Monti sottomarini del Mediterraneo, mapparli per scoprire il clima del futuro

L'attività di mappatura degli habitat marini, del valore di 42 milioni di euro, rientra nella "Missione 2" del Pnrr e sarà svolta dall'azienda NextGeo e Ispra

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Entro i prossimi tre mesi, prenderà il via una straordinaria impresa scientifica e tecnologica: un viaggio a duemila metri sotto i mari per studiare e mappare ben 72 monti sottomarini nel Mediterraneo. Questa missione, che si concluderà alla fine di giugno del 2026, rappresenta un’impresa senza precedenti. Fino ad oggi, infatti, sono stati mappati al massimo tre monti sottomarini nel Mar Mediterraneo, situati nelle acque tra il Mar Ligure e il Golfo del Leone.

Dietro questa nuova e titanica impresa troviamo l’esperienza industriale di una realtà come la napoletana NextGeo, società leader a livello internazionale nel campo delle geoscienze marine e nei servizi di supporto alle costruzioni offshore, principalmente nel settore energetico. A supportare l’iniziativa c’è anche l’esperienza scientifica di Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.

L’azienda napoletana NextGeo si è aggiudicata la gara, indetta da Invitalia, per la mappatura degli habitat marini, del valore di 42 milioni e mezzo di euro. Questa iniziativa rientra nella “Missione 2” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), un programma strategico volto a promuovere la ricerca e l’innovazione in ambito ambientale e marino.

La missione, oltre a rappresentare una sfida tecnologica e scientifica, mira a fornire una comprensione più approfondita degli ecosistemi marini, contribuendo alla conservazione e alla gestione sostenibile delle risorse marine. I dati raccolti saranno fondamentali per la pianificazione di future attività di ricerca e per la protezione dell’ambiente marino, garantendo un equilibrio tra sviluppo economico e tutela ambientale.

In un contesto in cui i tempi sono strettissimi, la collaborazione tra NextGeo e Ispra promette di portare a termine questa impresa con successo, aprendo nuove frontiere nella conoscenza dei fondali marini e delle loro dinamiche.

Un’impresa senza precedenti, la mappatura dei monti sottomarini nel Mediterraneo

“Le principali aree entro le quali si svilupperà la spedizione, e dove navigheranno le due imbarcazioni il cui equipaggio sarà composto da una ventina di tecnici per nave, saranno quelle del Mar Ionio e del Mare Adriatico. Si scenderà tra i 150 e i duemila metri di profondità, lungo una superficie di oltre 9mila chilometri quadrati”, spiega Giovanni Ranieri, Ceo di NextGeo. Questa missione rappresenta un’impresa ambiziosa e senza precedenti, volta a esplorare e mappare le profondità marine del Mediterraneo.

Giordano Giorgi, dirigente responsabile del Centro nazionale coste di Ispra, spiega perché è importante questa missione: “Le strutture più interessanti dal punto di vista degli habitat e delle specie, le troviamo quando ci si imbatte in elementi che emergono dalle profondità del mare: il grosso della biodiversità, quindi, si concentra sulle strutture emergenti come i monti sottomarini”, afferma Giorgi.

Questi monti sottomarini, noti anche come seamounts, sono vere e proprie oasi di vita in mezzo all’oceano. Essi ospitano una vasta gamma di specie marine, molte delle quali sono ancora sconosciute alla scienza. La loro esplorazione e mappatura sono fondamentali per comprendere meglio la biodiversità marina e per sviluppare strategie di conservazione efficaci.

“Però, attenzione, stiamo parlando di qualcosa che non conosciamo: è questo l’aspetto più interessante e misterioso della ricerca”, continua Giorgi. La mancanza di conoscenze dettagliate su queste aree rende la missione ancora più affascinante e cruciale. Ogni nuova scoperta potrebbe rivelare informazioni preziose sulla vita marina e sulle dinamiche degli ecosistemi sottomarini.

