Negli ultimi anni le denunce di reati sono tornate a crescere. Il 2024 ha segnato un +1,7% sul 2023 (2,38 milioni di reati), con i furti che da soli rappresentano il 44% delle denunce e risultano in aumento su base annua.
La concentrazione maggiore si registra nelle aree metropolitane, con Milano, Firenze e Roma ai vertici delle classifiche per reati ogni 100mila abitanti.
Parallelamente, la sicurezza “percepita” rimane terreno scivoloso: gli italiani dichiarano di sentirsi generalmente protetti di giorno, ma crescono i timori nelle ore notturne e nei luoghi meno presidiati.
In questo quadro, famiglie, negozi, uffici e amministratori di condominio stanno riconsiderando l’efficacia dei sistemi d’allarme, cercando soluzioni che riducano i falsi allarmi e accorcino i tempi di intervento.
Indice
Dati e percezioni: perché il tema sicurezza è tornato centrale
La microcriminalità di strada (furti in abitazione, con destrezza/strappo, rapine) è la componente più dinamica nella risalita post-pandemia. Le grandi città assorbono quasi la metà degli illeciti complessivi, grazie anche al flusso quotidiano di persone e turisti che amplifica “opportunità” e conflitti.
Va ricordato che sul lungo periodo molte tipologie di reato restano inferiori ai picchi di un decennio fa, ma la traiettoria degli ultimi tre anni ha riportato il tema sicurezza nell’agenda delle famiglie e delle imprese.
Sul fronte del vissuto, le indagini su percezione e abitudini mostrano una polarizzazione: più fiducia nei presidi diurni, più ansia la sera/notte in parcheggi, parchi, fermate e periferie; e una divisione generazionale su cause e priorità (prevenzione, presidio, disuguaglianze, uso di droghe).
Per chi gestisce patrimoni, attività o parti comuni condominiali questo significa una cosa semplice: non basta “avere un allarme”. Conta come quell’allarme viene verificato, come comunica se viene disturbato, quante persone lo presidiano e in quanto tempo scatta un’azione reale (contatto, pattuglia, forze dell’ordine), evitando segnalazioni inutili.

Cosa chiedere oggi a un sistema d’allarme
Sul piano tecnico, le priorità si sono spostate da “sensore + sirena” a piattaforme integrate, capaci di:
- Verificare rapidamente gli eventi: i sensori di movimento con fotogrammi o clip inviate all’app e a una centrale operativa consentono di distinguere intrusione reale da cause accidentali. Meno falsi allarmi significa più interventi mirati e tempestivi;
- Comunicare su canali ridondati e sicuri: oltre all’IP (LAN/Wi-Fi), una SIM con comunicazione crittografata e funzioni anti-inibizione riduce i rischi di sabotaggio della linea;
- Gestire aree e scenari: inserimenti parziali/perimetrali, programmazioni, profili utenti e log chiare permettono a negozi, uffici e condomìni di adattare il controllo agli orari reali;
- Collegarsi a una centrale H24: un presidio professionale con tempi di presa in carico tracciati e procedure di “verifica immagini” limita gli allarmi non confermati e attiva rapidamente pattuglie o forze dell’ordine quando serve.
È all’interno di simili condizioni di partenza che si inseriscono sistemi come quello di Oxus: una centrale radio/IP con fino a 128 zone, app per la gestione remota, sensori con invio immagini alla centrale, protocolli anti-sabotaggio e pacchetti di servizio che includono monitoraggio H24, manutenzione programmata (materiali e batterie), assistenza e canale SIM.
Il punto chiave, per l’utente finale, non è quindi il singolo componente, ma il coordinamento di tutto il sistema: se, quando suona l’allarme, qualcuno verifica, richiama, decide e manda un intervento con SLA (Service Level Agreement, ovvero l’accordo che definisce i tempi garantiti entro cui un servizio deve intervenire o rispondere) espliciti.
Il ruolo del nebbiogeno
Accanto alle misure di dissuasione acustico-visiva e alla verifica da remoto, alcune realtà hanno introdotto dispositivi “attivi” come i nebbiogeni.
