Spesso nelle attività che svolgo come coach in azienda, quando chiedo a una persona come vive la sua quotidianità lavorativa, la metafora che emerge è “il criceto nella ruota”, “il sentirsi in gabbia”, “la nave in balìa del vento”, dove le parole più frequenti associate sono “non avere tempo“, “pressione”, “frustrazione”, “tensione”, “insoddisfazione“. In una parola stress. Saper gestire lo stress è ormai una competenza chiave per garantirci un’adeguata qualità di vita, nella vita e nel lavoro
Gestire lo stress – Come fare?
Innanzitutto dobbiamo imparare a conoscere lo stress, riconoscerlo e distinguere lo stress buono da quello cattivo. Di solito è visto come un nemico ma non è sempre così, è infatti una condizione normale della nostra esistenza.
Cosa è lo stress
Il termine stress deriva dal latino stringere, irrigidirsi, è una parola presa in prestito dalla metallurgia (effetto di ripetute tensioni sui materiali). È la reazione di adattabilità a qualsiasi richiesta venga fatta ad un individuo e richiede un adeguamento per ristabilire il normale equilibrio. Lo stress appare quando c’è squilibrio tra richieste e risorse personali, cioè quando il nostro organismo cerca di adattarsi alle richieste e pressioni a cui è soggetto (Selye chiamò tale risposta “general adaptation syndrome”, sindrome generale di adattamento).
Cosa provoca stress
Lo stress è un elemento naturale della vita e come tale inevitabile. Un treno in ritardo, una scadenza da evadere in poco tempo, una coda imprevista, dover parlare in pubblico, sono tutti casi che possono generare stress. Lo stress è un’esperienza soggettiva, ce lo creiamo noi, in relazione al significato che diamo agli eventi con cui ci dobbiamo confrontare. Riprendendo uno degli esempi di prima, il dover stare fermi in coda per alcuni è fonte di notevole stress, per altri no.
Quindi uno stimolo produrrà o meno una reazione di stress a seconda di come viene interpretato e valutato.
Lo stress buono e quello cattivo
Ci sono due tipi di stress: eustress (stress buono) e distress (stress cattivo). Il primo indica il successo adattivo. Lo proviamo ad esempio in alcune attività lavorative impegnative dove diamo il meglio di noi grazie alla nostra concentrazione, o per raggiungere una sfida importante che richiede l’attivazione di nostre risorse energetiche supplementari. Se questi condizioni si verificano per periodi brevi seguiti da momenti di recupero siamo nello stress buono, che ci stimola a raggiungere un obiettivo o a risolvere un problema e tutto ciò influisce positivamente sulla nostra autostima e benessere.
Il distress indica invece il fallimento adattivo, succede quando le richieste esterne sono eccessive rispetto alla nostra capacità di risposta. I sintomi del distress possono essere fisici (ad esempio problemi cardiocircolatori, gastriti, abbassamento del livello immunitario, eruzioni cutanee) e/o mentali (ad esempio soventi episodi di ansia, scarsa concentrazione, facilità d’irritazione, attitudine depressiva, instabilità emotiva, mancanza di motivazione, difficoltà nelle relazioni, pensieri negativi ripetitivi, insonnia). Sono campanelli d’allarme che indicano che il nostro organismo è in sofferenza e ci invitano anziché tirare troppo la corda a prenderci cura di noi.