Qual è l’età migliore per chiedere un mutuo e cosa cambia dopo i 36 anni

Mutui, la fascia d'età che riesce davvero ad accendere un finanziamento e come cambia la variabile quando si tratta di prestiti personali

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Claudio Cafarelli

Giornalista e content manager

Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

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L’età dei richiedenti è uno dei fattori chiave che influenzano l’accesso al credito in Italia. Mutui e prestiti personali rispondono a logiche diverse, ma entrambi riflettono i cambiamenti demografici, lavorativi e reddituali delle famiglie. I dati più recenti diffusi da Kiron Partner SpA consentono di osservare come si distribuiscono le richieste per fascia anagrafica e di capire in che modo l’età incida sulle scelte di finanziamento, sulle durate e sugli importi richiesti.

Mutui, l’età come variabile centrale

Nel mercato dei mutui, l’età assume un peso più rilevante. Le banche valutano con attenzione la sostenibilità della rata nel lungo periodo e la possibilità che il finanziamento si estenda oltre l’età pensionabile. Questo spiega perché la maggior parte dei mutuatari si concentri tra i 30 e i 50 anni, una fascia considerata ideale per combinare capacità di rimborso e durata del piano di ammortamento.

I più giovani accedono spesso al mutuo come primo strumento di investimento immobiliare, mentre dopo i 55-60 anni l’accesso tende a ridursi, salvo casi di redditi elevati o garanzie aggiuntive. L’età incide quindi non solo sulla probabilità di ottenere il mutuo, ma anche sulla sua durata massima.

L’analisi anagrafica si intreccia con quella professionale. Per i mutui, la stabilità del reddito resta un requisito centrale, che tende a favorire chi ha una posizione lavorativa consolidata, spesso raggiunta dopo i 30 anni. L’età diventa così una variabile indiretta, legata alla carriera e alla continuità reddituale.

L’età media di chi chiede un prestito personale

Nel caso dei prestiti personali, l’età media dei richiedenti si attesta a 41,2 anni. Si tratta di un valore che segnala una forte concentrazione nelle fasce centrali della popolazione attiva, con una prevalenza netta di soggetti sotto i 45 anni. Oltre il 65% delle domande proviene infatti da questa area anagrafica, mentre circa un cliente su tre ha meno di 34 anni.

Questi numeri mostrano come il prestito personale sia percepito come uno strumento flessibile, adatto anche a chi si trova nelle prime fasi della carriera lavorativa. L’importo medio più contenuto rispetto al mutuo e la possibilità di allungare i piani di rimborso rendono questa forma di credito accessibile anche a chi non dispone ancora di una piena stabilità reddituale.

Confronto tra mercati, mutui e prestiti personali

Un confronto diretto tra mutui e prestiti personali evidenzia differenze strutturali legate proprio all’età dei richiedenti. I prestiti personali intercettano una platea più ampia e trasversale, con una forte presenza di under 45 e una quota non trascurabile di over 50, inclusi pensionati.

Nel mercato dei mutui, invece, la selezione anagrafica è più rigida. L’impegno finanziario di lungo periodo e gli importi più elevati portano gli istituti di credito a privilegiare fasce di età considerate compatibili con orizzonti temporali di 20 o 30 anni. Questo rende il mutuo uno strumento più legato a specifiche fasi della vita, come la formazione di un nucleo familiare o l’acquisto della prima casa.

Durata dei finanziamenti e sostenibilità

I dati sui prestiti personali mostrano una crescente preferenza per piani di rimborso più lunghi. La durata media supera ormai i 80 mesi, un segnale della ricerca di rate più sostenibili anche a fronte di importi non elevatissimi. Questo trend riguarda soprattutto le fasce di età centrali, che puntano a bilanciare impegni familiari, spese correnti e rimborso del debito.

Nel caso dei mutui, la durata resta più elevata, ma è fortemente condizionata dall’età di ingresso. Un richiedente giovane può accedere a piani di ammortamento più lunghi, mentre chi si avvicina alla pensione deve spesso optare per soluzioni più brevi, con rate più alte.