L’idea è semplice: nei primissimi secondi di un’intrusione confermata, la macchina satura l’ambiente con una nebbia temporanea che riduce la visibilità e ostacola l’azione del ladro.
E l’X-Barrier proposto da Oxus fa proprio questo: l’attivazione è legata alla segnalazione d’allarme e viene gestita dentro una procedura che punta a guadagnare tempo fino all’arrivo degli operatori, riducendo danni e ammanchi.
Non è una “soluzione magica” né sostituisce porte, infissi e buone pratiche, ma è un tassello utile laddove si voglia alzare la soglia di difficoltà dell’intrusione, molto utile per negozi di retail, uffici a piano strada, depositi o locali tecnici condominiali.
Verifica, tempi e responsabilità
Uno dei punti più sensibili quando si parla di sicurezza domestica riguarda cosa succede dopo che l’allarme si attiva. Molti sistemi presenti sul mercato si limitano a inviare una notifica sul telefono, lasciando poi al proprietario il compito di capire se l’evento è reale, valutare cosa fare e chiamare eventualmente le forze dell’ordine. È proprio qui che nasce la distanza tra “avere un antifurto” e “avere una protezione effettiva”.
Nel modello Oxus il processo è diverso, perché ogni allarme viene verificato tramite immagini dalla centrale operativa. Questo riduce i falsi allarmi e permette di attivare l’intervento solo quando l’intrusione è confermata. Ed è anche il punto in cui emergono responsabilità più chiare: chi monitora, chi verifica e chi interviene.
Il valore aggiunto, per l’utente, sta soprattutto nei tempi: la centrale risponde entro 60 secondi, verifica l’evento e decide se avvisare le forze dell’ordine o inviare una pattuglia privata, senza richiedere azioni al proprietario, eliminando molte zone grigie tipiche dei sistemi fai-da-te, dove la reattività dipende dalle circostanze e dalla disponibilità del singolo.
In sintesi, il tema non è solo tecnologico, ma riguarda il fatto che, in caso di intrusione, qualcuno si prende carico dell’intero processo, assumendosi la responsabilità di valutare l’evento e di attivare l’intervento. Per chi vive in città dove i reati predatori aumentano, questa distinzione può fare una differenza concreta.
Proprietà dell’impianto o servizio in abbonamento?
Le possibilità sono due: il modello di proprietà, che concentra la spesa all’inizio e lascia in capo all’utente gestione, manutenzione e aggiornamenti, con libertà piena nella scelta dei fornitori, e il modello “as a service”, che diluisce i costi in canone e, quando ben strutturato, include SIM, manutenzioni, centrale H24, interventi e ripristino, con meno oneri gestionali, più prevedibilità di spesa, ma vincoli contrattuali da pesare (durata, disdetta, upgrade, portabilità dell’impianto).
La scelta dipende da ciclo di vita atteso, contesto assicurativo, policy di governance e preferenze di cassa: l’importante è mettere a confronto SLA e coperture, non solo il canone.
Panix: il bracciale antipanico in due righe
Panix è un bracciale antipanico impermeabile collegato al sistema e alla centrale H24: con un gesto invia un SOS, utile per persone fragili o operatori isolati. Non sostituisce un allarme intrusione, ma aggiunge un canale rapido di richiesta aiuto in scenari domestici e professionali.
Cosa guardare prima della firma
Prima di scegliere una soluzione come quella proposta da Oxus conviene verificare cosa comprende davvero il servizio, soprattutto quando viene presentato come “sicurezza a costo zero”. È utile capire se monitoraggio, risposta della Centrale Operativa e interventi tecnici sono davvero inclusi.
Un altro punto riguarda la manutenzione: batterie, controlli e aggiornamenti devono essere garantiti senza costi extra. Infine, va chiarito chi è proprietario dell’impianto, perché molte formule prevedono il comodato e non l’acquisto. Conoscere questi aspetti in anticipo evita problemi successivi.