L’estate 2024 è stata la più calda di sempre, i dati Copernicus

Agosto 2024 è stato il più caldo a livello globale e il secondo più caldo in Europa, l'estate boreale, giugno-luglio-agosto, ha registrato temperature record

Pubblicato: 6 Settembre 2024 14:50

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

L’estate del 2024 è stata un punto di non ritorno per il nostro pianeta. Le temperature globali hanno raggiunto apici senza precedenti, superando di gran lunga ogni record precedente. Un’ondata di calore senza precedenti ha avvolto il globo, scatenando eventi meteorologici estremi sempre più frequenti e intensi.

Ondate di calore, siccità devastanti e inondazioni catastrofiche hanno segnato un anno da dimenticare. Questi eventi, alimentati dal riscaldamento globale, stanno mettendo a dura prova ecosistemi e comunità in tutto il mondo.

Secondo i dati del Copernicus Climate Change Service (C3S), il 2024 è destinato a diventare l’anno più caldo mai registrato. Questo allarme dovrebbe spingerci a riflettere sulle nostre azioni e a intraprendere misure urgenti per contrastare il cambiamento climatico.

Gli scienziati avvertono che, se non agiamo rapidamente, le conseguenze saranno sempre più gravi. È fondamentale ridurre drasticamente le emissioni di gas serra e investire in soluzioni sostenibili per mitigare gli impatti del cambiamento climatico.

Un’estate di record: il caldo senza precedenti del 2024

Il 4 luglio 2023 è stata una data che passerà alla storia come il giorno in cui la Terra ha toccato il suo punto più caldo. Con una temperatura media globale di 17,18 °C, abbiamo assistito a un record senza precedenti, un chiaro segnale dell’accelerazione del cambiamento climatico.

Non solo il singolo giorno è stato eccezionale, ma anche l’intera estate del 2023 si è rivelata la più calda mai registrata. Giugno e agosto hanno stabilito nuovi record mensili, con temperature che hanno superato di gran lunga le medie storiche.

Nel complesso, quest’estate è stata 0,69 °C più calda rispetto al periodo di riferimento 1991-2020, battendo di soli 0,03 °C il precedente record. Questi dati, forniti dai principali centri di ricerca climatica, confermano l’allarme lanciato da tempo dagli scienziati: il nostro pianeta si sta riscaldando a un ritmo allarmante.

Cosa significa questo per il nostro futuro? Le conseguenze di queste temperature record sono già evidenti: ondate di calore sempre più intense e prolungate, siccità che mettono a rischio l’agricoltura e l’approvvigionamento idrico, innalzamento del livello del mare e eventi meteorologici estremi sempre più frequenti.

È fondamentale comprendere che questi eventi non sono casuali, ma sono il risultato diretto delle emissioni di gas serra causate dalle attività umane. È urgente agire per ridurre drasticamente queste emissioni e adottare misure di adattamento per far fronte agli impatti inevitabili del cambiamento climatico.

Il record di calore del 4 luglio 2023 è un campanello d’allarme che non possiamo ignorare. Il nostro pianeta è in pericolo e dobbiamo agire ora per garantire un futuro sostenibile per le generazioni a venire.

Record di caldo globale: Spagna, Giappone, Australia e Cina in prima linea

L’estate del 2024 ha lasciato un segno indelebile nel nostro pianeta. Paesi di tutto il mondo, da Spagna a Giappone, passando per Australia e Cina, hanno registrato temperature record nel mese di agosto, superando di gran lunga le medie storiche.

Un’ondata di calore senza precedenti ha avvolto il globo, mettendo a dura prova popolazioni ed ecosistemi. Siccità, incendi, e ondate di calore hanno causato danni ingenti e messo a rischio la vita di milioni di persone.

Samantha Burgess, vicedirettrice del Copernicus Climate Change Service, ha lanciato un allarme preoccupante: “I fenomeni estremi osservati quest’estate non potranno che intensificarsi in futuro, con conseguenze devastanti per le persone e il pianeta, a meno che non adottiamo misure urgenti per ridurre le emissioni di gas serra.”

Queste parole ci ricordano l’urgenza di affrontare la crisi climatica. Il riscaldamento globale è una realtà innegabile e le sue conseguenze si fanno sentire sempre più pesantemente.