La spedizione, che coinvolgerà due imbarcazioni con equipaggi composti da una ventina di tecnici ciascuna, si concentrerà sul Mar Ionio e sul Mare Adriatico. Queste aree sono state scelte per la loro ricchezza di strutture emergenti e per la loro importanza ecologica. La missione prevede di esplorare profondità che vanno dai 150 ai 2000 metri, coprendo una superficie di oltre 9mila chilometri quadrati.

L’obiettivo principale è quello di mappare e studiare i monti sottomarini, raccogliendo dati che saranno utili non solo per la ricerca scientifica, ma anche per la gestione sostenibile delle risorse marine. La collaborazione tra NextGeo e Ispra garantirà che questa missione sia condotta con la massima professionalità e competenza, aprendo nuove frontiere nella conoscenza dei fondali marini e delle loro dinamiche.

Questa spedizione rappresenta un passo avanti significativo nella comprensione degli ecosistemi marini del Mediterraneo, contribuendo alla conservazione della biodiversità e alla protezione dell’ambiente marino.

Esplorazione degli habitat sottomarini: una chiave per comprendere i cambiamenti nel Mediterraneo

“Questi habitat, oltre a essere sconosciuti, sono quelli che corrispondono ai cambiamenti che stanno avvenendo nel Mare Mediterraneo. In pratica, noi abbiamo pochissime informazioni su, per esempio, l’andamento delle correnti e della salinità oltre i mille metri di profondità nel Mediterraneo: la nostra faraonica mappatura dei 72 monti sottomarini ci consentirà di sapere se e come sta cambiando il regime delle correnti del Mediterraneo”, aggiunge Giordano Giorgi, entrando poi nel vivo della ricerca.

La mappatura dei monti sottomarini non è solo un’impresa scientifica affascinante, ma anche un’opportunità unica per comprendere meglio le dinamiche oceaniche del Mediterraneo. Le correnti marine e la salinità giocano un ruolo cruciale nella distribuzione delle specie marine e nella regolazione del clima. Tuttavia, le informazioni disponibili su questi aspetti sono ancora limitate, specialmente per quanto riguarda le profondità oltre i mille metri.

“Essere in possesso delle informazioni sulle condizioni degli habitat di questi monti sottomarini vuol dire prevedere, con una maggiore precisione, il clima che potremo avere nel Mediterraneo, e quindi in Italia, nei prossimi decenni”, continua Giorgi. La conoscenza dettagliata degli habitat sottomarini e delle loro condizioni ambientali è fondamentale per sviluppare modelli climatici più accurati. Questo, a sua volta, permetterà di prevedere meglio i cambiamenti climatici futuri e di adottare misure adeguate per mitigarne gli effetti.

Ma la ricerca non si ferma qui. Come in ogni impresa scientifica che si rispetti, mettere insieme tutta una serie di informazioni significa anche dare un contributo significativo alla ricerca scientifica e industriale. “Alcune delle sostanze farmacologiche che noi oggi utilizziamo derivano da specie marine che le possedevano: ci aspettiamo di scoprirne altre in questa missione”, spiega Giorgi.

La biodiversità marina è una fonte inesauribile di composti bioattivi che possono avere applicazioni in vari campi, dalla medicina all’industria farmaceutica. La scoperta di nuove specie marine e delle loro proprietà potrebbe portare allo sviluppo di nuovi farmaci e trattamenti medici, con benefici significativi per la salute umana.

La mappatura dei 72 monti sottomarini nel Mediterraneo rappresenta un’opportunità unica per ampliare la nostra conoscenza degli ecosistemi marini, per comprendere meglio i cambiamenti climatici e per scoprire nuove risorse biologiche. La collaborazione tra NextGeo e Ispra, con il supporto di Invitalia e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, garantirà che questa missione sia condotta con la massima professionalità e competenza, aprendo nuove frontiere nella ricerca scientifica e nella conservazione dell’ambiente marino.

