I due terzi delle risorse della Legge di Bilancio 2024 presentata in conferenza stampa il 16 ottobre verranno utilizzati per rendere più pesanti gli stipendi. Oltre agli aumenti in busta paga derivanti dal taglio del cuneo fiscale c’è una novità che riguarda i fringe benefit, quei beni e servizi elargiti dal datore di lavoro che sono aggiuntivi alla retribuzione in busta paga.
Bonus dipendenti 2024
Per il 2024 il tetto massimo di esenzione fiscale per le misure di welfare aziendale sale a 1.000 euro per tutti i lavoratori dipendenti e raddoppia a 2.000 euro per quelli con figli a carico.
Il Decreto Lavoro 2023 aveva già previsto la conferma dei fringe benefit. Nell’anno in corso il beneficio è stato quantificato in 258,23 euro per i lavoratori dipendenti, che arrivano a 3.000 euro in caso di figli a carico. “Rendiamo la misura strutturale con delle modifiche. Il fringe, come sapete, è l’una tantum che il datore di lavoro può dare al lavoratore. È una misura detassata. La portiamo per il 2024 a 2.000 euro per i lavoratori con figli (attualmente è 258 circa), fino a 1.000 euro per tutti gli altri lavoratori”. Così aveva detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante la conferenza stampa di presentazione della Manovra 2024.
Cosa sono i fringe benefit: esempi pratici
I fringe benefit ricadono nella categoria dei compensi in natura, ovvero quella parte di retribuzione (comunque presente nel cedolino) che viene erogata dal datore di lavoro sotto forma di beni e servizi. Gli esempi più comuni di fringe benefit riguardano la concessione di buoni pasto, auto aziendali, cellulari aziendali, uso di abitazioni (in in comodato d’uso o con affitto agevolato), prestiti agevolati, borse di studio e voucher cartacei o elettronici per una serie di servizi (bollette, palestra, benzina, spesa e vacanza).
Quanto costano i fringe benefit al datore di lavoro
L’applicazione dei fringe benefit è opzionale: non esiste nessun obbligo per il datore di lavoro di erogare i fringe benefit. I fringe benefit possono essere erogati alla generalità dei lavoratori, ma anche a un lavoratore in particolare. I servizi e i beni aggiuntivi alla retribuzione non rappresentano un costo oneroso per l’azienda, ma anzi sono deducibili entro i limiti sopra indicati, come specificato in Legge di Bilancio e nel Testo Unico delle Imposte dei Redditi. Oltre tale soglia i beni e i servizi erogati costituiscono un costo per l’impresa e sono soggetti a tassazione. Per quanto riguarda i dipendenti, a stabilire come debbano essere trattati fiscalmente i fringe benefit è l’articolo 52 del DPR n. 917/86.
Fringe benefit: come richiederlo
Di norma, e salvo specificità aziendali, il fringe benefit base si applica in automatico a tutti i lavoratori. Solo in caso di figli a carico il dipendente deve informare il datore di lavoro secondo le procedure definite dall’azienda (non esiste una procedura standard universale). Nella comunicazione va inserito il codice fiscale di ciascun figlio.