Pensioni, si rischia un maxi buco: crescono gap retributivi e disuguaglianze

L'INPS sarà presto commissariato a causa della voragine che si sta creando nel sistema pensionistico, che risente del mancato adeguamento delle retribuzioni alle pensioni

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Redazione

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E’ alto il rischio che si crei un maxi buco nella casse dell’INPS a causa delle dinamiche inflazionistiche, che hanno portato ad una massiccia rivalutazione delle pensioni, mentre le retribuzioni sono rimaste al palo e così i contributi versati dalla popolazione attiva, che sconta anche la perdita di valore della propria busta paga e quindi un calo del suo potere d’acquisto. L’allarme è stato lanciato dal presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, nel corso di un convegno sulle disuguaglianze salariali.

INPS verso commissariamento

Un buco che spinge l’INPS dritto verso il commissariamento, come previsto dal decreto approvato dal Consiglio dei Ministri, che porterà alla nomina di un nuovo direttore e degli altri organi amministrativi, che resteranno in carica quattro anni.

Un commissariamento che Tridico giudica “assolutamente immotivato”, perchè “non ha nessuna giustificazione” di fronte a performance ampiamente positive riportate dall’Istituto di previdenza.

A quanto ammonta i gap retributivo

Nella primo trimestre 2023, la differenza tra l’inflazione e la crescita delle retribuzioni contrattuali, pur in uno scenario di rallentamento della crescita dei prezzi, è risultata ancora superiore ai sette punti percentuali, secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Istat.

Basti pensare che la retribuzione oraria media nel periodo gennaio-marzo 2023 è cresciuta del 2,2% rispetto allo stesso periodo del 2022, mentre l’inflazione a marzo era “scesa” al 7,6%, rispetto al 9,1% di febbraio ed al 10% di gennaio.

Disuguaglianze salariali in aumento

I dati presentati al convegno fotografano un’Italia afflitta dalle disuguaglianze, soprattutto a livello salariale, a scapito dei lavoratori a basso reddito e dei giovani. Basti pensare che, fra le paghe di giovani e anziani, il gap è aumentato del 19% tra il 1985 e il 2019, nonostante l’età media si sia alzata da 35,8 a 42,7 anni e sia più difficile reperire lavoratori giovani.

Peggiora anche la situazione per i lavoratori a reddito più basso, con gli occupati al decimo percentile di reddito che, nel 2018, in termini reali, prendevano in media di meno rispetto al 1985, mentre per gli occupati al 90esimo percentile si registrano retribuzioni crescenti.

Necessario introdurre un salario minimo

Proprio queste disuguaglianze sono state citate dal numero uno dell’INPS, che è tornato a parlare di salario minimo; una misura utile a salvaguardare almeno le fasce di reddito più basse, che verrebbero così anche allineate all’inflazione.

Per Tridico, in questi  egli ultimi anni, sono state fatte politiche sbagliate, spendendo soldi a sostegno dell’occupazione e della flessibilità. Ad esempio, l’anno scorso sono stati spesi 22 miliardi in incentivi, ma l’occupazione è salita solo di uno 0,07%. Per contro,  è cresciuta molto l’occupazione nei servizi, in particolare in quelli con i salari più bassi, come ristorazione e turismo. “Un’economia da bar”, l’ha definita il Presidente dell’INPS.