Scoprire il patrimonio nascosto dei fondali sottomarini: una missione cruciale per il futuro energetico

“C’è tanto da scoprire in questi fondali sottomarini: per esempio, risorse minerarie, fondamentali per la nostra transizione energetica. È un patrimonio assolutamente vivo e pieno di informazioni importantissime per lo sviluppo sostenibile”, osserva Giovanni Ranieri, Ceo di NextGeo. Questa missione non solo promette di rivelare nuove conoscenze scientifiche, ma anche di identificare risorse cruciali per il futuro energetico del nostro pianeta.

Il progetto si articolerà in diverse fasi, ciascuna delle quali contribuirà a costruire un quadro completo e dettagliato dei monti sottomarini del Mediterraneo. Ranieri ricorda le prime due fasi del progetto: “Ricostruiremo in 3D la planimetria di questi monti sottomarini e successivamente definiremo bene la stratigrafia dei primi metri dei monti stessi. Una volta definita la loro forma geofisica, scenderemo e osserveremo lungo i fianchi di queste montagne e preleveremo alcuni campioni di materia, che poi saranno analizzati e studiati dai tecnici di Ispra”.

La tecnologia avanzata sarà al centro di questa missione. Gli occhi puntati sugli abissi saranno quelli del Rov (“Remotely Operated Vehicle”), un veicolo sottomarino a comando remoto fornito di sensori e di strumentazione a bordo. Recentemente, NextGeo ha ampliato il numero di questi preziosi e sofisticatissimi strumenti di indagine, garantendo una capacità di esplorazione senza precedenti. Il Rov è in grado di arrivare fino a 5mila metri di profondità, permettendo di esplorare aree del fondale marino che fino a oggi sono rimaste inaccessibili.

Inoltre, questo sottomarino a comando remoto è dotato di un “Sub bottom profiler“, uno strumento avanzato che permette di ricreare un’immagine dettagliata dei sub-sedimenti del fondale marino. Questo strumento è fondamentale per comprendere la struttura geologica dei monti sottomarini e per identificare eventuali risorse minerarie presenti nei sedimenti.

La mappatura in 3D e la stratigrafia dei monti sottomarini rappresentano solo l’inizio di questa ambiziosa missione. La raccolta di campioni di materia e la loro analisi da parte dei tecnici di Ispra forniranno informazioni preziose sulla composizione chimica e biologica dei fondali marini. Queste informazioni saranno essenziali per sviluppare strategie di gestione sostenibile delle risorse marine e per promuovere la transizione energetica verso fonti più sostenibili.

Innovazione e sfide nella mappatura dei monti sottomarini del Mediterraneo

“Ma la cosa straordinaria è che tutti i dati rilevati nel corso delle indagini sottomarine potranno essere letti in tempo reale nella nostra sede, a Santa Brigida, nel cuore di Napoli”, racconta Giovanni Ranieri. Questa capacità di monitoraggio in tempo reale rappresenta un traguardo tecnologico significativo, che permetterà di analizzare e interpretare i dati raccolti con una rapidità senza precedenti.

Ranieri sottolinea il carico di complessità tecnologica impiegato in poco tempo per una missione del genere. “Soli due anni per coprire 72 monti sottomarini è già una impresa e bisogna riconoscere al nostro partner tecnologico di essersi preso sulle spalle un carico eccezionale: per capirci, avremo un numero impressionante di dati in pochissimo tempo, ma per analizzarli tutti ci vorranno almeno dai cinque ai dieci anni”, afferma Giordano Giorgi, dirigente responsabile del Centro nazionale coste di Ispra.

La missione non solo rappresenta una sfida tecnologica, ma anche una sfida scientifica e ambientale. Giorgi si augura di trovare cose ignote da un monte sottomarino a un altro, ma non si augura sicuramente di trovare una situazione in corso di modifica di questi habitat. “Considerando che il tempo di ricambio delle correnti profonde del Mediterraneo è di circa 300 anni, trovarle già adesso a quelle profondità significherebbe che il Mar Mediterraneo il cambiamento climatico lo sta già subendo”, spiega Giorgi.

