L’Europa del futuro secondo la Gen Z: una “casa” per tutti, inclusiva e green

In occasione delle Elezioni europee, l'Icei ha raccolto le opinioni delle nuove generazioni sull’Europa di oggi insieme ai desideri e alle proposte di cambiamento

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Sappiamo bene, o più o meno bene, com’è e cos’è l’Europa di oggi. Ma come sarà invece l’Europa di domani? Quali valori incarnerà e per cosa si batterà?

In occasione delle Elezioni europee, l’Icei – Istituto Cooperazione Economica Internazionale ha raccolto le opinioni delle nuove generazioni sull’Europa di oggi insieme ai desideri e alle proposte di cambiamento per l’Europa di domani.

“Il risultato è un’Europa più attenta ai diritti di tutte e tutti, all’ambiente e alla lotta contro le discriminazioni” spiega a QuiFinanza la direttrice dell’Icei Rosaria De Paoli. “La nostra survey ha esplorato diversi aspetti della percezione giovanile riguardo all’identità europea, alla fiducia nelle istituzioni e all’impegno civico. I partecipanti hanno indicato una serie di questioni ritenute cruciali per l’Europa oggi, come il cambiamento climatico, l’aumento del costo della vita, le ineguaglianze sociali, il contrasto alle discriminazioni, la disoccupazione giovanile e la stabilità politica”.

De Paoli, voi come Icei lavorate da anni su progetti con i giovani della Generazione Z in tutta Italia. Com’è stato farlo ora in occasione delle elezioni?

Con questo progetto, “Evolving Futures: Youth participation in EE24 and beyond“, finanziato dal Parlamento Europeo e co-finanziato dalla fondazione tedesca Stiftung fuer die internationalen Wochen gegen Rassismus, in particolare, abbiamo coinvolto gruppi di giovani in diverse città italiane che hanno partecipato a laboratori, eventi, workshop creativi e a un’indagine online, riflettendo insieme sul futuro che immaginano per l’Europa e su quali possano essere gli strumenti concreti per iniziare a costruirlo. La finalità del programma è promuovere l’empowerment dei giovani cittadini e degli operatori  giovanili per incentivare la partecipazione democratica attraverso il voto delle nuove generazioni.

Come si è svolta la ricerca?

Abbiamo utilizzato, con il supporto dei designer e ricercatori dell’associazione InTra di Milano, la tecnica del Future Thinking, una metodologia volta all’immaginazione di scenari e percorsi futuri desiderabili, per stimolare riflessioni critiche su tematiche complesse di interesse collettivo. Abbiamo realizzato nelle quattro realtà giovanili coinvolte di tre città italiane – Reggio Emilia, Modena e Venezia Mestre – un totale di 17 attività: 4 forum di discussione giovanili, 4 workshop sui futuri desiderabili, 4 laboratori creativi, 4 eventi locali di sensibilizzazione e un evento finale di formazione e di presentazione dei risultati, accompagnate da una campagna di comunicazione sui social media.

E a livello nazionale?

A livello nazionale è stata condotta un’indagine online su tutto il territorio. Le attività hanno visto coinvolti complessivamente oltre 620 giovani e i risultati presentano il quadro di una generazione tutt’altro che lontana dall’Europa, anzi.

I giovani italiani si sentono europei?

Decisamente sì. Ben il 70,7% dei giovani vede l’Unione Europea, e il 65.9% la ricerca, la scienza e lo sviluppo tecnologico, come i principali attori in grado di influenzare positivamente il futuro. Anche il governo nazionale (55.8%) e le azioni dal basso della cittadinanza (50.5%) sono ritenuti importanti. Emerge la forte convinzione che i giovani dovrebbero essere maggiormente coinvolti nel processo decisionale europeo, con un voto medio di 4.4 su 5. Il 53.4% ha dato il punteggio massimo di 5. L’80.3% dei partecipanti è a conoscenza delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno e intende votare per far sentire la propria voce.

Quindi l’Europa è percepita come qualcosa di vicino e non di lontano dai giovani…

Sì assolutamente. L’analisi delle risposte rivela una generazione giovane che desidera un maggiore coinvolgimento e un’azione più efficace su questioni cruciali. La fiducia nelle proprie capacità politiche è alta, indicando un’opportunità per mobilitare i giovani in iniziative civiche e politiche.

Come vedono l’Ue oggi?

C’è fiducia nei confronti dell’Europa e come principali sfide al primo posto c’è la crisi ambientale e al secondo il contrasto alle guerre e riemergono le tematiche legate al lavoro e all’uguaglianza. Dai risultati della survey risulta anche che una società che funziona dovrebbe garantire a tutti le cure mediche, l’istruzione e il lavoro in primis, seguite a ruota dall’uguaglianza sociale, la giustizia climatica e la tutela dell’abitare.

E per il futuri? Come vede l’Europa di domani la Gen Z, cioè la generazione delle persone nate tra la metà degli anni ’90 e i primi anni 2mila?

Dall’indagine emerge che l’Europa che le nuove generazioni vogliono chiamare “casa” è un’Europa attenta e attiva al contrasto alle discriminazioni. Per farlo, ritengono che il passaggio necessario sia attraverso l’educazione e l’istruzione, permettendo alle persone più giovani di avere spazi di confronto con i propri pari e con gli adulti di riferimento. Inoltre, l’Europa che desiderano deve essere attenta all’ambiente e impegnare risorse nel garantire il diritto al lavoro. Un’Europa che agisce concretamente per il cambiamento. Rispetto al concetto di discriminazione ragazze e ragazzi credono che il problema non sia tra loro, ma che arrivi dal mondo degli adulti, sia nei confronti dei giovani che nelle relazioni adulto/adulto. Sono inoltre convinti che la base del cambiamento risieda nell’educazione, sia familiare che scolastica, e nella possibilità di confrontarsi quanto più è possibile tra loro e con le figure adulte di riferimento, per potersi esprimere e formare il loro pensiero.

Il tema del lavoro è per forza al centro, come abbiamo visto. La Generazione Z ha paura? È una preoccupazione?

In diversi gruppi è emerso il timore per la futura collocazione professionale. Rispetto a questo lo Stato viene visto come motore principale di cambiamenti concreti necessari. Sia per il lavoro che per l’ambiente che per l’intercultura e la lotta alle discriminazioni, le nuove generazioni vogliono impegnarsi in prima persona a partire dalle loro azioni quotidiane, formandosi e studiando, limitando il consumo di carne, acquistando abiti di seconda mano, riducendo i rifiuti e riciclando, favorendo con le parole e con i fatti l’inclusione e la multiculturalità.