Gelmini, Carfagna e Versace fuggono da Azione: i veri motivi

Gelmini, Carfagna e Versace lasciano Azione per tornare nel centrodestra, scontente dell'alleanza con M5s e sinistra, creando incertezza nel partito di Calenda

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 18 Settembre 2024 07:58

Certe volte, la politica è come un cerchio che si chiude. Mariastella Gelmini, Mara Carfagna e Giusy Versace hanno deciso di fare dietrofront e tornare nel centrodestra, da dove erano partite. La loro fuga da Azione, il partito fondato da Carlo Calenda, non è passata inosservata, anzi. Un rientro che non si spiega solo con la nostalgia delle vecchie alleanze, ma con un dissenso profondo verso le ultime mosse del partito.

Tutto comincia con la scelta di sostenere Luciano D’Amico, candidato di centrosinistra in Abruzzo, seguita a stretto giro da quella di appoggiare Vito Bardi, governatore uscente del centrodestra in Basilicata. Due mosse che già lasciavano intravedere un partito in cerca di identità, ma che non avevano ancora spinto le tre parlamentari a sbattere la porta. Poi, la decisione del compagno di tante battaglie, Enrico Costa, di lasciare Azione e rientrare in Forza Italia ha tracciato un solco impossibile da ignorare.

La fuga strategica delle tre parlamentari

Ed è qui che entra in scena il vero nodo della questione: Gelmini, Carfagna e Versace sono tornate a respirare aria di casa. Non è un semplice riposizionamento politico, è una mossa ragionata, orchestrata con precisione. Il partito di Calenda non l’ha presa bene, e non poteva essere altrimenti. Le hanno “accolte e valorizzate in un momento particolarmente critico del loro percorso politico”, dichiarano, ma la realtà è che Azione si sente quasi tradita da chi, proprio sotto le sue ali, sembrava aver trovato rifugio.

“Rispettiamo le scelte personali,” afferma una nota, “ma riteniamo grave e incoerente passare dall’opposizione alla maggioranza a metà legislatura, contravvenendo così al mandato degli elettori”. È un colpo che ferisce Azione in profondità, riducendo ai minimi termini la sua rappresentanza parlamentare e seminando il caos all’interno del partito. Gelmini era vicesegretaria, Carfagna presidente: le loro dimissioni svuotano il cuore del progetto di Calenda e riducono a 10 i deputati del partito.

I motivi della grande fuga da Azione

Ma perché Gelmini, Carfagna e Versace hanno abbandonato la nave? La risposta, come spesso accade in politica, è nelle parole che non vengono dette. Per Gelmini, l’idea di un’alleanza con il Movimento 5 Stelle e la sinistra non è mai stata digerita. L’ex ministra ha sempre guardato con sospetto l’avvicinamento a quell’area politica che, fino a ieri, era l’avversario da battere. “Non posso accettare di entrare nel campo largo in un’alleanza che comprende il Movimento 5 Stelle e la sinistra di Bonelli e Fratoianni”, ha dichiarato Gelmini senza mezzi termini.

Anche Versace non nasconde il suo disappunto: il progetto centrista di Azione, che doveva essere una forza moderata e liberale, sarebbe, secondo il suo punto di vista, crollato in pochi mesi. “Il progetto ha iniziato a vacillare dopo soli sei mesi, lasciando ferite aperte e molti dei nostri elettori delusi”, ha spiegato.

Anche Mara Carfagna si è unita al coro e ha lasciato Azione principalmente a causa del suo disagio crescente nei confronti della linea politica intrapresa dal partito, in particolare riguardo a un possibile avvicinamento al centrosinistra.

Le prossime mosse di Calenda

E Carlo Calenda? Per ora resta al comando di un partito ridimensionato, ma deciso a non mollare. Nonostante le dimissioni a catena, il leader di Azione nega con forza qualsiasi volontà di spostarsi a sinistra. Anzi, rivendica la scelta di restare ancorato al centro, lontano dagli estremismi di ogni genere.

Se sia Carfagna che Gelmini decidessero davvero di unirsi al partito di Maurizio Lupi, si aprirebbe uno scenario interessante. Questa mossa andrebbe a rafforzare l’ala moderata della maggioranza, segnando un punto non indifferente per Lupi, che potrebbe vantare non uno, ma due ingressi di peso nel suo partito.