La capacità di leggere i dati in tempo reale dalla sede di NextGeo a Santa Brigida è un risultato straordinario, reso possibile grazie a tecnologie avanzate e a una collaborazione stretta tra NextGeo e i suoi partner tecnologici. Questo permetterà di monitorare costantemente le condizioni dei fondali marini e di intervenire tempestivamente in caso di anomalie o cambiamenti significativi.

Tuttavia, la quantità di dati che verranno raccolti sarà enorme. Analizzare e interpretare questi dati richiederà un impegno significativo e un lavoro di squadra tra scienziati, tecnici e ingegneri. “Avremo un numero impressionante di dati in pochissimo tempo, ma per analizzarli tutti ci vorranno almeno dai cinque ai dieci anni”, sottolinea Giorgi. Questo lavoro di analisi sarà fondamentale per comprendere meglio gli ecosistemi marini e per sviluppare strategie di conservazione e gestione sostenibile delle risorse marine.

Tecnologia, consapevolezza e sfide del Mediterraneo

Infine, se questa è una spedizione da duemila metri sotto i mari unica nel suo genere, verrebbe da chiedersi come mai proprio adesso e non prima ci si è decisi a intraprenderla. “Questo è un progetto che mette insieme comunità di persone molto diverse tra loro: marittimi, tecnici oceanografici e ricercatori che cercano di capire e comprendere”, spiega Giordano Giorgi. La collaborazione tra queste diverse comunità è essenziale per affrontare una missione di tale portata e complessità.

Ma non è solo la collaborazione umana a rendere possibile questa impresa. Le tecnologie si sono evolute tantissimo negli ultimi anni, permettendo di esplorare e mappare i fondali marini con una precisione e una sicurezza mai viste prima. “Le tecnologie si sono evolute tantissimo negli ultimi anni”, continua Giorgi. Questo progresso tecnologico ha reso possibile l’uso di strumenti avanzati come i Rov e i “Sub bottom profiler”, che permettono di raccogliere dati dettagliati e di analizzare i sedimenti del fondale marino.

Inoltre, la consapevolezza che abbiamo del Mar Mediterraneo è piuttosto recente. Fino a poco tempo fa, l’attenzione scientifica e mediatica era rivolta principalmente agli oceani e alle barriere coralline. Tuttavia, il Mediterraneo è ora riconosciuto come un ecosistema unico e complesso, meritevole di studio approfondito. “Finora abbiamo sentito parlare soprattutto di oceani e barriere coralline, invece, finalmente il Mediterraneo è un oggetto di studio e riusciamo ad affrontare 72 monti sottomarini”, afferma Giorgi.

Questa nuova consapevolezza ha portato a un aumento dell’interesse scientifico e industriale per il Mediterraneo. La missione di mappatura dei monti sottomarini rappresenta un passo avanti significativo nella comprensione degli ecosistemi marini e delle risorse che essi contengono. Tuttavia, affrontare una tale impresa comporta anche dei rischi. “Correndo il rischio di incidenti della strumentazione, facilmente riparabili, anche grazie al Pnrr che, dal punto di vista dell’investimento infrastrutturale, ha messo in moto un mondo industriale che ha la maturità per poter rispondere alle richieste fatte dalla ricerca tecnico-scientifica”, conclude Giorgi.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha giocato un ruolo cruciale nel rendere possibile questa missione. Gli investimenti infrastrutturali previsti dal Pnrr hanno permesso di mobilitare risorse e competenze industriali necessarie per affrontare le sfide tecniche e logistiche della spedizione. Questo supporto ha garantito che eventuali incidenti della strumentazione possano essere facilmente riparati, riducendo i rischi e aumentando l’efficienza della missione.