Dopo il passo falso di settembre causato dalla fine dei contratti estivi, l’occupazione nelle piccole e medie imprese ricomincia a salire. Secondo i dati dell’Osservatorio Mercato del Lavoro della CNA (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa) a ottobre il tasso di occupazione ha fatto registrare un +0.6% rispetto al mese precedente e un 3,8% su base annua. La ricerca viene effettuata su oltre 20.500 imprese e su 135.000 dipendenti iscritti alla CNA. L’aumento dell’occupazione è in gran parte merito del boom di assunzioni avute nell’ultimo anno, segno che l’economia e l’industria stanno ripartendo.
Cresce l’occupazione, ma non è tutto rose e fiori
L’aumento dell’occupazione è sicuramente un fatto positivo, ma analizzando i dati dell’Osservatorio Mercato del Lavoro CNA emergono dei numeri che è necessario analizzare. Con la fine degli incentivi del Governo per l’assunzione a tempo indeterminato, ricominciano a crescere i contratti a tempo determinato e i lavori a intermittenza. Un dato positivo riguarda l’occupazione femminile. Rispetto a ottobre 2016 è aumentata del 4,6%, anche se in larga parte grazie ai contratti di lavoro intermittente (+115%). Discorso leggermente differente per quanto riguarda gli uomini: nell’ultimo anno i contratti a tempo determinato sono aumentati del 40,9%, mentre quelli intermittenti del 44,7%. Anche l’apprendistato ha fatto registrare una crescita del 23,5%.
Come è andata l’occupazione a ottobre 2017
Ottobre 2017 ha fatto registrare un aumento sia delle assunzioni sia delle cessazioni di contratto. Le prime sono aumentate del 31,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre le seconde del 28,7%. Tutto ciò ha portato a un aumento su base annua del 3,8%. Per quanto riguarda le forme contrattuali, a ottobre 2017 si è registrato un aumento dei contratti a tempo indeterminato (+16,4% rispetto allo scorso anno). Ma l’aumento maggiore riguarda sempre i contratti a intermittenza: il motivo è abbastanza semplice. I contratti a intermittenza hanno sostituito il ruolo svolto precedentemente dai voucher.
PMI italiane, occupazione femminile nel 2024
È ancora forte il gap di genere nelle PMI italiane, per quanto riguarda i ruoli di vertice. Lo specifica l’Osservatorio del Lavoro 2.0. Un’indagine sul mercato del lavoro ha visto interessate 400 aziende da parte di W-Group. Per il 42% del campione non ci sono differenze tra uomini e donne nell’ottenimento di ruoli da manager, tenendo conto anche di donne con figli.
Il numero effettivo di donne manager in azienda raggiunge però una percentuale ancora minore. Si parla del 32%. Questa la percentuale di chi spiega come i casi nella propria realtà specifica siano molto pochi. Più del 21% dichiara inoltre che non sono affatto presenti.
Numero che preoccupano, soprattutto se connessi al gap retributivo di genere vigente in questo Paese. I dati sul fronte del settore privato, al 2022, ci dicono che la differenza tra uomini e donne ha raggiunto gli 8mila euro circa. Ciò si lega anche alla maggior presenza di lavoro part time tra le lavoratrici, che tentano così di bilanciare vita e lavoro. Ciò perché nella nostra società e nel nostro modello di azienda non è di fatto previsto il corporate welfare. Il benessere dei dipendenti dovrebbe avere la priorità in un’azienda che mira a crescere. Soltanto attraverso un ambiente sano, stimolato a supportato è possibile farlo davvero.