A Milano fino a domenica c’è Qlhype, un pop up nel Quadrilatero della moda che vende abbigliamento, borse, scarpe ed accessori vari, tutti delle migliori marche e selezionati dal guardaroba di VIP e influencer.
Qui è possibile trovare anche prodotti d’archivio invenduti e di campionario. Ogni capo è accuratamente selezionato e autenticato da un team di esperti. Ciò che rende unico questo temporary è la sezione Closets, dove è possibile acquistare outfit direttamente dalla cabina armadio di Ignazio Moser, Cecilia Rodriguez, Mariano Di Vaio, Guè Pequeno, Belen Rodriguez, Taylor Mega, Giulia De Lellis, solo per fare alcuni nomi.
«Ci rivolgiamo a una comunità che la pensa come noi e che è alla ricerca di stili audaci, ma che allo stesso tempo vuole preservare l’impatto ambientale, scegliendo un acquisto più consapevole.» Si legge sul sito web di Qlhype.
Che lo si chiami vintage, upcycling o second hand, comprare abiti o borse usate è diventato un vero status symbol. Un trend per tutte le fasce di reddito in particolare nella moda luxury dove lo scopo non è solo spendere meno, ma acquistare vestiti da selezioni accurate o appartenenti a personaggi noti.
In una realtà in cui il vintage si compra solo (o quasi) sulle app, questa è l’occasione per toccare con mano capi di alta moda, provare e farsi consigliare da chi ne sa sicuramente più di voi.
Così acquistare un capo pre-loved, anche così viene definito l’usato, consente di allungare la vita ad un prodotto già esistente riducendo così i costi ambientali legati allo smaltimento e consentendo un taglio consistente delle emissioni di CO2 in atmosfera.
Che si dica “second hand” o “pre-loved”, il risultato è lo stesso. Possiamo dire con certezza che gli italiani hanno la “febbre” da abiti usati: una vera e propria economia parallela che nel 2022 ha portato 24 milioni di cittadini a comprare vestiti di seconda mano e il cui giro d’affari. Non sono ancora disponibili i dati del 2023 ma il trend sembra sempre più in crescita.
Possiamo concludere aggiungendo che, secondo l’Osservatorio Second hand economy, il settore ha toccato i 25 miliardi di euro ed è destinato a crescere. La spesa pro capite per l’abbigliamento di seconda mano supera così in Italia la soglia dei mille euro annui (1.042 euro circa) coinvolgendo il 40% dei consumatori italiani.