In pensione 7 anni prima: in manovra il “regalo” a piloti e assistenti di volo

Piloti e assistenti di volo potranno andare in pensione a 60 anni. La pensione anticipata sarà finanziata dalla tassa di imbarco di 5 euro a passeggero

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Emanuela Galbusera

Giornalista di attualità economica

Giornalista pubblicista, ha maturato una solida esperienza nella produzione di news e approfondimenti relativi al mondo dell’economia e del lavoro e all’attualità, con un occhio vigile su innovazione e sostenibilità.

Pubblicato: 14 Dicembre 2018 16:44

Il governo ha inserito nella bozza del provvedimento sulla previdenza, che include la fatidica quota 100, un anticipo di due anni sull’età pensionistica per piloti, assistenti di volo e di terra, portando così a 7 anni lo “sconto” sul pensionamento.

In sostanza il personale di volo e di terra potrà lasciare nel prossimo biennio il posto di lavoro a 60 anni, 7 anni prima di tutti gli altri lavoratori. Oggi l’anticipo è di cinque anni, con la possibilità di lasciare il lavoro a 62 anni invece che a 67, come previsto dalla riforma Fornero.

Una agevolazione che vale, in particolare, per i dipendenti di Alitalia. Il prossimo anno se ne andrebbero infatti un centinaio di comandanti e 50 tra hostesse e steward, secondo fonti sindacali, e successivamente 60-70 piloti all’anno. La riduzione del personale consentirebbe di abbattere costi del lavoro che per l’ex compagnia sono particolarmente alti e la compagnia, più alleggerita, diventerebbe maggiormente appetibile sul mercato e potrebbe attirare nuovi acquirenti.

Tassa di imbarco permanente

Chi paga? L’anticipo del pensionamento avrebbe un costo. Mandare in pensione di vecchiaia i lavoratori del trasporto aereo, infatti, andrebbe a pesare sulla tassa di imbarco, il balzello di 5 euro a biglietto, che scade il prossimo 31 dicembre e che quindi diventerebbe strutturale, andando così a finanziare il Fondo volo e in particolare la pensione anticipata per il personale navigante (piloti e assistenti di volo) e per i tecnici di volo.

Oggi la tassa finanzia il Fondo di solidarietà del trasporto aereo, che si occupa di prestazioni di natura assistenziale e che, per esempio, garantisce soltanto a 1.500 dipendenti di Alitalia l’integrazione al reddito. Senza questi soldi il Fondo, la cui dotazione è di circa 300 milioni di euro, rischierebbe di saltare.