Boom di occupati tra i lavoratori sotto i 25 anni, si riduce il divario con l’Europa: lo studio

Secondo la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, tra il 2021 e il 2023 l'occupazione giovanile ha fatto segnare un tasso di crescita doppio rispetto a quello generale

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Pubblicato: 10 Agosto 2024 09:00

Si accorcia la distanza tra l’Italia e il resto dell’Europa sul lavoro tra gli under 25. Tra il 2021 e il 2023 l’occupazione giovanile nel nostro Paese ha fatto segnare un’impennata con un tasso di crescita dell’8,9%, doppio rispetto a quello generale del 4,5%. A rilevarlo è uno studio della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, che nella sua nota di aggiornamento sottolinea come sul milione e 26 mila posti di lavoro in più registrati nei tre anni presi in esame, circa 439mila hanno riguardato giovani con meno di 35 anni e di questi 169mila sono gli assunti tra coloro con un’età inferiore ai 25 anni.

I numeri dell’occupazione giovanile

Secondo l’elaborazione degli esperti del lavoro su dati Istat, è proprio la categoria degli under 25 ad aver fatto registrare il tasso di crescita più alto, con un +16,7%.

Numeri che avvicinano l’Italia alla media Ue sull’occupazione giovanile, ma che non bastano per risollevare il nostro Paese dal fondo della classifica europea del lavoro: nella fascia d’età 20-24 anni (la più  bassa) infatti, rispetto a un tasso di occupazione medio europeo del 54,2%, quello italiano si attesta al 36%.

Fattore principale di ritardo rispetto agli altri Paesi europei è l’ingresso tardivo nel mercato del lavoro, che inficia le possibilità di inserimento e crescita professionale: in Italia soltanto il 22,4% tra i 20 e 34 anni dichiara di aver lavorato durante il percorso di studi, a fronte di valori molto più elevati nei Paesi Bassi (72,3%), Germania (68%) e Austria (64,4%).

Con lo studio intitolato “Cresce l’occupazione giovanile. Si riduce il gap con l’Europa” viene sottolineata però l’inversione di tendenza che questa fetta del mercato del lavoro aveva intrapreso a partire negli anni 2000, spinta dalle esigenze da una parte di molte aziende ad innovare e dall’altra di diversi comparti, in primis la pubblica amministrazione di realizzare un fisiologico turn over in favore dei giovani lavoratori.

Dalla rilevazione emerge inoltre come tra il 2021 e 2023 ci siano più contratti a tempo indeterminato: 373 mila su un totale di 415mila assunzioni.

In aumento, anche i giovani professionisti altamente qualificati, con 113mila unità di profili intellettuali e scientifici (+10,9%) e 125mila tecnici intermedi (+9,4%).

I settori con più giovani

Andando a guardare nello specifico i settori del mercato del lavoro, a fornire il maggiore contributo per la crescita dell’occupazione giovanile è il turismo che, con 140mila occupati in più nei servizi di alloggio e ristorazione, ha registrato un incremento del 23,7%.

Dati su cui esprime tutta la sua soddisfazione la ministra Daniela Santanchè: “Le nuove generazioni vengono sempre associate al futuro, ma noi – come ministero e governo – siamo consapevoli che i nostri giovani vanno valorizzati oggi. Solo con questo approccio possiamo garantire un domani prospero per la nostra società”.

“I giovani italiani hanno colto la sfida del turismo, un settore dinamico e innovativo, ben sapendo di lavorare in un comparto che rappresenta un biglietto da visita della Nazione. Adesso agiamo per rafforzare la formazione del personale e per aumentare il livello di qualità del settore, rendendolo sempre più attrattivo per le nuove leve. Al tempo stesso, con le nostre misure di detassazione delle mance e decontribuzione del lavoro notturno e festivo, stiamo dando nuovo slancio all’occupazione: i risultati iniziano a vedersi e siamo certi che riusciremo a consolidarli nel breve termine” è stata l’analisi della responsabile del Turismo.

Ad essere ringiovaniti negli ultimi anni anche i settori della salute e assistenza (+10,1%) e dell’informazione e comunicazione (+20,3%), così come le attività artistiche, sportive e di divertimento che, con un saldo di 37mila occupati in più, hanno registrato un incremento del 32,1%.