Durante la pandemia di COVID-19, gli Stati membri hanno compiuto progressi nei loro sforzi di digitalizzazione, ma il quadro che emerge dai risultati pubblicati e’ che e’ ancora lontano il momento in cui si riuscira’ a colmare le lacune in termini di competenze digitali, digitalizzazione delle PMI e diffusione di reti 5G avanzate.
I risultati mostrano che, sebbene la maggior parte degli Stati membri stia avanzando nella trasformazione digitale, le imprese stentano ad adottare tecnologie digitali fondamentali, come l’intelligenza artificiale (IA) e i Big Data.
Occorre, inoltre, intensificare gli sforzi per garantire la piena diffusione dell’infrastruttura di connettività, in particolare il 5G e agire concretamente sull’implementazione delle competenze digitali.
Sul quadro appena rappresentato Margrethe Vestager, Vicepresidente esecutiva per Un’Europa pronta per l’era digitale, ha dichiarato: “Il ritmo della digitalizzazione si sta intensificando. La maggior parte degli Stati membri sta compiendo passi avanti nella costruzione di una società e di un’economia digitale resilienti. Dall’inizio della pandemia abbiamo compiuto sforzi notevoli per sostenere gli Stati membri in questa transizione, ad esempio tramite i piani per la ripresa e la resilienza, il bilancio dell’UE o, più di recente, anche tramite il dialogo strutturato su istruzione e competenze digitali. Perché dobbiamo sfruttare al massimo gli investimenti e le riforme necessari per conseguire gli obiettivi del decennio digitale nel 2030. Quindi il cambiamento deve realizzarsi da subito.”
Il Commissario per il Mercato interno Thierry Breton ha aggiunto: “Ci stiamo avvicinando ai nostri obiettivi digitali e dobbiamo continuare a impegnarci per fare dell’UE un leader mondiale nella corsa alla tecnologia. Il DESI ci mostra dove dobbiamo impegnarci ancora più a fondo, ad esempio per stimolare la digitalizzazione dell’industria, comprese le PMI. Dobbiamo intensificare gli sforzi affinché nell’UE ogni PMI, ogni impresa e ogni settore disponga delle migliori soluzioni digitali e abbia accesso a un’infrastruttura di connettività digitale di prim’ordine.”
La Finlandia, la Danimarca, i Paesi Bassi e la Svezia continuano ad essere gli Stati membri all’avanguardia, ma questo non vuol dire che non presentino delle criticita’. La diffusione di tecnologie digitali avanzate rimane al di sotto del 30% e molto lontana dall’obiettivo del decennio digitale del 75% per il 2030. La diffusa carenza di personale qualificato rallenta il progresso generale e porta all’esclusione digitale.
Emerge sicuramente una tendenza generale positiva.
Il livello di digitalizzazione dell’UE, infatti, continua a migliorare e gli Stati membri partiti dai livelli più bassi crescono a un ritmo più rapido recuperando terreno.
L’Italia, la Polonia e la Grecia hanno migliorato notevolmente i loro punteggi DESI negli ultimi 5 anni, realizzando investimenti consistenti grazie a una maggiore attenzione politica al digitale, anche con l’aiuto dei finanziamenti europei.
Particolare attenzione va rivolta nei confronti delle persone prive di adeguate competenze digitali alla luce del fatto che gli strumenti digitali diventano parte integrante della vita quotidiana e della partecipazione alla società.
Solo il 54% degli europei di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede almeno competenze digitali di base.
L’obiettivo del Decennio digitale è di arrivare almeno all’80% entro il 2030.
Un pesante ostacolo alla ripresa e alla competitività delle imprese UE e’ determinato dalla carenza di specialisti.
Sebbene tra il 2020 e il 2021 siano entrati nel mercato del lavoro 500.000 specialisti ICT, i 9 milioni di specialisti previsti dell’UE sono ben al di sotto dell’obiettivo di 20 milioni di specialisti di ICT entro il 2030. La mancanza di competenze specialistiche sta, inoltre, frenando gli sforzi dell’UE per conseguire gli obiettivi del Green Deal.
Per quanto riguarda l’adozione di tecnologie chiave, l’utilizzo dell’IA e dei Big Data da parte delle imprese si attesta, rispettivamente, solo all’8% e al 14% a fronte dell’obiettivo del 75% entro il 2030.
Solo il 55% delle PMI dell’UE ha almeno un livello elementare di digitalizzazione a fronte di un obiettivo di almeno il 90% entro il 2030, il che indica che quasi la metà delle PMI non si avvale delle opportunità create dal digitale.
