L’Italia è il paese europeo con il più altro tasso di mortalità per il caldo

Secondo uno studio compiuto dall'Istituto di Barcellona per la salute globale, a causa del caldo, la scorsa estate sono stati 61.672 i decessi nel vecchio continente

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Un articolo pubblicato sulla rivista Nature Medicine ha riportato che durante il periodo compreso tra il 30 maggio e il 4 settembre 2022, in Europa si sono registrate circa 61.672 vittime attribuibili alle ondate di calore. La ricerca è stata condotta dall’Istituto di Barcellona per la salute globale (ISGlobal), in collaborazione con l’Istituto Nazionale della Salute Francese (Inserm), coinvolgendo 35 Paesi europei.

Nuovi dati allarmanti

Il rapporto mette in luce come l’estate scorsa abbia segnato un record storico di temperature elevate in Europa, con un susseguirsi di ondate di calore, siccità e devastanti incendi boschivi. Fino ad ora, l’ufficio statistico europeo, Eurostat, aveva segnalato un aumento anomalo di mortalità durante quel periodo, ma senza quantificare specificamente la parte attribuibile alle alte temperature. Ora, un team di ricerca franco-spagnolo ha analizzato i dati riguardanti la temperatura e la mortalità tra il 2015 e il 2022, coinvolgendo 823 regioni in 35 Paesi europei, con una popolazione complessiva di oltre 543 milioni di persone. I risultati sono allarmanti e mettono in evidenza l’urgenza di affrontare i cambiamenti climatici e i rischi per la salute pubblica correlati al caldo estremo.

Ondata di calore mortale in Europa

I dati raccolti per lo studio hanno consentito di stimare i modelli epidemiologici e prevedere la mortalità attribuibile alla temperatura per ogni regione e settimana durante l’estate. I risultati dello scorso anno hanno rivelato che le anomalie di temperatura più elevate si sono concentrate nel mese più caldo, da metà luglio a metà agosto. Questa coincidenza ha amplificato in modo significativo la mortalità legata al caldo, causando un triste totale di 38.881 decessi tra l’11 luglio e il 14 agosto. In particolare, un’intensa ondata di calore paneuropea è stata responsabile di 11.637 di questi decessi, verificandosi tra il 18 e il 24 luglio.

L’Italia tra i Paesi più colpiti

Secondo uno studio condotto, in Europa l’aumento delle temperature rispetto alla media è stato di circa 2 gradi, con i valori più elevati registrati in Francia (+2,43 gradi), Svizzera (+2,30), Italia (+2,28), Ungheria (+2,13), Spagna (+2,11 gradi). L’Italia ha segnalato il più alto tasso di mortalità correlato al caldo. Dal 30 maggio al 4 settembre 2022, sono stati stimati 61.672 decessi nel Vecchio Continente, di cui 18.010 in Italia. Spagna ha registrato 11.324 decessi, Germania 8.173, Francia 4.807 e Regno Unito 3.469. L’Italia è stata anche il Paese più colpito in termini di popolazione, con 295 decessi per milione di abitanti, molto al di sopra della media europea stimata a 114 decessi per milione. L’analisi epidemiologica rivela anche una maggiore vulnerabilità delle donne, infatti si stima che il 63% in più di donne rispetto agli uomini sia morto a causa delle alte temperature, con una maggiore incidenza nella regione mediterranea. In particolare, in Italia, dei 18.010 decessi totali, 11.917 si sono verificati in donne. Per quanto riguarda l’età, si sono verificati 14.821 decessi tra gli ultra-ottantenni, 2.326 nell’età compresa tra i 65 e i 79 anni e 965 nelle persone al di sotto dei 64 anni.

Necessità di rivalutare le strategie di prevenzione

Il ricercatore Hicham Achebak, dell’Inserm e dell’ISGlobal, ha evidenziato che più di 61.600 persone in Europa sono morte a causa dello stress da caldo durante l’estate del 2022. Questo dato, nonostante molti Paesi avessero già attivi piani di prevenzione, indica che le strategie di adattamento attualmente disponibili potrebbero essere ancora insufficienti rispetto alla crescente minaccia climatica.

Secondo Achebak, l’accelerazione del riscaldamento osservata negli ultimi dieci anni rende urgente una rivalutazione e un rafforzamento sostanziale dei piani di prevenzione. È fondamentale prestare particolare attenzione alle differenze tra i Paesi e le regioni europee, considerando anche i divari di età e di genere, che influenzano la vulnerabilità al calore.

Questa situazione richiede azioni concrete e collaborazione a livello internazionale per sviluppare nuove strategie che possano meglio proteggere le persone dalle ondate di calore estremo. Solo con sforzi congiunti sarà possibile affrontare in modo adeguato le sfide imposte dai cambiamenti climatici e garantire la sicurezza e il benessere delle comunità in tutto il continente.

Impatto del caldo estremo sugli anziani italiani

La Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) ha contribuito a spiegare i risultati della ricerca pubblicata su Nature Medicine, che evidenzia l’impatto del caldo estremo sugli anziani italiani. Secondo lo studio, oltre il 60% dei 61.000 decessi legati al caldo estremo si è verificato tra gli individui di età superiore agli 80 anni. Questo fenomeno è particolarmente rilevante in Italia, poiché il paese non solo vanta la percentuale più elevata di grandi anziani rispetto alla popolazione generale (6,5% degli italiani ha più di 80 anni), ma conta anche il maggior numero di ultra-ottantenni in Europa, con oltre 3 milioni e mezzo di persone. Questi dati sottolineano l’importanza di adottare misure adeguate per proteggere la salute degli anziani durante periodi di caldo estremo.

L’allarme della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima)

Alessandro Miani, Presidente Sima, spiega che il cambiamento climatico sta causando un aumento nella frequenza e nell’intensità delle ondate di calore, così come il ristagno dell’aria. Questi cambiamenti hanno conseguenze significative, non solo per i livelli di ozono e smog fotochimico, ma anche per i livelli di particolato atmosferico, che hanno un impatto sulla mortalità. Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, solo in Italia si stima che vi siano 66.000 morti premature all’anno a causa delle polveri sottili e dei biossidi di azoto. Durante i giorni di stagnazione dell’aria, le concentrazioni di polveri sottili sono in media di 2,6 µg/m3 più elevate. Inoltre, le temperature più calde e la mancanza di precipitazioni durante i periodi sempre più lunghi di siccità aumentano il rischio di incendi, che a loro volta sono una delle principali fonti di particolato atmosferico. Gli effetti degli incendi possono essere visibili anche a centinaia di chilometri di distanza dal luogo dell’incendio. Inoltre, le tempeste di polveri trasportano grandi quantità di particolato atmosferico nel Mediterraneo e aumentano in intensità e frequenza a causa dell’inaridimento del suolo e del declino delle falde acquifere causato dal riscaldamento globale e dall’uso incontrollato di risorse idriche da parte delle attività umane.

Spazi verdi e bike sharing: potenziali salva-vita in Europa

Secondo gli studi condotti dall’ISGLOBAL di Barcellona, se venisse garantito l’accesso agli spazi verdi stabilito dall’OMS (circa mezzo ettaro entro 300 m di distanza da ogni abitazione), si potrebbero evitare 43.000 decessi all’anno in Europa. Inoltre, incrementare il bike sharing del 24% in 167 città europee potrebbe evitare ulteriori 10.000 morti premature. Piantare alberi nelle città, secondo Miani, non solo ridurrebbe le emissioni climalteranti, ma avrebbe anche un impatto positivo sulla salute umana.