Agosto 2024, un mese storico per le temperature globali

L’agosto 2024 ha segnato un nuovo triste primato: secondo i dati del Copernicus Climate Change Service, la temperatura media globale ha raggiunto i 16,82°C, superando di 1,51°C la media del periodo preindustriale (1850-1900). Questo significa che abbiamo oltrepassato la soglia di 1,5°C stabilita dall’Accordo di Parigi come limite massimo per contenere i cambiamenti climatici.

È allarmante notare che questa soglia è stata superata in ben 13 degli ultimi 14 mesi, un segnale inequivocabile dell’accelerazione del riscaldamento globale. Gli ultimi 12 mesi sono stati, in media, 1,64°C più caldi rispetto all’era preindustriale, un dato che sottolinea l’urgenza di agire.

Anche l’Europa non è stata risparmiata. Agosto 2024 è stato il secondo agosto più caldo mai registrato per il continente, con una temperatura media superiore di 1,57°C rispetto alla media del periodo 1991-2020.

Dopo il 2023, che ha già registrato un’anomalia di 1,48°C, è altamente probabile che il 2024 diventi il primo anno solare in cui la temperatura media globale supera stabilmente la soglia di 1,5°C. Tuttavia, è importante sottolineare che questa anomalia deve essere valutata su una scala temporale più lunga, considerando che il clima si è riscaldato di circa 1,2°C rispetto all’era preindustriale.

Le conseguenze di questo riscaldamento globale sono già evidenti: ondate di calore sempre più intense e frequenti, siccità prolungate, innalzamento del livello del mare e eventi meteorologici estremi sempre più violenti.

È fondamentale agire ora per ridurre drasticamente le emissioni di gas serra e adottare misure di adattamento per far fronte agli impatti inevitabili del cambiamento climatico. Il futuro del nostro pianeta dipende dalle scelte che faremo oggi.

Catastrofi climatiche globali: un bilancio devastante

Nel 2024, gli eventi climatici estremi hanno colpito tutti i continenti senza tregua, con conseguenze drammatiche per milioni di persone. Durante il pellegrinaggio alla Mecca a giugno, un’ondata di caldo ha causato la morte di almeno 1.300 persone, una tragedia che ha scosso profondamente il mondo musulmano.

In India, le temperature hanno regolarmente superato i 45°C, mettendo a dura prova le infrastrutture elettriche del Paese e rallentando l’economia. Successivamente, il Paese è stato colpito da un monsone intenso e da inondazioni mortali, che hanno ulteriormente aggravato la situazione.

Negli Stati Uniti occidentali, una serie di ondate di caldo ha seccato la vegetazione a partire da giugno, creando le condizioni perfette per gli incendi devastanti che hanno mietuto vittime. A Las Vegas, nel mese di luglio, è stata registrata una temperatura record di 48,9°C, un dato impressionante che evidenzia la gravità della situazione climatica.

In Marocco, alla fine di luglio, una brutale ondata di caldo ha provocato la morte di 21 persone in sole 24 ore nel centro del Paese, già devastato da sei anni consecutivi di siccità. Questo evento tragico ha messo in luce la vulnerabilità delle regioni nordafricane agli effetti del cambiamento climatico.

In Asia, il tifone Gaemi ha devastato le Filippine e la Cina a luglio, causando la morte di decine di persone. Secondo uno studio pubblicato ad agosto, il tifone è stato intensificato dal riscaldamento globale, confermando il legame tra eventi climatici estremi e cambiamenti climatici. Nello stesso periodo, il Giappone è stato colpito dalle piogge torrenziali portate dal tifone Shanshan, che hanno causato gravi danni e perdite umane.

Anche il Niger, Paese desertico del Sahel già gravemente indebolito dai cambiamenti climatici, ha subito inondazioni devastanti a luglio. Le alluvioni hanno causato almeno 53 morti e colpito circa 18.000 persone, aggravando la crisi umanitaria in una regione già fragile e vulnerabile.

Questi eventi estremi sono chiari segnali di un pianeta in difficoltà, che richiede un’azione urgente e coordinata per affrontare il riscaldamento globale e mitigare i suoi effetti devastanti su scala globale.

