equilibrio della persona anziana come di chi presenta particolari patologie, a prescindere dall’età.