Le regioni bloccano i nuovi impianti da fonti rinnovabili

Italia in ritardo per la transizione energetica, riporta Legambiente, pesano gli ostacoli normativi, burocratici e culturali che frenano nuovi impianti rinnovabili

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Pubblicato: 7 Aprile 2023 10:02

In Italia, lo sviluppo delle energie rinnovabili è ancora difficile a causa di molteplici ostacoli. Le principali difficoltà sono rappresentate dalle norme obsolete e disorganizzate, dalla lentezza dei processi di autorizzazione, e dalle difficoltà burocratiche delle Regioni e delle Soprintendenze ai beni culturali. Questi problemi rappresentano i principali ostacoli nella realizzazione di nuovi impianti di produzione di energia pulita, e hanno portato ad un risultato insoddisfacente in termini di effettiva realizzazione. Nel 2022, la situazione sembra ancora lontana dall’essere risolta. Il rapporto di Legambiente “Scacco matto alle rinnovabili 2023“, presentato alla Fiera K.EY di Rimini, fornisce un’analisi dettagliata di 4 leggi nazionali e 13 leggi regionali che rallentano la corsa delle fonti di energia pulita, oltre a proporre un pacchetto di soluzioni.

1364 impianti in lista d’attesa in Italia per valutazione ambientale

Al momento in Italia, ci sono 1364 impianti in lista d’attesa per la fase di valutazione di impatto ambientale, verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale, valutazione preliminare e provvedimento unico in materia ambientale, a livello statale. Il 76% di questi progetti si trova nelle regioni della Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. Nonostante le semplificazioni avviate dal precedente governo Draghi e l’istituzione e il potenziamento delle due Commissioni VIA-VAS, che si occupano di rilasciare pareri sui grandi impianti strategici per il futuro energetico del paese, negli ultimi quattro anni sono state concesse poche autorizzazioni dalle Regioni. Nel 2022, solo l’1% dei progetti di impianti fotovoltaici ha ottenuto l’autorizzazione.

Negli ultimi quattro anni, il numero di autorizzazioni rilasciate per la costruzione di impianti di energia pulita in Italia è diminuito drasticamente. Nel 2019, il 41% delle istanze ha ricevuto l’autorizzazione, mentre nel 2020 e nel 2021 le percentuali sono scese rispettivamente al 19% e al 9%. Per quanto riguarda l’eolico on-shore, i dati sono ancora peggiori: nel 2019 è stata concessa l’autorizzazione solo al 6% delle richieste, mentre nel 2020 e nel 2021 le percentuali sono scese al 4% e all’1%, rispettivamente. Nel 2022, la percentuale di autorizzazioni concesse per l’eolico on-shore è arrivata allo 0%.

Preoccupanti dati sulle fonti rinnovabili in Italia

I dati relativi alla concessione di autorizzazioni per la costruzione di impianti di energia pulita in Italia sono preoccupanti, soprattutto considerando l’aumento dei progetti presentati e delle richieste di connessione alla rete elettrica nazionale di impianti di fonti rinnovabili. A tal proposito, occorre sottolineare che la capacità di produzione del parco complessivo di fonti rinnovabili non è riuscita a sopperire alla riduzione di produzione, come evidenziato dai dati Terna che mostrano l’installazione di appena 3.035 MW nel 2022. Inoltre, tutte le fonti rinnovabili, tranne il fotovoltaico, hanno fatto registrare un segno negativo nel 2022.

La produzione idroelettrica in Italia ha subito una diminuzione del 37,7% a causa dell’emergenza siccità. Inoltre, la produzione da pompaggi ha registrato un calo del 13,1%, portando la quota delle fonti rinnovabili rispetto ai consumi totali al 32%, ovvero ai livelli del 2012.

Legambiente denuncia gli ostacoli locali alle rinnovabili in Italia

Nella corsa ad ostacoli delle energie rinnovabili, ci sono molte difficoltà da superare. Oltre alla lentezza dei processi autorizzativi e alla burocrazia eccessiva delle Regioni e delle Soprintendenze ai beni culturali, ci sono anche le opposizioni locali delle amministrazioni comunali, come il movimento NIMBY (Not In My Back Yard, non nel mio cortile) e NIMTO (Not In My Terms of Office), che hanno un impatto negativo. Legambiente ha anche evidenziato questi ostacoli nella loro mappa aggiornata dei luoghi simbolo in tutta Italia, che mostra molti progetti bloccati e normative regionali e locali che limitano l’uso delle energie rinnovabili.

Legambiente propone soluzioni per le rinnovabili in Italia

Legambiente ha aggiunto 24 nuove storie di progetti di energie rinnovabili bloccati alla sua mappa, che si aggiungono alle 20 dello scorso anno, tra questi i casi più significativi in Puglia, Toscana e Sardegna.

Per affrontare questa situazione, Legambiente ha presentato nuove proposte per accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili in Italia, inclusa l’aggiornamento delle Linee Guida per l’autorizzazione degli impianti, che sono ferme al 2010, e una revisione delle normative attraverso un lavoro congiunto tra il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e il Ministero della Cultura. L’obiettivo è quello di creare un Testo Unico che semplifichi i processi di autorizzazione degli impianti, definisca in modo chiaro i ruoli e le competenze dei vari organi dello Stato e dia tempi certi alle procedure.

Inoltre, il dibattito pubblico rimane un elemento fondamentale in questa partita, poiché rappresenta uno strumento strategico per migliorare l’accettabilità sociale dei progetti e accelerare i processi autorizzativi, evitando contenziosi inutili.

Legambiente chiede al Governo Meloni di puntare sulle rinnovabili

Il Presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, ha dichiarato che l’Italia non deve diventare l’hub del gas, ma quello delle rinnovabili. In questo senso, il Governo Meloni deve mettere in campo una politica a breve, medio e lungo termine per contrastare la crisi climatica, accelerare la transizione ecologica e centrare gli obiettivi di decarbonizzazione dell’Europa.

Ciafani ha sottolineato l’importanza di semplificare l’iter dei processi autorizzativi per garantire la certezza dei tempi e potenziare gli uffici delle Regioni che rilasciano le autorizzazioni, in modo da gestire meglio i progetti accumulati. È fondamentale riordinare la normativa sulle rinnovabili e aggiornare il PNIEC, rispondendo al nuovo scenario energetico che dovrà evolversi verso la configurazione di nuovi paesaggi sempre più rinnovabili, pensando sia agli obiettivi di decarbonizzazione al 2035 sia al modo migliore di integrarle nei territori.

Le fonti rinnovabili per la giusta transizione energetica

Secondo Katiuscia Eroe, responsabile nazionale energia di Legambiente, le fonti rinnovabili, insieme a politiche serie e lungimiranti di efficienza energetica, rappresentano una chiave strategica per decarbonizzare il settore energetico, priorità assoluta nella lotta alla crisi climatica. Inoltre, questi impianti possono portare benefici strutturali nei territori e alle famiglie e creare opportunità di crescita ed innovazione in ogni settore.

Eroe sottolinea l’importanza di non depotenziare lo strumento prezioso del dibattito pubblico, che rischia di essere ridimensionato dal Governo Meloni con la nuova proposta del Codice degli Appalti. La partecipazione dei territori e il loro protagonismo sono parte essenziale della giusta transizione energetica, in cui è possibile integrare al meglio gli impianti rinnovabili e renderli valore aggiunto per i cittadini e le cittadine che vivono quei territori.