Sciopero medici e infermieri, oggi saltano 1,2 milioni tra visite e esami. Le cure garantite

Iniziativa indetta dai principali sindacati per protestare contro l'aumento dei salari e per invertire la rotta sulla spesa per la sanità

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 20 Novembre 2024 10:55

Medici e infermieri scendono in piazza contro la legge di bilancio, che ha eliminato il piano per l’assunzione di 30mila professionisti e previsto incrementi salariali giudicati insufficienti dal personale sanitario. La protesta si concretizzerà in uno sciopero di 24 ore, durante il quale potrebbero essere rinviate fino a 1,2 milioni di prestazioni, pur garantendo i servizi di emergenza. A promuovere l’iniziativa sono i sindacati Anaao Assomed, Cimo-Fesmed, Nursing Up e rappresentanti di altre professioni sanitarie. Lo sciopero non coinvolgerà gli ospedali, gli ambulatori e le cliniche del settore privato, né i medici di famiglia, i cui studi rimarranno regolarmente aperti.

I motivi dello sciopero

L’agitazione dei professionisti sanitari è diretta contro la Legge di Bilancio 2025, definita “deludente” dalle associazioni sindacali, che denunciano una riduzione dei finanziamenti per la sanità rispetto alle promesse iniziali. Gli aumenti salariali previsti sono stati considerati insufficienti: 17 euro netti per i medici e 14 euro netti per i dirigenti sanitari nel 2025, 115 euro nel 2026 per i medici e nulla per i dirigenti sanitari, mentre gli infermieri vedrebbero un aumento di circa 7 euro nel 2025 e 80 euro nel 2026.

Altri punti di protesta riguardano i contratti di lavoro, inclusi quelli nel settore privato, che secondo i sindacati riceverebbero risorse inadeguate; la mancata detassazione di parte della retribuzione; e la non attuazione della normativa sulla depenalizzazione dell’atto medico e sanitario. Le proteste sono anche contro l’assenza di risorse per l’assunzione immediata di personale e la mancanza di norme che obblighino i ministeri competenti a garantire la sicurezza negli ospedali, introducendo Presidi di Pubblica Sicurezza per proteggere il personale.

Gli esami che rischiano di saltare

Fino a 1,2 milioni di prestazioni sanitarie potrebbero essere sospese a causa dello sciopero nazionale di 24 ore indetto per mercoledì 20 novembre da medici, dirigenti sanitari, infermieri e altre professioni del settore. Lo stop, che inizia oggi e durerà per tutta la giornata, coinvolgerà esami di laboratorio, interventi chirurgici (circa 15mila quelli programmati a rischio rinvio), visite specialistiche (100mila), servizi assistenziali e infermieristici, anche domiciliari, ed esami radiografici (50mila).

“Sulla base delle informazioni che iniziano ad arrivare dai territori, possiamo affermare che le percentuali di adesione allo sciopero di medici, dirigenti sanitari, infermieri e professionisti sanitari sono molto alte, fino a punte dell’85% compresi gli esoneri previsti per legge – comunicano i sindacati – Un segnale importante che dovrebbe far riflettere sulle condizioni di lavoro inaccettabili negli ospedali di tutta Italia e sulla condivisione delle ragioni della protesta da parte dei colleghi”.

Le prestazioni sanitarie programmate e ordinarie potrebbero essere sospese in base al livello di adesione allo sciopero, ma tutte le attività di emergenza, come il pronto soccorso e il servizio di ambulanza, saranno garantite. Gli ospedali, infatti, sono tenuti ad assicurare contingenti minimi di personale, equivalenti a quelli previsti per i giorni festivi, per garantire i servizi essenziali in tutti i reparti, incluse le sale operatorie.

La direzione generale di ogni azienda sanitaria, seguendo i protocolli aziendali, identifica il personale, medici, infermieri e altre figure sanitarie, da inserire nei contingenti minimi, esonerandolo dallo sciopero. I lavoratori individuati riceveranno una comunicazione formale dall’azienda con l’ordine di prestare servizio durante lo sciopero.

Chi non si ferma

Non parteciperanno allo sciopero i medici, gli infermieri e gli altri operatori sanitari che lavorano nella sanità privata, inclusi quelli della sanità convenzionata che opera per il Servizio sanitario nazionale. Pertanto, tutti i laboratori, gli ambulatori e gli ospedali privati rimarranno operativi. Va ricordato che i lavoratori del settore privato hanno già scioperato recentemente, lo scorso 23 settembre, per protestare contro il mancato rinnovo del loro contratto.

Non possono aderire allo sciopero nemmeno i professionisti della medicina convenzionata, come gli specialisti ambulatoriali, i medici di famiglia, i pediatri e i medici di continuità assistenziale. Inoltre, questi professionisti non possono essere chiamati a sostituire i medici ospedalieri in sciopero. Pertanto, gli studi dei medici di famiglia e dei pediatri rimarranno aperti regolarmente.