La Bce ferma i tassi al 2%, cosa cambia per chi ha un mutuo o pensa di chiederlo

I mutui a tasso variabile restano stabili, senza cali in vista, mentre i tassi fissi si muovono su livelli minimi di periodo: per molte famiglie può essere il momento di bloccare la rata

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

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Per la terza volta consecutiva la Banca centrale europea ha lasciato invariati i tassi di interesse: 2% sui depositi, 2,15% sui rifinanziamenti principali e 2,40% su quelli marginali.

La decisione, annunciata al termine della riunione del Consiglio direttivo a Firenze, segna una fase di pausa dopo otto tagli in un anno e sancisce, di fatto, la fine della serie di ribassi iniziata nel 2024. E come sempre ha effetti diretti sul mercato dei mutui.

La Bce lascia i tassi invariati al 2%

La presidente Christine Lagarde ha spiegato che l’obiettivo resta quello di garantire la stabilità dei prezzi, con un’inflazione vicina ma leggermente sopra il target del 2%.

L’eurozona continua a crescere, anche se lentamente: +0,2% nel terzo trimestre. A sostenere l’economia sono un mercato del lavoro robusto (disoccupazione al 6,3%) e bilanci delle famiglie ancora solidi, ma le prospettive restano incerte per effetto delle tensioni commerciali internazionali e dei riflessi geopolitici.

Cosa succede ai mutui

Sul fronte dei mercati, la reazione è stata contenuta. Euribor e Irs, gli indici di riferimento per i mutui, si muovono in un range molto stretto, segno che la decisione era ampiamente attesa.

Secondo le stime di MutuiSupermarket, l’Irs a 20 anni, il parametro per i tassi fissi, si manterrà poco sotto il 2% almeno fino alla prossima primavera. Anche i futures sull’Euribor indicano un lungo periodo di stabilità, con probabilità molto basse di nuovi tagli nei prossimi 12 mesi.

In sintesi:

  • chi ha un mutuo a tasso variabile non vedrà cambiamenti significativi nella rata nel breve periodo;
  • chi valuta una surroga troverà condizioni pressoché identiche agli ultimi mesi;
  • chi preferisce la sicurezza può oggi bloccare un tasso fisso ai minimi del periodo prima che una eventuale cambio di rotta dell’inflazione inverta la tendenza.

Il tasso medio sui nuovi mutui nell’area euro, secondo la Bce, resta intorno al 3,3%, invariato da inizio anno. Una stabilità che rappresenta una tregua dopo due anni di grande volatilità.

Le prospettive sui mutui

Per i mutuatari italiani, la fase attuale può essere letta come una tregua. Chi ha stipulato un mutuo a tasso variabile negli ultimi anni, dopo l’impennata del 2023, oggi paga rate sostanzialmente stabili. Le banche, inoltre, mantengono standard di credito simili ai mesi precedenti, senza particolari irrigidimenti.

Per chi invece sta valutando un nuovo mutuo, le opportunità non mancano, ma vanno lette con attenzione:

  • niente nuovi ribassi almeno fino al 2026;
  • tassi fissi ancora convenienti ma ai minimi di periodo;
  • variabili più prevedibili ma senza margini di ulteriore discesa.

Le simulazioni sui principali comparatori mostrano che per un finanziamento da 150.000 euro in 25 anni, la differenza tra un mutuo fisso e un mutuo variabile si è ridotta a poche decine di euro mensili. Segno che la curva dei tassi si è ormai appiattita.

Tirando le somme, i mutui sono in bonaccia: le rate restano ferme e i nuovi mutui non aumentano ma neppure scendono.

Per quanto riguarda i mesi a venire, la Bce preferisce muoversi con cautela, mantenendo un approccio basato sui dati: ogni decisione sarà presa riunione per riunione, in base ai dati economici e all’evoluzione dell’inflazione. E i mutui reagiranno di conseguenza.