Tassa auto elettriche, quanto si pagherà per ogni km percorso

In Uk si valuta una tariffa per miglio sule auto elettriche per compensare il calo delle accise. Una scelta che mette in crisi la transizione green

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

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Non è una tassa per scoraggiare, ma per colmare il vuoto lasciato dagli introiti fiscali delle accise sui carburanti. Così il Regno Unito ha giustificato la proposta di una nuova tassa per i veicoli elettrici. Nel concreto si tratterebbe di un sistema di tariffazione per miglio percorso dalle auto elettriche. La proposta arriva nella cornice della manovra finanziaria e l’introduzione potrebbe essere prevista dal 2028.

Secondo i giornali inglesi, come il Daily Telegraph che il 6 novembre scorso ha trattato la tematica, si stimano costi pari a 340 euro ogni 10.000 km percorsi. Sarebbero coinvolti anche i veicoli ibridi, ma con una quota inferiore. Al momento è un’ipotesi, ma apre la strada al tema. L’Europa infatti spinge per l’elettrificazione del parco auto, ma questo comporta un minor gettito fiscale dovuto alle accise sul carburante, che in Italia, per esempio, portano a incassare quasi 40 miliardi di euro all’anno.

Tassa sui km percorsi dalle auto elettriche

Il Regno Unito ci prova con una proposta che è stata definita “una misura sbagliata nel momento sbagliato”. La prossima nuova finanziaria inglese potrebbe infatti contenere una tassa sulla mobilità elettrica. Sarebbe una vera e propria tassa per ogni miglio percorso con un’auto elettrica. Il portavoce del governo ha spiegato che le accise gravano sui carburanti tradizionali e che al momento non esiste una tassa equivalente per i veicoli elettrici. Sarebbe per loro quindi fondamentale creare “un sistema più equo per tutti gli automobilisti”. Tradotto in modo che i portafogli lo capiscano: non ci sarebbe abbastanza gettito fiscale per lo Stato se tutti passassero all’auto elettrica.

Questo vale tanto nel Regno Unito quanto in Italia e negli altri Paesi dove esiste la tassa sul carburante, le famose “accise”. Perché è stata però definita una misura sbagliata al momento sbagliato? Non solo la notizia arriva a novembre, momento di incontro per eventi di carattere globale come la COP30 che si impegna sul tema della salvaguardia dell’ambiente e della vita umana e animale; si tratta soprattutto del momento sbagliato perché la proposta del Regno Unito potrebbe stuzzicare anche altri Paesi, come quelli membri dell’Unione Europea che devono fare i conti con la transizione ecologica e l’elettrificazione del parco auto.

Inoltre, come fa notare Edmund King, presidente dell’Automobile Association, ci sarebbe il rischio di non raggiungere l’obiettivo governativo delle zero emissioni previste per quest’anno o per i prossimi anni, perché una tassa simile rischierebbe di disincentivare l’acquisto di auto elettriche.

Quanto vale la tassa al km/miglio?

Secondo quanto riportato dal Daily Telegraph il 6 novembre scorso, quando è stato pubblicato l’articolo con l’ipotesi della nuova tassa da presentare nella manovra finanziaria dal 2028, le stime sono piuttosto elevate.

Ai conducenti dei veicoli elettrici potrebbe essere infatti richiesta, secondo le ipotesi, una tariffa di 3 pence al miglio (l’equivalente di 0,034 euro). Una somma che, insieme alle imposte stradali, raggiungerebbe i 340 euro ogni 10.000 km annui.

Sempre secondo il giornale Uk, i proprietari dovrebbero stimare l’utilizzo annuale della propria vettura e pagare in anticipo. In caso di minor consumo avrebbero un credito da utilizzare l’anno successivo, in caso di chilometraggio superiore dovrebbero pagare la cifra corrispondente. In che modo dovrebbe essere calcolato il chilometraggio superiore o inferiore non è stato chiarito.

La tassa che mette in pericolo la transizione ecologica

Anche se un portavoce del governo britannico ha sostenuto che questo ha intenzione di sostenere il passaggio ai veicoli a zero emissioni, ricordando che sono già stati stanziati 4 miliardi di sterline, inclusi i contributi fino a 3750 sterline per ogni singolo veicolo idoneo, appare evidente che una simile proposta di tassazione rischi di compromettere l’obiettivo.

Soprattutto in un contesto che va verso questa direzione. A Londra dal 2 gennaio le auto elettriche perderanno l’esenzione totale per poter circolare nel centro cittadino; dal 2030 lo sconto parziale scenderà ulteriormente e la tariffa giornaliera aumenterà, rendendo più costoso circolare per tutti nella capitale.

Nel Nord Europa invece sono stati stanziati molti fondi per il mercato delle auto elettriche e Paesi come la Norvegia stanno iniziando a ridurre i benefici governativi per far emergere un mercato ormai maturo. Per esempio, scompare l’esenzione totale dell’Iva o sono state introdotte tasse di registrazione legate al peso, cosicché i SUV elettrici costino di più rispetto a una citycar.

Nei Paesi Bassi dal 2025 le auto elettriche, da anni esentate dalle tasse di proprietà, torneranno a pagare il 25% dell’importo e dal 2026 è prevista l’applicazione di una tassa piena, calcolata come per le altre auto tradizionali. Anche la Danimarca sta reintroducendo delle tasse di registrazione e di proprietà per allinearle alle auto a combustione. Infine, in Svizzera si sta pensando a una tariffa per ogni 100 km percorsi o a un’imposta sull’energia usata per ricaricare le vetture elettriche.