Inquinamento luminoso in aumento, le luci della città distruggono salute e ambiente

La luce artificiale cresce del 2% l’anno e altera ecosistemi, fauna e ciclo del carbonio. Lo studio su Nature Climate Change le conseguenze

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

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Tra tutti gli inquinamenti, quello luminoso è il meno sentito come un pericolo, eppure ha conseguenze negative tanto sull’ambiente quanto sulla salute delle persone. Uno studio pubblicato su Nature Climate Change il 12 novembre 2025 stima in crescita costante (+2% ogni anno) l’inquinamento luminoso.

Dallo studio emerge che non solo la luce artificiale sugli ecosistemi cambia la vita degli animali, come la rotta degli uccelli migratori, la riproduzione degli animali notturni o i ritmi del sonno degli esseri umani, ma altera anche l’equilibrio naturale del ciclo del carbonio.

L’impatto sugli ecosistemi

La superficie della Terra non illuminata artificialmente diminuisce anno dopo anno: dal 2012 al 2016 è calata del 2,2%, mentre cresce di pari passo l’inquinamento luminoso di circa il +2% ogni anno. L’illuminazione artificiale infatti continua a espandersi ovunque, dall’Africa al Sudamerica, e sono pochi i Paesi dove questo non avviene, principalmente le aree sotto conflitto.

L’essere umano ha “sconfitto” la notte, quel luogo dove si celano i pericoli, ma l’innovazione non è stata senza conseguenze. A pagare il prezzo più alto è stata la natura, in senso ampio. La luce artificiale ha banalmente indotto gli insetti verso le fonti di illuminazione e ha iniziato a mettere in crisi la catena alimentare, indebolendo gli ecosistemi locali. Lo ha rivelato uno studio nel 2017 e un altro ancora ha dimostrato la riduzione della popolazione delle tartarughe marine per via dell’illuminazione delle aree balneari.

Anche gli uccelli migratori risentono della luce artificiale, perché l’inquinamento luminoso ostacola il loro senso dell’orientamento e interrompe le migrazioni. Nel 2016, inoltre, un altro studio ha mostrato che la vegetazione tende a fiorire fuori stagione, portando spesso alla morte prematura delle piante.

Come avviene l’alterazione del ciclo del carbonio

Lo studio pubblicato su Nature Climate Change aggiunge un ulteriore impatto della luce artificiale sugli ecosistemi. Concentrandosi su siti in Nordamerica ed Europa, ha monitorato i flussi di carbonio. I ricercatori hanno scoperto che l’inquinamento luminoso notturno aumentava la respirazione dell’ecosistema: piante, microbi e animali rilasciavano più anidride carbonica.

Allo stesso tempo non si verificava alcun aumento della fotosintesi, cioè il processo vegetale che rimuove l’anidride carbonica dall’atmosfera. Da qui la conclusione dello studio: l’inquinamento luminoso interrompe i vincoli energetici fondamentali del metabolismo dell’ecosistema.

Tradotto, vuol dire che la luce artificiale sta cambiando il funzionamento degli ecosistemi e sconvolgendo il comportamento degli animali, gli habitat, i modelli naturali e i flussi di energia. Le notti più luminose comportano quindi un maggior rilascio di carbonio, con tutte le conseguenze del caso.

La soluzione dietro l’angolo

Come riporta lo studio, a differenza del cambiamento climatico, ridurre l’inquinamento luminoso si può fare dall’oggi al domani. Basterebbe infatti un progetto per migliorare l’illuminazione.

Un modo, come spiega la dottoressa Alice Johnson, alla guida della ricerca, è adottare nuove tecnologie di illuminazione, come quelle dimmerabili, direzionali e sensibili allo spettro luminoso. Se si aggiunge poi che l’illuminazione è responsabile del 15% del consumo globale di elettricità, ridurre l’inquinamento luminoso potrebbe avere impatti positivi immediati sugli ecosistemi, ma anche sul clima. Al momento però non esiste una regolamentazione ufficiale sull’inquinamento luminoso, tanto che questi studi non rientrano nei modelli climatici e nelle valutazioni del cambiamento climatico globale.

L’Europa, di conseguenza, si muove in ordine sparso. Francia, Croazia, Slovenia e Repubblica Ceca hanno origini nazionali che limitano l’inquinamento luminoso, mentre altri Paesi come Austria e Irlanda non hanno linee guida vincolanti. Anche l’Italia sottovaluta il problema e, se non fosse per qualche iniziativa legata alla preservazione del cielo stellato, quasi di natura estetica, non c’è un impegno reale per salvaguardare gli habitat notturni.