ESG-washing, per il 50% dei manager investimenti green solo per un mero ritorno economico

Il greenwashing si sta evolvendo, estendendosi oltre l'ambiente coinvolgendo anche tematiche sociali e di governance, con impatti sulle scelte dei consumatori

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Pubblicato: 9 Dicembre 2024 16:10

Per quasi 9 manager su 10 (85%), investire in sostenibilità è visto come un’opportunità per creare valore sul medio e lungo periodo. Tuttavia, quando si chiede loro le principali motivazioni dietro questi investimenti, la priorità di rendimenti finanziari emerge per circa un manager su due (50%), superando persino la necessità di compliance alle normative (48%). Questi dati provengono dal rapporto “Sustainable signals: understanding corporates sustainability priorities and challenges”, realizzato dall’Institute for Sustainable Investing su un campione di oltre 300 aziende pubbliche e private con un fatturato superiore ai 100 milioni di dollari, distribuite tra Europa, Nord America e Asia.

Il sondaggio ha coinvolto decision maker responsabili di sostenibilità all’interno delle aziende. Il rapporto evidenzia che sempre più manager considerano gli investimenti in sostenibilità come parte integrante della creazione di valore a lungo termine, riconoscendo che la sostenibilità non è più un costo o una moda passeggera, ma un’opportunità per lo sviluppo del business. Tuttavia, se la principale motivazione resta il ritorno economico, c’è il rischio di incorrere in greenwashing o, più precisamente, in Esg-washing. Questa nuova forma di greenwashing, che riguarda anche le problematiche sociali e di governance, può avere conseguenze economiche dannose.

Le aziende devono prima agire concretamente in tema di sostenibilità e solo successivamente comunicare i risultati, un aspetto ancora troppo spesso sottovalutato dai manager.

La spinta verso gli investimenti Esg

La crescente attenzione verso le tematiche Esg (ambientali, sociali e di governance) sta influenzando sempre di più le strategie aziendali, ma ciò non avviene esclusivamente per via delle pressioni esterne. Infatti, sebbene la società civile, compresa la stampa, le Ong e gli attivisti, giochi un ruolo di stimolo, è solo il 26% degli intervistati che riconosce la loro influenza come determinante per gli investimenti in sostenibilità. Questo dato colloca le pressioni della società civile all’ultimo posto, dietro le aspettative dei finanziatori (32%) e quelle dei fornitori (34%), che sembrano essere fattori più influenti nel definire le scelte delle imprese.

Anche gli incentivi governativi non emergono come un elemento decisivo per la promozione degli investimenti Esg. Solo il 35% degli intervistati considera tali incentivi come un fattore significativo nel determinare la strategia aziendale in materia di sostenibilità. Questo dato suggerisce che, pur essendo apprezzati, gli incentivi statali non sono ancora sufficienti a cambiare radicalmente l’orientamento verso scelte più sostenibili.

In contrasto con queste forze esterne, un fattore che sembra avere maggiore influenza sulle scelte aziendali sono le convinzioni culturali e morali del management. Ben il 47% dei manager intervistati dichiara di sentirsi investito di un “dovere morale di fare la cosa giusta per le persone e il pianeta”, mentre un 46% considera la sostenibilità una sfida significativa per il proprio modello di sviluppo. Questo rispecchia una crescente consapevolezza all’interno delle aziende riguardo all’importanza di agire in modo etico e responsabile, non solo per conformarsi a richieste esterne, ma anche per rispondere a valori intrinseci della leadership aziendale.

Infine, solo il 15% dei partecipanti al sondaggio vede l’impatto degli investimenti in sostenibilità come un mezzo per la prevenzione del rischio, secondo Ada Rosa Balzan, che vanta un’esperienza di oltre vent’anni in tematiche e progetti di sostenibilità, questo “suggerisce che molte aziende, pur riconoscendo i rischi legati alla non sostenibilità, sono più motivate da principi etici e di lungo periodo, piuttosto che da una mera esigenza di protezione contro potenziali danni economici o reputazionali”.

Le sfide e le opportunità nell’implementazione delle strategie Esg

L’implementazione di strategie Esg è ormai riconosciuta come un aspetto fondamentale per le imprese moderne. Tuttavia, non mancano le sfide e le difficoltà. Tra gli ostacoli principali che i manager si trovano ad affrontare, il più significativo è rappresentato dagli elevati investimenti richiesti per integrare queste pratiche sostenibili. Infatti, ben il 70% dei dirigenti intervistati segnala gli elevati costi iniziali come il principale impedimento.