Nel 2021 la connettività Gigabit in Europa ha avuto un ulteriore incremento. La copertura delle reti che collegano gli edifici con fibra ottica ha raggiunto il 50% dei nuclei familiari, portando al 70% la copertura globale della rete fissa ad altissima capacità, a fronte dell’obiettivo del 100% entro il 2030. Anche la copertura del 5G è aumentata lo scorso anno, raggiungendo il 66% delle zone popolate dell’UE. Tuttavia, l’assegnazione dello spettro, presupposto importante per il lancio commerciale del 5G, non è ancora completa. Nella gran parte degli Stati membri è stato assegnato solo il 56% dello spettro totale armonizzato 5G, con l’eccezione l’Estonia e la Polonia.
L’erogazione di servizi pubblici essenziali online è diffusa nella maggior parte degli Stati membri dell’UE. In vista del lancio di un portafoglio europeo di identità digitale, i 25 Stati membri dispongono di almeno un regime di identificazione elettronica, ma solo 18 di essi dispongono di uno o più regimi di identificazione elettronica notificati a norma del regolamento eIDAS, il che rappresenta un fattore chiave per la sicurezza delle operazioni digitali transfrontaliere.
L’UE ha messo sul tavolo ingenti risorse a sostegno della digitalizzazione. 127 miliardi di euro sono destinati alle riforme e agli investimenti connessi al digitale nei 25 piani nazionali per la ripresa e la resilienza approvati finora dal Consiglio.
Si tratta di un’opportunità senza precedenti per accelerare la digitalizzazione, aumentare la resilienza dell’Unione e ridurre le dipendenze esterne mediante riforme e investimenti.
Gli Stati membri hanno destinato in media il 26% della dotazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF) alla trasformazione digitale, superando la soglia obbligatoria del 20%.
Gli Stati membri che hanno scelto di investire oltre il 30% della propria dotazione RRF nel settore digitale sono Austria, Germania, Lussemburgo, Irlanda e Lituania.
Indice
Cos’è il DESI
L’indice annuale di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) misura, in base ai dati Eurostat e a studi e metodi di raccolta specializzati, i progressi compiuti dagli Stati membri dell’UE per realizzare un’economia e una società digitali.
Il DESI aiuta gli Stati membri dell’UE individuando i settori cui destinare in via prioritaria investimenti e interventi. L’indice DESI costituisce anche lo strumento chiave per l’analisi degli aspetti digitali nel semestre europeo.
Il percorso per il decennio digitale, presentato nel settembre 2021 e che dovrebbe entrare in vigore entro la fine dell’anno, stabilisce un nuovo meccanismo di governance sotto forma di un ciclo di cooperazione tra le istituzioni dell’UE e gli Stati membri, affinché possano conseguire insieme i traguardi, obiettivi e principi del decennio digitale.
Tale percorso affida al DESI il monitoraggio degli obiettivi del decennio digitale.
Gli indicatori DESI sono ora strutturati intorno ai 4 punti cardinali della bussola per il digitale 2030.
Il Digital Economy and Society Index (DESI) riassume gli indicatori sulle prestazioni digitali in Europa e tiene traccia dei progressi dei paesi dell’UE.
La Commissione europea sta monitorando i progressi digitali degli Stati membri attraverso le relazioni Digital Economy and Society Index (DESI) dal 2014.
Ogni anno, il DESI include i profili dei paesi che supportano gli Stati membri nell’individuare i settori che richiedono un’azione prioritaria, nonché i capitoli tematici che offrono un’analisi a livello europeo delle principali aree digitali, essenziali per sostenere le decisioni politiche.
I 4 punti cardinali
Human capital
La trasformazione digitale è in aumento e influisce su ogni aspetto della vita, sia nel contesto sociale che nel lavoro. Le competenze digitali richieste sul posto di lavoro sono più avanzate. La forza lavoro deve tenere il passo con l’evoluzione della domanda di competenze. Senza una solida padronanza delle competenze digitali non vi è la possibilità di incidere sull’innovazione e rimanere competitivi. Lo stesso vale per il pubblico che avrà bisogno di competenze digitali nel contesto professionale.
In questo contesto, la transizione digitale è una priorità per l’UE e gli Stati membri. La proposta Path to the Digital Decade si propone obiettivi specifici per modellare e incoraggiare le azioni dell’UE e degli Stati membri. L’UE mira a dotare almeno l’80% delle persone di almeno competenze digitali di base e ad aumentare il numero di specialisti in ICT fino a 20 milioni, ovvero il 10% dell’occupazione totale, con convergenza tra uomini e donne entro il 2030.
Tenendo conto dell’attuale tasso di crescita l’UE non riuscirà a raggiungere l’obiettivo fissato per il 2030. L’indicatore delle competenze digitali è lo strumento che monitorerà le prestazioni degli Stati membri nel obiettivi di qualificazione della proposta del Decennio digitale e fornire informazioni utili sul comportamento dei cittadini online e le competenze delle persone in diversi domini digitali.
Connectivity
Per consentire l’accesso ai servizi digitali a tutti i cittadini e per mantenere la sua prosperità, l’Unione europea necessita di un’infrastruttura di connettività digitale ad alte prestazioni, sicura e sostenibile, ottimizzata per sfruttare le più recenti tecnologie in fibra ottica e wireless.
