Cosa sono e come funzionano i Green Bond

Scopri in cosa consistono i Green Bond, qual è il loro funzionamento e quali sono i loro vantaggi.

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Pubblicato: 3 Agosto 2021 17:34Aggiornato: 4 Maggio 2024 20:42

Qui in Italia li chiamano obbligazioni verdi, ma quasi certamente ne avrete sentito parlare con il termine anglosassone Green Bond. Si tratta di strumenti finanziari relativamente nuovi, e che come il nome stesso suggerisce sono destinati a finanziare progetti che abbiano un impatto positivo sull’ambiente. Tra questi, abbiamo ad esempio la produzione di energia da fonti pulite e rinnovabili, l’uso sostenibile dei terreni, processi industriali a zero emissioni, trasporti elettrici, o l’utilizzo di materiale riciclato. Parliamo insomma di strumenti legati alla green economy a sostegno dell’economia reale per affrontare la sfida del cambiamento climatico.

E la cui incredibile diffusione nell’ultimo decennio si deve giocoforza alla più marcata attenzione per le problematiche ambientali e all’interesse da parte dei consumatori verso realtà sostenibili e che salvaguardano il benessere del nostro Pianeta. Una presa di coscienza che ha determinato innovazioni anche nel campo economico: sempre più aziende, in autonomia, si propongono di rispettare determinati principi etici e sociali e offrono prodotti finanziari specifici che hanno come finalità proprio la già citata salvaguardia dell’ambiente. Ecco perché, oggi, è importante sapere i Green Bond cosa sono, come funzionano, e quali sono gli effettivi vantaggi ad essi legati.

Green Bond: cosa sono le obbligazioni verdi

I Green Bond sono strumenti finanziari innovativi che hanno conosciuto un tasso di crescita straordinario dal 2007 a oggi. Le cosiddette obbligazioni verdi sono di fatto obbligazioni come tutte le altre, la cui emissione è però legata a progetti ed iniziative economiche che hanno un impatto positivo per l’ambiente, e che puntano allo stesso tempo alla riduzione della produzione di agenti inquinanti.

Questo strumento permette infatti di finanziare tutta una serie di attività che mostrano evidenti caratteristiche di sostenibilità ambientale, come ad esempio il trattamento dei rifiuiti e quello dell’acqua, iniziative legate alla prevenzione e al controllo dell’inquinamento, infrastrutture per i trasporti che sfruttano fonti di energia alternativa e pulita, utilizzo dei terreni in rispetto dell’ambiente, o ancora progetti legati all’utilizzo sostenibile dell’acqua o alla sempre più affermata edilizia eco-compatibile. L’elemento fondamentale che va quindi ad accomunare l’emissione di un prodotto finanziario di questo tipo è un investimento che va a vantaggio del nostro Pianeta.

Il primo Green Bond del mondo è stato emesso sul mercato dalla Bei, la Banca europea degli investimenti, il 4 luglio 2007. A inventarlo è stato un italiano, Aldo Romani, attuale capo del funding sostenibilità della Bei. L’idea ha avuto un grande successo: basta tenere in conto che ad oggi sono quasi 895 i miliardi di dollari investiti in diverse obbligazioni verdi, per un mercato che appare così in pieno sviluppo. Solo di recente la Commissione Europea ha enfatizzato le potenzialità e il funzionamento del mercato dei Green Bond, presentando un interessante pacchetto di misure chiamato “Energia pulita per tutti gli europei“.

Green bond, un’opportunità per il finanziamento delle politiche climatiche

Proprio in base a questemisure, a partire dal 2021 è assolutamente necessario un supplemento di 177 miliardi di euro all’anno per raggiungere gli obiettivi individuati per il 2030 su clima ed energia. Capirete allora che, in quest’ottica, le peculiarità delle obbligazioni verdi potrebbero giocare un ruolo essenziale per il settore finanziario. In Italia la prima obbligazione verde è stata lanciata nel 2014 dalla multiutility emiliana Hera: un decennale da 500 milioni di euro.

Dopo Hera, tra i più importanti emittenti vi sono stati Enel, IntesaSanpaolo, Ferrovie dello Stato e Cdp. Il primo Green Bond di Stato è stato invece emesso da un paese europeo: la Polonia nel dicembre 2016 ha lanciato un titolo green da 750 milioni di euro. Solo un mese dopo, la Francia ha deciso di fare di più lanciandosi sul mercato con un un Oat, il titolo di Stato francese, da ben  22 miliardi di euro. Poi hanno emesso titoli di Stato green anche Irlanda, Belgio e Olanda.

Se in principio il nuovo tipo di obbligazioni venivano emesse soprattutto da istituzioni finanziarie sovranazionali, pensiamo alla Banca mondiale o alla Banca europea degli investimenti, come abbiamo visto pian piano sul mercato sono arrivati anche titoli emessi da agenzie statali, singole aziende e addirittura municipalità. Negli ultimi anni, poi, una forte spinta in questa direzione è stata data dalla CoP 21 di Parigi, conferenza che nel 2015 ha negoziato un accordo globale sulla riduzione dei cambiamenti climatici.