Esaminando più nel dettaglio, emerge che le esigenze di investimento occupano il primo posto tra le difficoltà segnalate, con il 31% dei voti, seguite da altre problematiche come il conflitto tra le pratiche sostenibili e gli obiettivi finanziari dell’impresa, che si colloca al 28%. L’incertezza del quadro macroeconomico, con un 25%, e lo scontro con il modello di business aziendale, con il 24%, sono anch’essi temi rilevanti ma secondari rispetto alla questione degli investimenti.

Al contrario, questioni come la mancanza di leadership o il gap di competenze interne risultano essere meno preoccupanti per i manager, con solo il 19% degli intervistati che le considera tra i fattori più ostativi. Ciò suggerisce che, pur essendo cruciali, le difficoltà relative alla gestione interna delle risorse sono percepite come meno urgenti rispetto agli impegni economici richiesti dall’adozione delle strategie Esg.

Se l’impegno economico rappresenta una delle principali preoccupazioni, dall’altro lato gli intervistati riconoscono l’importanza del supporto degli investitori. Ben l’84% dei dirigenti ritiene che il sostegno da parte degli investitori sia fondamentale per poter implementare efficacemente queste strategie. Nonostante l’elevato livello di impegno richiesto, il 76% degli intervistati crede che le misure di sostenibilità possano comportare, nel lungo termine, una riduzione del costo del capitale. Questo riflette la crescente consapevolezza che l’adozione di politiche Esg possa, nel medio-lungo periodo, rivelarsi vantaggiosa anche dal punto di vista finanziario.

Tuttavia, sebbene la consapevolezza delle opportunità offerte dalle strategie Esg per il sviluppo dei modelli aziendali sia ormai diffusa, anche nelle realtà aziendali più grandi permangono alcune lacune. Ad esempio, solo il 37% dei partecipanti al sondaggio afferma che il proprio consiglio di amministrazione possieda una competenza adeguata in materia di sostenibilità. Questo dato sottolinea come, nonostante la crescente attenzione verso la sostenibilità, ci sia ancora un ampio margine di miglioramento nell’integrazione di competenze specifiche all’interno dei vertici aziendali.

Competenze e sostenibilità, l’importanza delle conoscenze Esg nelle Pmi italiane

Un aspetto fondamentale per l’adozione efficace delle strategie Esg nelle aziende riguarda la formazione e la consapevolezza dei dirigenti. In particolare, quasi il 57% degli intervistati ritiene che gli amministratori dovrebbero essere più informati riguardo alle normative legate alla sostenibilità, un aspetto che è diventato ancora più rilevante con l’introduzione della Direttiva europea sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale (Csrd). Tale normativa, infatti, impone alle aziende di documentare e rendicontare le loro attività in modo più trasparente e allineato agli standard europei.

“Il cambiamento in corso nel panorama globale – spiega Ada Rosa Balzan – riguarda anche le grandi imprese, sta influenzando notevolmente anche le Pmi italiane. In particolare, quelle che operano nella catena di fornitura delle multinazionali sono sempre più sollecitate ad adottare politiche di sostenibilità”. Queste piccole e medie imprese, contrariamente a quanto si possa pensare, non solo sono sempre più coinvolte in percorsi di sostenibilità, ma molte di esse vedono l’integrazione delle pratiche Esg come un’opportunità piuttosto che un obbligo. La sostenibilità non è più vista come un concetto distante, ma come un aspetto fondamentale per il successo a lungo termine dell’impresa.

A conferma di questa tendenza, un rapporto realizzato dall’Osservatorio Nazionale sulla Sostenibilità delle Pmi Italiane della Ucl School of Management sottolinea come il 79% degli imprenditori italiani riconosca una correlazione positiva tra performance Esg e rendimenti finanziari sostenibili nel lungo periodo. Inoltre, ben il 52% degli intervistati afferma che la trasformazione verso pratiche più sostenibili è vista come una opportunità piuttosto che un rischio, suggerendo che le Pmi stanno abbracciando sempre più il concetto di sostenibilità come leva strategica.

Un altro aspetto importante riguarda il supporto esterno che le imprese devono cercare per affrontare con successo questa trasformazione. Consulenze esperte, con un storico consolidato nella gestione delle pratiche di sostenibilità, sono fondamentali per indirizzare le aziende verso un approccio etico e trasparente. Le realtà consulenziali che accompagnano le imprese devono essere in grado di fornire strumenti pratici e teorici per integrare in modo efficace le politiche Esg, aiutando a evitare errori e a massimizzare i benefici delle scelte fatte.