Nel settembre 2020, il presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha dichiarato nel suo stato dell’Unione, “[…] vogliamo concentrare i nostri investimenti sulla sicurezza della connettività, sull’espansione di 5G, 6G e fibra.” Questo è stato ribadito nel 2021.
L’analisi del comportamento delle famiglie e dei prossimi casi di utilizzo digitale suggeriscono che sia le utenze residenziali che i consumatori commerciali avranno progressivamente bisogno di connessioni per soddisfare nuove esigenze: migliori standard video, servizi cloud, applicazioni basate sulla realtà virtuale e aumentata, applicazioni AI, guida automatizzata, logistica e processi di produzione. Per alcune di queste applicazioni, in particolare, quelle che si basano su capacità di elaborazione dati distribuite in tempo reale, gli utenti produrranno e condivideranno un numero sempre piu’ crescente di dati, richiedendo una connettività costante che presuppone infrastrutture affidabili in grado di bilanciare velocità di caricamento e download a bassa latenza. La disponibilità di servizi di connettività e copertura mobile 5G, quindi, diventano un fattore sempre più importante per l’attrattiva economica degli Stati membri, delle regioni e delle città.
L’obiettivo del Path to the Digital Decade è di garantire una densità dei nodi perimetrali che consenta una copertura ottimale in tutto il territorio dell’UE, anche in aree meno popolate.
Accanto alle tecnologie di connettività, i semiconduttori sono un’altra tematica fondamentale per una trasformazione digitale sostenibile.
Si rileva, inoltre, che nei prossimi 10 anni sia probabile che emerga un’intera generazione di nuove tecnologie quantistiche, con impatti su molte attività. I primi dispositivi, sotto forma di piattaforme fisiche sperimentali o simulatori avanzati, sono già in uso. I ricercatori stanno iniziando a costruire quantum computer per agire come acceleratori interconnessi con supercomputer, formando macchine ibride che fondono il meglio delle tecnologie di calcolo quantistico e classico.
Il Quantum Computing facilita l’innovazione in campi di ricerca complessi e sviluppo industriale. L’obiettivo del decennio digitale è che entro il 2025 l’UE abbia il suo primo computer con accelerazione quantistica.
Integration of digital technology
Le tecnologie digitali consentono alle aziende di ottenere un vantaggio competitivo, migliorare i loro servizi e prodotti ed espandere i loro mercati.
In un recente studio di McKinsey, il 93% dei dirigenti europei intervistati ritiene che un migliore accesso ai dati sarebbe importante per la loro.
L’ OCSE suggerisce che la produttività delle aziende che investono nell’innovazione basata sui dati e nell’analisi dei dati cresce di circa il 5-10% più veloce di quella delle imprese che non investono.
La sovranità digitale dell’UE dipenderà dalla capacità di memorizzare, estrarre ed elaborare i dati soddisfacendo i requisiti di fiducia, sicurezza e il rispetto dei diritti fondamentali. Ciò richiede una capacità elevata di infrastrutture e l’adozione di tecnologie innovative, che consentiranno lo sviluppo di servizi a risparmio energetico, a basso impatto climatico, ad alta efficienza e interconnessione. La sovranità digitale dovrebbe essere ripristinata attraverso catene di approvvigionamento più resilienti e meno dipendenza da importazioni, in particolare con riferimento ai semiconduttori.
DESI misura la digitalizzazione delle imprese e del commercio elettronico e in particolare l’utilizzo di tecnologie digitali da parte delle imprese, da un livello molto di base a un livello avanzato. I dati includono la condivisione elettronica delle informazioni, l’utilizzo dei social media, ma anche l’utilizzo di tecnologie come l’analisi dei big data, i servizi cloud e l’intelligenza artificiale (AI).
L’accento è posto anche sul commercio elettronico, con indicatori relativi alle PMI che vendono online sia a livello nazionale che in altri paesi dell’UE e la quota di fatturato derivante da questi.
Digital public services
Le tecnologie digitali pongono sempre più nuove esigenze e aspettative nel settore pubblico.
Il raggiungimento del pieno potenziale di queste tecnologie è una sfida fondamentale per le organizzazioni governative.
L’e-government efficace può fornire un’ampia varietà di vantaggi, tra cui maggiore efficienza e risparmio per i governi e le imprese..
La disponibilità di servizi pubblici è cresciuta costantemente negli ultimi dieci anni, accelerata dalla Pandemia durante la quale l’interazione digitale doveva diventare la norma.
L’obiettivo è che tutti i servizi pubblici chiave per le imprese e i cittadini siano pienamente online entro il 2030.
Misure volte a digitalizzare i servizi pubblici e a introdurre o migliorare l’e-government sono in primo piano nei piani di recupero e resilienza.