Sardegna e Sicilia sempre più aride: l’impatto del cambiamento climatico sulle isole italiane

Le isole italiane, Sardegna e Sicilia, stanno diventando sempre più vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici, con un progressivo aumento dell’aridità che minaccia l’ambiente e l’economia locale. Secondo Mariam Zachariah, ricercatrice al Grantham Institute for Climate Change and the Environment dell’Imperial College di Londra, il fenomeno del caldo torrido e prolungato sta colpendo le due isole con frequenza crescente, causando l’evaporazione dell’acqua dai terreni, dalle piante e dai bacini idrici. Questa situazione è particolarmente drammatica per gli agricoltori e le comunità urbane che hanno dovuto affrontare mesi di restrizioni idriche.

Il cambiamento climatico sta intensificando la siccità“, ha affermato Zachariah in modo chiaro e diretto, durante la presentazione di un nuovo studio di attribuzione, un’analisi scientifica che misura la probabilità di un evento specifico nel contesto climatico attuale e la confronta con la probabilità che lo stesso evento si sarebbe verificato in assenza delle emissioni di gas serra generate dalle attività umane dal 1900.

Questo studio, condotto dal World Weather Attribution, un istituto leader in questo tipo di analisi, si concentra sulle cause e gli effetti della siccità che ha colpito duramente la Sardegna e la Sicilia anche durante l’estate del 2024. I risultati evidenziano che le siccità che affliggono queste isole non sono fenomeni isolati, ma eventi che si intensificano con il progredire del cambiamento climatico. Le conseguenze, a breve, medio e lungo termine, sono particolarmente preoccupanti per le risorse idriche, il settore agricolo e la stabilità degli ecosistemi locali.

Questo studio rappresenta una conferma scientifica per chi, come gli agricoltori e i residenti delle isole, ha vissuto in prima persona gli effetti devastanti della carenza d’acqua. Le risorse idriche, già sotto pressione, sono destinate a ridursi ulteriormente se non si intraprendono misure drastiche per ridurre le emissioni di gas serra e contrastare i cambiamenti climatici.

Crisi idrica in Sardegna e Sicilia: il caldo estremo aumenta il rischio del 50%

La probabilità di una grave emergenza idrica nelle isole italiane di Sardegna e Sicilia è aumentata del 50% a causa delle conseguenze delle emissioni di gas serra. Questo dato allarmante è il risultato di un’analisi che ha messo a confronto le attuali condizioni climatiche con quelle del periodo preindustriale. Il calore persistente che caratterizza queste regioni contribuisce all’evaporazione delle riserve idriche dalla terra e dai bacini, aggravando una crisi che diventa sempre più insostenibile.

Il cambiamento climatico ha così aumentato in modo significativo la probabilità di siccità estrema in Sardegna e Sicilia, con un incremento del 50% rispetto alle condizioni storiche. Il caldo estremo, strettamente legato alle emissioni di combustibili fossili, ha intensificato la crisi idrica, che non solo colpisce le risorse idriche ma ha anche un impatto devastante sui raccolti agricoli, tra cui quelli dei prodotti alimentari simbolo dell’Italia.

Il 2024 è stato segnato da un drammatico calo delle precipitazioni e temperature eccezionalmente alte, che hanno portato conseguenze devastanti per gli agricoltori siciliani, i quali hanno dovuto affrontare enormi perdite di grano e abbattere molti animali per la scarsità di risorse. Anche gli ulivi in alcune zone dell’isola hanno iniziato a perdere le olive mesi prima del raccolto, segno evidente di uno stress idrico senza precedenti.

Oltre alla siccità, le isole hanno dovuto far fronte anche a incendi devastanti, che hanno distrutto foreste e terreni agricoli, aggravando ulteriormente la crisi ecologica e ambientale. I residenti locali, così come i turisti, hanno dovuto subire mesi di razionamento dell’acqua, con conseguenze pesanti sulla qualità della vita e sulle attività economiche.

La gravità della situazione ha spinto le autorità a dichiarare lo stato di emergenza: in Sicilia, già a marzo 2024, mentre in Sardegna, la dichiarazione è arrivata nel mese di luglio. Queste misure straordinarie evidenziano la necessità di affrontare con urgenza il problema del riscaldamento globale e di pianificare interventi a lungo termine per mitigare l’impatto delle emissioni di gas serra e proteggere le risorse idriche fondamentali per la sopravvivenza di queste isole e delle loro popolazioni.

