Maxi multa a Netflix in Italia: quanto deve pagare e perché

Il colosso dello streaming fa pace con il Fisco italiano sulle tasse non pagate, primo caso di sede occulta senza personale di una Big Tech

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Redazione

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Netflix chiude il contenzioso con il Fisco italiano versando circa 56 milioni di euro di tasse non pagate in un’unica soluzione. Il colosso streaming era finito al centro di un’inchiesta per omessa dichiarazione dei redditi della Procura di Milano, che ha definito quello della piattaforma californiana come il primo caso al mondo di sede occulta sul territorio, senza personale, di uno dei giganti della Digital economy. Le contestazioni riguardano infatti gli anni dal 2015 al 2019, prima dell’apertura della sede italiana inaugurata a gennaio di quest’anno.

Maxi multa a Netflix in Italia: l’inchiesta sulle tasse non pagate

Come comunicato dal procuratore di Milano Marcello Viola e il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale, in una nota, il “gruppo multinazionale al temine della fase di accertamento fiscale condotto dall’Agenzia delle Entrate, ha proceduto al versamento complessivo ed in un’unica soluzione di euro 55.850.513 a titolo di imposte, sanzioni e interessi per definire ogni pendenza con il fisco italiano per il periodo dall’ottobre 2015 fino al 2019″.

L’indagine ereditata coordinata dal pm Enrico Pavone, che l’ha ereditata dal collega Gaetano Ruta (nel frattempo passato alla procura europea), ha permesso, con il contributo di professionisti esperti del settore tecnologico e informatico, di ricostruire la vasta infrastruttura digitale con cui Netflix ha potuto trasmettere il flusso dei suoi contenuti streaming con “elevatissimi standard qualitativi” (qui abbiamo spiegato perché Netflix ha perso abbondati e che c’entra la guerra).

Si tratta del cosiddetto “Content Delivery Network” del colosso guidato Red Hastings, composto in Italia “da oltre 350 server, che sarebbero stati utilizzati in via esclusiva e installati stabilmente sull’intero territorio nazionale presso data center e i principali operatori di telefonia”.

È la struttura che Guardia di Finanza prima e l’Agenzia delle Entrate dopo hanno identificato tramite “presupposti tecnico-giuridici, richiesti dalle norme internazionali e nazionali” come “configurazione di una stabile organizzazione ‘materiale’ di un’azienda estera, ritenuta idonea a produrre reddito d’impresa in territorio italiano” e che la fa risultare dunque oggetto di tassazione da parte del Fisco (qui avevamo scritto del piano di Netflix per rimediare al calo degli abbonati).

Le indagini su Netflix, condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf e dalla Direzione Regionale Lombardia dell’Agenzia delle Entrate rappresentano “il primo caso, in ambito mondiale, in cui viene ipotizzata l’esistenza di una stabile organizzazione occulta di una società estera operante nella Digital Economy, completamente priva di personale e caratterizzata esclusivamente da una struttura tecnologica avanzata”.

Come precisato dalla Procura di Milano, dal primo gennaio 2022, la piattaforma streaming ha comunque costituito una società “di diritto italiano che ha iniziato a stipulare i contratti e fatturare i corrispettivi provenienti dagli abbonamenti sottoscritti con gli utenti nazionali. Ciò determinerà la tassazione in Italia dei redditi prodotti dalla vendita degli abbonamenti agli utenti residenti sul territorio nazionale” (qui abbiamo parlato dei licenziamenti del colosso dello streaming).

Maxi multa a Netflix in Italia: il commento del colosso dello streaming

Siamo soddisfatti di aver posto fine a questa vicenda, che ha riguardato gli anni fiscali 2015-2019 – è stato il commento di un portavoce di Netflix – Abbiamo mantenuto un dialogo e una collaborazione costanti con le autorità italiane e continuiamo a credere di aver agito nel pieno rispetto delle norme italiane e internazionali applicabili al caso di specie”.