Frutta e verdura in crisi in Italia, persi 300mila ettari di alberi in 15 anni

Il declino dell’ortofrutta italiana rappresenta un problema non solo economico, ma anche sociale e ambientale secondo l'ultima analisi pubblicata da Coldiretti: cosa sta succedendo

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Pubblicato: 22 Febbraio 2025 12:00

Negli ultimi 15 anni, il settore ortofrutticolo italiano ha subito una drastica riduzione delle superfici coltivate, con la perdita di quasi 300mila ettari tra frutteti e ortaggi. Il dato, emerso durante l’incontro organizzato da Coldiretti e Filiera Italia al salone Fruit Logistica di Berlino tenutosi a febbraio 2025, certifica una crisi strutturale che sta mettendo a rischio la produzione nazionale e la competitività del Made in Italy agroalimentare.

La crisi dei frutteti in Italia: 200 milioni di piante scomparse

La superficie coltivata a frutta e agrumi è scesa per la prima volta sotto la soglia dei 500mila ettari in Italia, con la perdita di 200mila ettari di frutteti e il conseguente taglio di oltre 200 milioni di piante da frutto. Un duro colpo per un settore che vanta primati europei nella produzione di kiwi, pere, ciliegie, uva da tavola, albicocche e agrumi. Parallelamente, anche il comparto di ortaggi, legumi e patate ha subito una riduzione significativa, con una perdita di 100mila ettari nello stesso periodo.

Alla base di questa crisi vi è una combinazione di fattori. Tra i principali, il prezzo riconosciuto agli agricoltori, spesso inferiore ai costi di produzione, ha reso sempre meno sostenibile l’attività di molte aziende. Inoltre, anche l’aumento dei costi per manodopera, energia e trasporti ha ulteriormente aggravato la situazione, spingendo molti produttori a ridurre le coltivazioni o addirittura ad abbandonarle.

Il peso del cambiamento climatico

A complicare ulteriormente il quadro si aggiungono gli effetti dei cambiamenti climatici, con eventi estremi che negli ultimi anni hanno devastato la produzione agricola. Nel 2023, le alluvioni hanno causato un crollo del 63% del raccolto di pere e del 30% per pesche e nettarine. Nel 2024, la siccità ha ridotto la produzione di agrumi del 20%, mentre la moria ha dimezzato la produzione di kiwi. Danni ingenti si registrano anche per nocciole e ciliegie.

Insetti e malattie aliene devastano le coltivazioni

A peggiorare la situazione, oltre al clima, c’è una vera e propria invasione di insetti e patogeni esotici che compromettono la produzione. Tra i nemici principali:

  • la cimice asiatica, che attacca frutteti e ortaggi;
  • la cinipide galligeno, responsabile del crollo della produzione di castagne;
  • la drosophila suzukii, un moscerino killer che colpisce ciliegie, mirtilli e uva;
  • la tristeza degli agrumi e il virus rugoso del pomodoro, che decimano le produzioni.

E questo è un problema soprattutto se si considera che in Italia mancano strumenti fitosanitari adeguati. Nel nostro Paese, infatti, l’uso di fitofarmaci si è ridotto del 50% negli ultimi 30 anni, con un drastico calo dei prodotti disponibili, passati da oltre 1.000 a circa 300. Nel frattempo, l’accesso alle nuove tecnologie di miglioramento genetico, come le Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA), subisce ritardi che penalizzano ulteriormente i produttori.

Italia da esportatore a importatore di ortofrutta

Ovviamente, la riduzione delle superfici coltivate ha avuto un impatto diretto sulla bilancia commerciale e, di conseguenza, anche sulle imprese del settore. L’Italia, da storico esportatore di ortofrutta, è passata a registrare un saldo negativo, importando più di quanto esporta. Questo anche a causa della concorrenza sleale di paesi extra-UE, che beneficiano di costi di produzione inferiori e dell’uso di pesticidi vietati in Europa.

Anche per questo motivo, la crisi dell’ortofrutta si è estesa dalla produzione ai consumi domestici. Negli ultimi cinque anni, le famiglie italiane hanno ridotto gli acquisti di frutta di 21 kg pro capite e di ortaggi di 19 kg, per un totale di 40 kg in meno a persona. Un trend allarmante, non solo da un punto di vista economico, perché sintomatico di altri problemi di fondo, ma perché di fatto ha possibili ripercussioni anche sulla salute dei consumatori.

Per contrastare il declino del settore, Coldiretti ha proposto come strategia una maggiore aggregazione tra produttori, incentivando fusioni e adesione alle Organizzazioni di Produttori (OP), ma anche investimenti per l’adattamento climatico, con incentivi per sistemi di risparmio idrico, invasi e protezione dai fenomeni estremi.

Da qui quindi la necessità anche di promuovere il sostegno delle nuove tecnologie, per migliorare la competitività senza ricorrere agli OGM e tutelare la produzione nazionale, garantendo regole di reciprocità con i paesi esportatori e contrastando la concorrenza sleale.