L’allarme di World Weather Attribution, siccità sempre più gravi con l’aumento delle temperature

Lo studio di World Weather Attribution lancia un avvertimento chiaro: le siccità, come quelle che hanno già colpito duramente le isole italiane, peggioreranno con ogni frazione di grado di riscaldamento ulteriore. Questo scenario evidenzia l’urgente necessità di ridurre le emissioni di gas serra a zero, se si vuole evitare un futuro di crisi idriche sempre più gravi.

L’analisi ha evidenziato alcuni punti fermi, semplici ma estremamente gravi: il calore persistente fa evaporare l’acqua dai terreni, dalle piante e dai bacini idrici, causando un aumento del rischio di siccità. Questo fenomeno è strettamente collegato alle emissioni di combustibili fossili, che continuano a spingere le temperature globali verso l’alto.

Con il riscaldamento globale che avanza, le due isole – Sardegna e Sicilia – continueranno a sperimentare crisi idriche sempre più gravi. La situazione sarà particolarmente drammatica per l’agricoltura: colture simbolo come il grano e le olive saranno sempre più minacciate dalla mancanza d’acqua e dalle temperature eccessive, mettendo a rischio interi settori produttivi e l’economia locale.

In questo contesto, una gestione efficace delle risorse idriche diventa cruciale per affrontare gli anni futuri, caratterizzati da precipitazioni scarse e condizioni climatiche imprevedibili. Sarà necessario adottare politiche innovative per l’uso sostenibile dell’acqua, implementare nuove tecnologie per l’irrigazione e pianificare interventi per garantire la sopravvivenza delle colture e delle comunità che dipendono da esse.

Lo studio ribadisce che, senza una drastica riduzione delle emissioni, le isole italiane e molte altre regioni del mondo si troveranno di fronte a sfide insormontabili legate all’approvvigionamento idrico e alla sicurezza alimentare. L’unica via percorribile per evitare queste catastrofi è agire ora, abbattendo le emissioni e adottando strategie di adattamento climatico capaci di preservare le risorse essenziali per il futuro.

L’impatto del riscaldamento globale sulla siccità in Sicilia e Sardegna

Senza gli effetti del riscaldamento globale causato dall’uomo, le siccità che colpiscono la Sicilia e la Sardegna non avrebbero raggiunto livelli così estremi. Gli scienziati del World Weather Attribution (Wwa) hanno infatti dimostrato che i cambiamenti climatici antropogenici hanno aumentato del 50% la probabilità che queste isole sperimentino siccità di questa portata.

Secondo lo studio, nonostante rimanga incerta la relazione diretta tra le precipitazioni variabili di queste regioni e il cambiamento climatico, è chiaro che il caldo torrido sta trasformando gli anni caratterizzati da piogge scarse in siccità devastanti. In un mondo più freddo di 1,3°C, privo degli effetti del riscaldamento globale legato principalmente alle emissioni di CO2 – provocate in gran parte dall’uso di combustibili fossili – queste siccità sarebbero state meno intense, classificandosi come semplicemente “gravi”.

La conclusione degli scienziati è allarmante: se il mondo raggiungerà un riscaldamento di 2°C, un evento possibile già entro il 2050, le siccità in Sardegna e Sicilia diventeranno ancora più intense e frequenti. Questo scenario potrebbe aggravare drasticamente le condizioni climatiche nelle isole, già colpite da periodi di estrema aridità e scarsità d’acqua.

L’analisi evidenzia come le emissioni di gas serra abbiano profondamente alterato il clima globale, portando non solo a temperature estreme, ma anche a un’intensificazione degli eventi climatici avversi. Il legame tra il caldo persistente e la siccità è ormai chiaro: i combustibili fossili, che contribuiscono al riscaldamento globale, stanno peggiorando una situazione già critica.

Se il riscaldamento non verrà fermato, le conseguenze per le isole italiane saranno gravi e difficili da gestire. Gli anni con precipitazioni scarse diventeranno sempre più comuni, e il rischio idrico continuerà a crescere. Il futuro climatico della Sicilia e della Sardegna dipende quindi in larga parte dalla nostra capacità di ridurre le emissioni e limitare il riscaldamento globale, evitando così il superamento della soglia critica dei 2°C.