Giorgio Armani, quanto vale il patrimonio: un impero miliardario in eredità

Lo stilista aveva 91 anni ed era fondatore di un’azienda che ha cambiato il mondo della moda. A chi andrà il suo patrimonio miliardario

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

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Il mondo della moda e della cultura piange Giorgio Armani. Lo stilista italiano è morto all’età di 91 anni dopo una lunga malattia. Lo comunica “con infinito cordoglio” il gruppo Armani, che annuncia la “scomparsa del suo ideatore, fondatore e instancabile motore”.

La storia

Nato a Piacenza l’11 luglio del 1934, Giorgio Armani nel 1949 si trasferì a Milano con la famiglia. Dopo l’università, iniziò a lavorare come vetrinista alla Rinascente di Milano. Continuò come assistente fotografo e poi buyer (cioè sceglieva cosa comprare per rivenderlo in negozio) e infine nel reparto vendite finché, a inizio anni Sessanta, ottenne un lavoro come designer dallo stilista Nino Cerruti.

Alla fine degli anni Sessanta conobbe Sergio Galeotti, che divenne il suo compagno nella vita e nel lavoro: Galeotti lo convinse a mettersi in proprio e a lavorare come consulente di marchi di moda, e poi ad aprire un suo studio a Milano nel 1973. Nel 1975 Armani e Galeotti fondarono insieme la Giorgio Armani Spa e in quell’anno venne presentata la prima collezione maschile, quella per la primavera/estate 1976, che ottenne subito l’attenzione degli addetti ai lavori.

Con il tempo, il marchio ha ampliato il proprio universo anche ad altri settori, diventati parte integrante della sua identità: Armani Casa, Armani Beauty, Armani Ristorante, Armani Hotels. Ambiti differenti, ma accomunati da una direzione stilistica coerente, fondata su rigore formale, eleganza minimalista e qualità discreta.

Il fatturato

Con un fatturato di oltre 2 miliardi di euro annui e una rete globale di oltre 500 negozi monomarca, l’universo Armani ha rappresentato per decenni un’anomalia virtuosa nel panorama globale della moda, in un mondo dominato ormai da colossi come LVMH, Kering o Richemont. Presente in quasi tutto il mondo, l’azienda contava nel 2024 oltre 8mila dipendenti e un margine operativo tra i più alti del settore.

Per quanto riguarda l’azienda, stando all’ultimo bilancio, il fatturato indotto si attestava a circa 4,5 miliardi di euro, con una riduzione del 2,6% rispetto al 2022, confermando la contrazione del segmento più accessibile del mercato del lusso, maggiormente evidente nel secondo semestre del 2023.

Appassionato di barche, era proprietario del megayacht Main. Con una lunghezza di 65 metri, una suite armatoriale e sei cabine ospiti, il suo valore stimato è di 65 milioni di euro.

Il futuro dell’azienda

Nelle ultime settimane Giorgio Armani aveva deciso di effettuare un “trasferimento graduale“, come lo aveva definito lui in un’intervista al supplemento How to spend it del Financial Times, delle responsabilità ai suoi collaboratori più stretti e alla sua famiglia. Un modo per organizzare al meglio la sua successione in azienda da lui fondata il 24 luglio 1975. Coinvolti in questo trasferimento ci sarebbero i collaboratori a lui più vicini, come Leo Dell’Orco, i membri della sua famiglia e l’intero team di lavoro.

L’azienda di Armani, in termini di leadership, è un perfetto esempio di controllo societario. Giorgio Armani è rimasto fino all’ultimo l’unico proprietario della holding, senza mai cedere quote a fondi o gruppi terzi, né in cambio di liquidità né in cambio di visibilità. Questa scelta, controcorrente nel panorama del lusso, gli ha permesso di mantenere un’identità inalterata.

Proprio per garantire continuità, nel 2016 fu creata la Fondazione Giorgio Armani, composta da un consiglio fiduciario incaricato di vigilare sull’identità estetica, culturale e imprenditoriale del brand anche dopo la sua morte.