Donne imprenditrici, Italia prima in Europa ma per il tasso di occupazione siamo al palo

L'Italia ha 1.610.000 donne imprenditrici, più di Francia e Germania. Ma per il tasso di occupazione femminile generale siamo sotto la media Ue

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 30 Dicembre 2024 13:26

Riguardo all’occupazione femminile, l’Italia presenta una condizione paradossale: da una parte il numero di donne imprenditrici è il più alto d’Europa; dall’altra parte il tasso di occupazione femminile è il più basso dell’Ue.

I numeri, raccontato dall’ultimo report della Cgia di Mestre, non mentono: le lavoratrici indipendenti in Italia sono 1.610.000. In Francia sono 1.433.100 (176.900 in meno) e in Germania sono 1.294.100 (315.900 in meno).

Il dato è ancora più interessante se rapportato alla demografia: l’Italia ha poco meno di 59 milioni di abitanti, mentre la Francia supera i 68 milioni e la Germania sfiora gli 85 milioni.

Le imprenditrici in Italia

Questa la distribuzione delle donne imprenditrici nei vari settori, secondo l’analisi della Cgia di Mestre:

  • circa il 56% opera nei servizi alla persona e alle imprese (parrucchiere, estetiste, agenzie immobiliari, consulenti, eccetera);
  • poco meno del 20% opera nel commercio;
  • circa il 10% lavora nell’Horeca (ospitalità e ristorazione);
  • circa il 6% è attivo nell’industria e nell’agricoltura.

I dati evidenziano come le donne imprenditrici tendano ad assumere altre donne in misura maggiore rispetto a quanto non facciano gli imprenditori uomini.

Il report analizza poi le motivazioni che spingono le donne verso la carriera di imprenditrice. Alcuni sono fattori strutturali, come il lungo stato di disoccupazione in zone in cui l’offerta di lavoro è scarsa; pesano poi le tradizioni familiari e gli incentivi economici. Ci sono poi altri fattori motivazionali, come la ricerca di flessibilità e il bisogno di indipendenza. Ma c’è anche la necessità di rientrare nel mercato del lavoro, ad esempio dopo la nascita di un figlio.

Le province rosa

Le Province con la maggiore incidenza di imprese femminili, intesa come percentuale sul totale, sono:

  • Cagliari – 40,5% con 13.340 imprese femminili sul totale provinciale;
  • Benevento – 30,5% con 9.227 imprese;
  • Avellino – 30,2% con 11.149 imprese.

La prima Provincia del Nord è La Spezia, che a livello nazionale è solo al 18° posto con il 26,4% di imprese femminili.

Per quanto riguarda invece i dati assoluti, le Province con il maggior numero di imprese femminili sono:

  • Roma – 76.519 (pari al 22,7% del totale locale);
  • Milano – 57.341 (17,9%);
  • Napoli – 55.904 (21,7%);
  • Torino – 44.051 (22,4%).

Male il tasso di occupazione

Per quanto riguarda il tasso di occupazione, ovvero il numero di donne occupate rispetto al totale della popolazione, l’Italia non se la passa bene: secondo l’Eurostat, nel terzo trimestre del 2024 l’Italia era a quota 53,6%, ben al di sotto della media Ue del 66,5%. Le cause sono arcinote: l’occupazione femminile è ostacolata dal carico di lavoro domestico e dalla scarsa disponibilità di servizi per l’infanzia.

Si aggiunga poi che la situazione attuale innesca, probabilmente, circoli viziosi che affossano letteralmente la professionalità femminile: “Perché investire nella carriera, facendo enormi sacrifici, se poi sarà comunque necessario lasciare il lavoro per dedicarsi alle cure parentali in caso di gravidanza?”, è il pensiero di molte. Questo si risolve in un gender gap salariale: il Gender policy report 2024 dell’Inapp spiega che nel mercato del lavoro le donne sono 18 punti indietro agli uomini. Un freno per la carriera, che si traduce in una perdita media di 5.000 euro all’anno per le lavoratrici e che ha anche pesanti ripercussioni sulla pensione futura.

Diversi osservatori (Cnel, Bankitalia e Fondazione Nord Est, fra gli altri) evidenziano come il sistema-Paese abbia bisogno, fra le altre cose, anche di aumentare con urgenza il tasso di occupazione femminile.