Una piccola grande rivoluzione investirà presto il mercato del lavoro. L’obiettivo è duplice: introdurre trasparenza salariale e porre fine al cosiddetto gender gap pay. Stop dunque ai colloqui in cui l’azienda passa ai raggi X la vita del candidato, ma omette di fornire informazioni in merito allo stipendio offerto.
Trasparenza salariale e lotta al gender gap
La paga dovrà obbligatoriamente venire espressa in sede di colloquio o addirittura prima, nel testo dell’annuncio pubblicato. E non solo: a lavoratori e lavoratrici, a parità di mansione, dovranno essere garantiti gli stessi salari. Lo stabilisce la direttiva europea su parità salariale e trasparenza, approvata a grande maggioranza dal Parlamento di Strasburgo. Entro i prossimi tre anni la direttiva dovrà essere recepita dalla legislazione di tutti i 27 Stati membri dell’Unione.
Oggi è quasi impossibile trovare un annuncio di lavoro che indichi con esattezza la RAL (Retribuzione Annua Lorda) offerta per la posizione in oggetto. Alcuni datori di lavoro poi hanno l’abitudine di indicare nei loro annunci dei range retributivi eccessivamente elastici e per nulla indicativi, ad esempio da 400 a 800 euro per uno stage, da 1.200 a 1.500 euro per una posizione a tempo determinato e così via…
Sul web, oltre ai classici consigli su come affrontare un colloquio di lavoro individuale,o anche un colloquio di gruppo, abbondano anche sedicenti guru delle risorse umane che spesso suggeriscono al candidato di non chiedere informazioni in merito al salario perché ciò potrebbe farlo apparire venale o più interessato al denaro che alla condivisione della vision aziendale.
Con la nuova direttiva saranno considerate carta straccia eventuali clausole di segretezza salariale firmate fra azienda e lavoratore. L’Ue obbligherà anche a indicare, nell’annuncio o durante il colloquio di lavoro, quale sarà l’effettiva mansione che il candidato andrà a ricoprire. Agli addetti alle risorse umane sarà inoltre proibito chiedere ai candidati informazioni sulle retribuzioni percepite in lavori precedenti. Ciò servirà a evitare che le aziende facciano offerte al ribasso a chi provenga da salari modesti.
Trasparenza su stipendi e aumenti salariali
Le donne sono tradizionalmente i soggetti deboli del mercato del lavoro. Già in sede di colloquio una donna può sentirsi rivolgere domande che a un uomo non verrebbero mai fatte.
Entro i prossimi tre anni le aziende con più di 100 dipendenti saranno obbligate a riferire ai dipendenti situazioni in cui, senza giustificazioni, si vengano a creare disparità salariali che superino il 5%. E saranno di conseguenza obbligate a correggerle.
Ai dipendenti sarà permesso di accedere a dati aggregati per genere sulle retribuzioni e potranno conoscere i criteri utilizzati per la definizione degli stipendi e degli aumenti. Stipendi e aumenti che dovranno naturalmente essere neutrali, cioè non influenzati dal genere.
Europa e gender gap
La direttiva, proposta dalla Commissione europea, è stata approvata dal Parlamento di Strasburgo lo scorso 30 marzo con 427 voti favorevoli, 79 contrari e 76 astenuti. Oltre a introdurre maggiore trasparenza, l’Europa punta così ad eliminare definitivamente il gender pay gap.
Nel 2021 l’Eurostat ha stimato un divario medio del 13% fra le paghe delle lavoratrici rispetto alle paghe dei lavoratori, a parità di carriera. Media che registra picchi in alcuni paesi, come l’Estonia dove il divario si attesta al 20,5%. A fine carriera tale gap si ripercuote inevitabilmente anche sui trattamenti pensionistici.