E che ha spinto molti Paesi, Cina compresa, ad impegnarsi in un nuovi e massicci investimenti al fine di equilibrare il peso dei combustibili fossili nel mix energetico. Nel 2019 il mercato dei Green Bond è cresciuto di circa 180 miliardi di euro, più del 50% rispetto al 2018. I titoli governativi rappresentano solo il 9% del totale: tra i Paesi più attivi, come accennato, troviamo Francia, Paesi Bassi e Irlanda, con l’Italia al momento solo all’ottavo posto.

Come funzionano i Green Bond

Allo stato attuale, non esiste uno standard universalmente accettato per certificare come “green” una obbligazione. L’International Capital Market Association (ICMA) ha tuttavia deciso di emanare delle linee guida che gli emittenti sono tenuti a rispettare, e che di fatto identificano le quattro caratteristiche che differenziano i Green Bond delle obbligazioni tradizionali, caratteristiche indicate solitamente come Green Bond Principles.

Prima di tutto, è richiesto di identificare con assoluta chiarezza la destinazione dei proventi frutto dell’emissione, con una selezione attenta del progetto da finanziare, o nel caso rifinanziare, seguendo specifici procedimenti. Di conseguenza i proventi devono essere vincolati allo stesso progetto selezionato, con il denaro che viene depositato su conto vincolato o trasferito in un portafoglio specifico, o comunque tracciato dall’emittente.

Non solo, deve essere realizzata almeno una volta all’anno una rendicontazione completa dell’utilizzo dei proventi indicando i progetti per cui vengono utilizzati, così da garantire il massimo della trasparenza. A chiudere, è richiesta una “second opinion”, il che significa che un revisore esterno all’azienda e al progetto è predisposto a certificare documenti e obiettivi. Per semplificare, più sotto abbiamo una lista facilmente consultabile dei quattro principi ICMA qui descritti:

  • i proventi devono essere vincolati al progetto stesso e non impiegati per altre finalità, anche se simili;
  • i soldi che vengono recuperati con l’emissione delle obbligazioni verdi dovranno essere vincolati a un conto corrente, oppure trasferiti in un portafoglio specifico connesso all’emittente;
  • almeno una volta all’anno i proventi legati al progetto dovranno essere rendicontati;
  • il controllo sui documenti e gli investimenti acquisiti dovrà essere seguito da un revisore esterno alla società emittente in modo da certificare il rispetto delle indicazioni precedenti e il raggiungimenti degli obiettivi.

L’autoregolamentazione e il funzionamento tecnico del mercato dei green bond

Ci troviamo insomma di fronte ad una autoregolamentazione che si sono dati i mercati, e per questo non vi è un ente specifico di controllo che emette sanzioni pecuniarie. La sanzione la dà il mercato stesso: l’emittente di un Green Bond deve necessariamente rispettare i principi ICMA negli anni successivi l’emissione, e per tutta la durata dei titoli; in caso contrario avrà una ricaduta in termini di credibilità e reputazione che potrebbe danneggiare pesantemente l’azienda e la sua immagine.

In linea generale, comunque, e volendo esplorare ancor di più il piano squisitamente tecnico, le rivoluzionarie obbligazioni eco-friendly hanno un funzionamento molto simile a quelle tradizionalmente utilizzate. L’emissione di una obbligazione è un’attività finanziaria che viene eseguita da parte di uno Stato o di un ente finanziario per poter disporre subito di fondi liquidi. Il prodotto prevede un costo unitario e una specifica durata in anni, naturalmente con l’applicazione di un tasso di interesse.

Questo significa che, al momento dell’eventuale sottoscrizione, avremo diritto ad un titolo di debito con un preciso valore economico, chiamato rendimento. Rendimento che viene rapportato agli anni dell’obbligazione e che prevede per regolamento la restituzione del capitale iniziale alla sua scadenza, assieme alla possibilità di eseguire un nuovo investimento. L’unica particolarità delle obbligazioni verdi è quindi quella di dover seguire, per funzionare al meglio sul mercato, i principi internazionali precedenti.

Green Bond: rendimento e vantaggi

A questo punto, definite le obbligazioni verdi e il loro funzionamento, resta da esplorare i vantaggi di questo tipo di titoli. Non tutti lo sanno, ma Green Bond e rendimento vanno a braccetto, considerando che i titoli legati ad iniziative ambientali presentano in media rendimenti superiori rispetto alle altre obbligazioni disponibili. Non solo, partecipare con il proprio capitale ad iniziative del genere può essere considerato un valido investimento anche dal punto di vista sociale, tenuto conto che oltre al ritorno economico vi è pure l’impegno a stimolare indirettamente la diffusione delle energie rinnovabili e uno sviluppo sostenibile più in generale.

A prescindere dal loro esplicito aspetto etico, non dobbiamo mai dimenticare che i Green Bond sono prima di tutto dei prestiti obbligazionari societari, dunque è sempre consigliabile andare a verificare le condizioni finanziarie dell’emittente prima di decidere se vale la pena portare avanti l’investimento o meno. In conclusione, è fondamentale tracciare una differenza tra obbligazioni verdi e Social Bond.

Questi ultimi rappresentano prestiti obbligazionari con la finalità di sostenere iniziative che creano valore per la comunità, come possono essere progetti volti alla riduzione della povertà o allo sviluppo di determinati settori quali l’istruzione, la sanità, l’agricoltura e le infrastrutture. In aggiunta, esistono quelli indicati come Sustainability Bond, ovvero obbligazioni destinate a finanziare una combinazione di progetti green e progetti sociali.