In un contesto in cui l’acqua diventa sempre più un bene prezioso, le recenti piogge cadute “a macchia di leopardo” su parte della Penisola non hanno risolto i problemi dei corpi idrici italiani. I dati dell’EDO – European Drought Observatory – ci dicono che il 45% dell’Europa è in sofferenza idrica e ben il 13% del continente è colpito da siccità estrema. In questo scenario, è importante fare la nostra parte per conservare l’acqua e usarla in modo responsabile.
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Una situazione critica
Come spiega Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), la situazione idricamente critica in cui si trova il nostro Paese non potrà essere risolta dall’oggi al domani.
Ci vorranno condizioni meteorologiche favorevoli, ma soprattutto un territorio infrastrutturato per raccogliere ogni apporto di pioggia. Purtroppo, sembra che l’esperienza degli anni più recenti, caratterizzati dall’estremizzazione degli eventi atmosferici, abbia insegnato davvero poco.
La Valle d’Aosta non è più un’isola felice
Settimana dopo settimana, il report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche cancella certezze climatiche: questa settimana tocca alla verdeggiante Valle d’Aosta, dove l’indice SPI (Standard Precipitation Index) a lungo termine (12 mesi) indica livelli di siccità estrema per tutta la fascia centro-meridionale della regione (fonte: Centro Funzionale Regionale), facendo tornare la mente al periodo medievale, quando in quei territori crescevano gli ulivi. Le recenti piogge hanno portato la media mensile di luglio a 25 millimetri, cioè circa il 30% di quella storica.
Le precipitazioni fin qui registrate nel 2022 sono prossime ad inedite performances negative, ma le alte temperature, favorendo lo scioglimento anche delle nevi perenni, hanno per paradossale conseguenza, una delle stagioni più favorevoli per la Dora Baltea. Nel mese di luglio la temperatura media è stata di ben 3 gradi superiore alla norma, sfiorando addirittura i 40 gradi nelle località Saint Marcel e Saint Christophe.
Le Alpi valdostane sono una testimonianza dei cambiamenti climatici in corso: con la fascia equatoriale che si alza, la siccità colpisce anche queste zone montane, rendendo i paesaggi meno colorati e vivaci. L’acqua è fondamentale per mantenere il territorio in buone condizioni, sia per la vegetazione che per gli animali. Gargano invita tutti a fare la loro parte per proteggere questo patrimonio naturale.
Lo stato di salute del Po
A proposito di record, la portata media del fiume Po a Pontelagoscuro (ultimo rilevamento prima del delta) è stata, in luglio, pari a 160,48 metri cubi al secondo, cioè addirittura il 32,29% in meno del precedente record negativo di portata media mensile, registrato nel Luglio 2006; non solo: quest’anno è stato toccato anche il nuovo record di portata minima con soli 104,3 metri cubi al secondo (24 Luglio).
Il fiume Po, corroborato da temporali localizzati, ha registrato leggeri aumenti di portata, ma le rilevazioni più recenti dimostrano quanto effimeri siano i benefici, che le piogge hanno apportato (in Piemonte sono caduti circa 30 millimetri di pioggia in 7 giorni, nel Ferrarese meno di 17 millimetri in un mese).
La situazione nel Nord Italia
In Piemonte c’è da registrare solo l’incremento di oltre 27 metri cubi al secondo nella portata del fiume Tanaro, quasi azzerata qualche settimana fa, così come la Sesia. Le dighe della Baraggia Biellese e Vercellese (Ingagna, Ostola e Ravasanella) stanno trattenendo appena 4,83 milioni di metri cubi d’acqua, cioè quasi il 50% dei volumi registrati nel siccitoso luglio 2017 e circa il 60% in meno della media del periodo.
In Lombardia sembra stabilizzarsi in basso la portata del fiume Adda, cui mancano, rispetto al 2021, ben mc. /sec 427, cioè quasi l’80% dei flussi; in linea con questo dato, l’acqua trattenuta oggi nei bacini della regione segna -66% rispetto alla norma e -67% rispetto all’anno scorso.
Secondo i dati ARPAV, in Veneto, le falde sono praticamente a secco: quasi ovunque i livelli sotterranei sono i più bassi dei recenti 20 anni. Le piogge cadute a luglio sono state il 41% in meno rispetto alla media storica, ma in alcuni bacini il deficit ha superato il 60% (Sile: -69%). Le recenti piogge hanno apportato un momentaneo beneficio agli esangui corsi d’acqua, che però rimangono ai livelli più bassi in anni recenti. Il bacino del Corlo sul fiume Brenta registra il riempimento minimo dopo quelli del 2000, 2003 e 2006.
Il Centro Italia
Peggiora la situazione idrologica nelle regioni centrali, che non hanno beneficiato (o solo in maniera modesta) degli apporti pluviali, che hanno toccato territori del Nord Italia.
In Toscana, i fiumi Greve e Bisenzio sono quasi in secca, l’Arno supera di poco i 5 metri cubi al secondo, il Serchio i mc. /sec. 3, mentre l’Ombrone da un mese ha una portata inferiore al metro cubo al secondo.
Anche le Marche, che avevano sofferto meno durante l’inverno e la primavera, oggi registrano dati addirittura peggiori delle siccitose annate 2021 e 2017; emblematico è il caso del fiume Sentino, il cui livello è 10 centimetri più basso dei minimi registrati nel 2018 e l’anno scorso.
La crisi idrica dell’Umbria è ben rappresentata dal lago Maroggia, che oggi trattiene solo 1/3 dei volumi che generalmente conserva in questa stagione.
Nel Lazio i laghi calano di altri 3 centimetri, così come il fiume Tevere, il cui livello scende di un ulteriore mezzo metro in soli 7 giorni; le portate dell’Aniene sono fino al 50% inferiori alla media, mentre il Sacco continua a calare da diverse settimane.
Il Sud Italia
In Campania, i livelli idrometrici dei fiumi danno informazioni diversificate: il Volturno è nuovamente in calo, il Garigliano è in aumento, mentre è stabile il Sarno; si segnalano altresì in deciso calo i volumi nei bacini del Cilento e del lago di Conza. Permane così stabile la condizione di siccità nel bacino idrografico del Liri-Garigliano e Volturno e nella bassa valle del Sele.
Infine, le disponibilità idriche negli invasi di Basilicata e Puglia sono calate, in una settimana, rispettivamente di 14,50 e 8,58 milioni di metri cubi; ciò incrementa a 45,3 milioni di metri cubi, il deficit lucano rispetto all’anno scorso, mentre nella confinante regione pugliese resta uno scarto positivo, che tocca gli 11 milioni di metri cubi sul 2021.