Pensioni, novità e “Quota 100”: cosa cambia col governo M5S-Lega

Intanto, il ministro dell'Interno Salvini ribadisce "l'impegno sacro di smontare la Legge Fornero pezzo per pezzo"

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Redazione

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Pubblicato: 6 Giugno 2018 13:05Aggiornato: 26 Ottobre 2022 19:05

(Teleborsa) Sono stati in tanti a notare che nel lungo discorso programmatico pronunciato ieri in Senato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, durato più di 70 minuti, ha brillato per assenza uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale, considerato centrale nel programma di governo targato Lega-M5s: nessun riferimento esplicito al superamento della Legge Fornero che però resta un impegno prioritario, stando a quanto dichiarato dai rispettivi leader politici del governo gialloverde. Tanto che lo stesso Salvini, in serata, ha voluto ribadire “l’impegno sacro di smontare la Legge Fornero pezzo per pezzo”. 

QUOTA 100, COME FUNZIONA – In questi giorni, e in quelli passati, si è fatto un gran parlare della cosiddetta “Quota 100” teorizzata dal nuovo esecutivo che, in pratica, prevede l’uscita dal mondo del lavoro e l’entrata in quello della pensione quando la somma fra età anagrafica e contributi annui versati al fisco raggiunge, appunto, “quota 100”, con un limite minimo a 64 anni e 36 di contributi. Non è, dunque, ad esempio ipotizzabile il pacchetto 60 anni + 40 di contributi.

QUOTA 41 – Requisito quello dell’età minima che potrebbe scomparire con l’alternativa della “quota 41”, cioè 41 anni e mezzo di contributi a prescindere dall’età e a non più di due o tre anni di contributi figurativi (quelli accreditati su domanda del lavoratore o automaticamente in periodi, tassativamente individuati dalla legge, in cui ci sia stata un’interruzione o una riduzione dell’attività lavorativa, ma per i quali viene comunque garantita la copertura contributiva; la cassa integrazione ad esempio).

TAGLIO DELL’ASSEGNO DI CIRCA L’8% – Secondo le primissime stime, l’uscita dal lavoro a 64 anni potrebbe comportare un taglio dell’assegno di circa l’8%.
Ad esempio, ipotizzando un lavoratore x che lascia il lavoro con uno stipendio mensile di 1200 euro con la quota 100 lascerebbe a 64 anni con 828 euro di assegno. Lo stesso lavoratore adesso andrebbe in pensione a 67 anni con un assegno di 900 euro al mese.

I COSTI – In una recente intervista a Repubblica, l’economista Alberto Brambilla, già sottosegretario al Welfare nei governi Berlusconi tra 2001 e 2005, nonché uno degli autori del programma elettorale di Matteo Salvini, ha calcolato in 5 miliardi all’anno la spesa per le pensioni con la “quota 100” o la “quota 41”. Una stima piuttosto lontana dai 20 miliardi previsti dall’Inps.

LE CIFRE SECONDO BOERI, PRESIDENTE INPS – Numeri ben diversi quelli che mette sul piatto Tito Boeri, presidente Inps che, per il superamento della riforma Fornero attraverso quota 100 tra età e contributi o con 41 anni di contributi a qualunque età prevede un “costo immediato di 15 miliardi e poi un costo a regime di 20 miliardi”. Una cifra ben superiore ai 5 miliardi di euro indicati dal programma di M5S e Lega senza prevedere anche tutta una serie di condizioni per attenuare la misura.
“Si è parlato di quota 100: la valutazione che noi abbiamo fatto ci porta a ritenere che in presenza di quota 100 o 41 anni di contributi come condizione per il pensionamento, ipotizzando che il 90% di persone vada in pensione il primo anno, e questo è possibile perchè ce lo dice l’esperienza storica all’interno del nostro Paese, porterebbe a un costo immediato di 15 miliardi, a regime intorno ai 20 miliardi e l’impatto sul debito implicito sarebbe sarebbe di circa 105 milairdi di euro”, ha dichiarato nei giorni scorsi.

I CONTI NON TORNANO – Nel Programma di governo, aveva sottolineato Boeri, “c’è una cifra molto diversa, 5 miliardi”. Per arrivare a quella cifra, ha proseguito, “sicuramente bisogna imporre altre condizioni come ad esempio le finestre che sono state abolite dalla Fornero e comunque “non basta ancora per arrivare a cinque miliardi. Si potrebbero non considerare nelle quote “anche i contributi figurativi” e “tante altre cose”. “Credo che nel momento in cui si presentano programmi” di governo “invece di attaccare il dato amministrativo e le valutazione dell’Inps sulla base dei dati di cui dispone si dovrebbe avere l’onestà intellettuale di dire: noi vogliamo fare questo, non è esattamente quota 100 ma vogliamo farlo “con delle condizioni”.

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