Rifiuti delle rinnovabili, milioni di tonnellate da riciclare: chance per l’Italia o condanna

Ignorare il problema dei rifiuti delle tecnologie rinnovabili è un grave errore: ecco come l'Italia può guadagnarci

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 4 Ottobre 2024 22:23

Il mondo necessita di una svolta green, che però lo sia davvero. Il rischio di abbracciare una nuova soluzione che possa risolvere una crisi e generarne un’altra è molto elevato. Si pensi a quanto accaduto con la plastica, vista oggi come un male assoluto e devastante. Tanto diffusa da essere addirittura nel nostro corpo, dove si accumula ogni giorno.

Il settore delle rinnovabili non dovrà fare la stessa fine, il che vuol dire che una filiera del riciclo è indispensabile. Il problema rifiuti doveva già essere posto sul tavolo da molto tempo e, ora più che mai, va fronteggiato.

I rifiuti delle rinnovabili

Nel corso dei prossimi anni dovremo fare i conti con milioni di tonnellate di rifiuti. Al di là dei settori che già ne producono in quantità gigantesche, si pensi alla moda, le rinnovabili promettono devastanti scenari.

Lo studio Energie rinnovabili e mobilità elettrica, opportunità di investimento nella catena del valore del riciclo di rifiuti emergenti, realizzato da Native Strategy, parla chiaro. La nota società di consulenza strategica ha elencato dei numeri molto importanti e allarmanti. Il materiale derivante da fotovoltaico, veicoli elettrici e settore eolico prevede uno scotto carissimo.

Situazione in Italia

Il report sottolinea quanto cruciale sarà il periodo tra il 2027 e il 2033. L’Italia si ritroverà per allora a far fronte a un vero e proprio picco nella richiesta di smantellamento di pannelli fotovoltaici. Perché proprio questi sei anni? Si fa riferimento alla fase di fine vita dei 16,9 Gw di impianti installati tra il 2010 e il 2013. Si guarda a queste installazioni con grande interesse perché hanno raggiunto un numero record, considerando gli incentivi pubblici attivi.

Che dire invece dell’eolico? Il nostro Paese dovrà fare i conti con la fine del ciclo operativo della prima generazione di generatori. Gettare tutto in discarica non può rappresentare la soluzione a tutto. Non può in alcun modo essere la risposta primaria data dallo Stato. Il governo di Giorgia Meloni dovrebbe già iniziare a ragionare in tal senso, ponendo inoltre le basi per uno sviluppo di soluzioni business.

Ci sono delle chance lavorative ben nascoste nel mondo delle rinnovabili. Non si vive di sola produzione ma anche di smantellamento e riciclo. Le pale eoliche sono però principalmente realizzate con materiali compositi. Riciclarle risulta complesso. Per questo occorre ragionare per tempo, fino a che ce n’è, evitando di ritrovarsi con un gravoso peso e in piena emergenza rifiuti.

Per quanto riguarda le pale eoliche, nello specifico, l’abbandono in discarica è già vietato dall’Unione europea. Abbiamo bisogno di nuove filiere per il recupero e il riciclo, sotto la bandiera della sostenibilità. La buona notizia è che quasi il 90% dei generatori possono essere riciclati. La cattiva è che il peso delle pale rappresenta un gravoso vincolo, con una stima di 530mila dollari per singola turbina.

Si passa infine a parlare di veicoli elettrici. Saranno sempre più presenti nelle nostre città, con autonomie sempre più convincenti. Le polemiche non si placheranno mai, questo è chiaro, e il mercato dell’usato dei mezzi a benzina e diesel subirà una risalita. Al tempo stesso, però, non si scappa dai vincoli dell’Ue.

L’elettrico è il futuro, a patto però che non si trasformi a sua volta in una bomba ecologica. Il volume delle batterie diventerà una piaga, se non gestita o mal gestita. Dal 2025 al 2050 si prevede un aumento da 1.000 tonnellate a 6 milioni di tonnellate.

È impensabile non ragionare in termini di riciclo già da ora, a fronte di una domanda di materiali cruciali come nichel, manganese, cobalto, litio e grafite che aumenterà del 500% entro il 2050 (che è tremendamente vicino).

Un guadagno per l’Italia

In questo scenario, potenzialmente devastante, l’Italia può agire per tempo e avvantaggiarsi di un’opportunità molto ghiotta. Il nostro Paese non intende restare alla finestra, osservando Stati Uniti e Cina dividersi la nuova torta tecnologica. Si parla tanto di intelligenza artificiale, di sviluppo e ricerca. Ma che dire del riciclo?

Ecco le parole di Paola Leoni, ceo di Native Strategy: “Siamo dinanzi a una fase critica ma, al tempo stesso, a un’opportunità per l’Italia. Nei prossimi anni dovremo smaltire in modo sostenibile molte tecnologie di energie rinnovabili e batterie a fine vita. (…) I forti investimenti genereranno già nei prossimi 10 anni milioni di tonnellate di rifiuti ad alto valore. Si offre la possibilità di recupero di materiali strategici e rari”.