Uno dei punti chiave del Green Deal Europeo riguarda la ristrutturazione di edifici e abitazioni: il risparmio di energia, infatti, può derivare da questi processi perché aiutano a evitare che le temperature siano troppo elevate o troppo basse. Motivo per cui l’Ue mira a raddoppiare i tassi di tali lavori nei prossimi dieci anni. Per dare un impulso è stata proposta una revisione della direttiva Ue sulla prestazione energetica nell’edilizia per migliorare gradualmente la prestazione energetica degli edifici in tutta Europa.
La direttiva Ue su case, uffici e negozi
L’Unione Europea ha come obiettivo quello di azzerare le emissioni clima-alteranti prodotte da tutti gli edifici entro il 2050. E questo comprende abitazioni, uffici e negozi. La cosiddetta “Direttiva case green“, entrata in vigore dopo un lungo dibattito, impone agli Stati l’approvazione di piani nazionali di ristrutturazione entro la metà del secolo, e ai proprietari delle case di installare pannelli solari sui tetti dei nuovi edifici entro il 2030. Le caldaie a gas dovranno scomparire dagli appartamenti entro il 2040.
Come stanno edifici e abitazioni in Italia?
Ma qual è la situazione degli edifici e delle abitazioni in Italia in relazione al Green Deal europeo? C’è da registrare un dato recente e incoraggiante, come riportato dal V Rapporto annuale sulla Certificazione Energetica degli Edifici, realizzato da Enea e Comitato Termotecnico Italiano Energia e Ambiente sulla base degli Attestati di Prestazione Energetica (Ape). Questo Rapporto Annuale descrive lo stato attuale degli immobili certificati al 2023 attraverso un’analisi del campione di Attestati di Prestazione Energetica (i cosiddetti Ape, appunto) inviati nell’anno di riferimento dalle Regioni e dalle Province autonome. E il risultato è che gli edifici inquinanti in Italia diminuiscono e inoltre, per la prima volta, scendono sotto la soglia del 50%.
Le prestazioni energetiche in Italia
Nel 2023 le prestazioni energetiche del parco edilizio nazionale certificato migliorano in modo significativo: la percentuale di edifici nelle classi energetiche meno efficienti (F e G) scende sotto il 50%, ed è la prima volta che accade dall’inizio delle rilevazioni.
Oltre un milione di attestati nel 2023
In base al Rapporto sulla Certificazione Energetica degli Edifici, sappiamo che nel 2023 sono stati registrati sul Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica (il Siape) 1,1 milioni di Ape (Attestati di Prestazione Energetica), di cui la quota più consistente è stata emessa in Lombardia (21,7%), seguita da Piemonte (9,2%), Veneto (8,7%), Emilia-Romagna (8,5%) e Lazio (8,3%).
L’incremento delle classi energetiche più efficienti
Per quanto riguarda gli edifici residenziali, è stato registrato un aumento di circa il 6% delle classi energetiche più efficienti (A4 e B) rispetto al 2022. È inoltre aumentata la percentuale di Attestati di Prestazione Energetica emessi in conseguenza di riqualificazioni energetiche e ristrutturazioni importanti, che rappresentano il 7,9% e il 6,4% (facendo registrare incrementi del 2,3% e del 2,4% in confronto all’anno precedente).
L’opinione dei certificatori
Il Rapporto riferisce anche l’opinione di oltre 10 mila certificatori, a cui sono stati chiesti pareri sugli aspetti significativi del processo di redazione dell’Ape, come la qualifica del professionista, il reperimento dei dati, i rapporti con gli altri attori del processo, la percezione dell’utilità di questo importante strumento. E in linea di massima i consensi sono la maggior parte.
Incentivare la cultura dei comportamenti virtuosi
Secondo Gilberto Dialuce, presidente di Enea, l’agenzia che ha preso parte alla realizzazione del Rapporto, la “certificazione energetica non rappresenta soltanto un strumento tecnico per valutare le prestazioni degli immobili e più in generale del patrimonio edilizio italiano, ma è anche uno strumento per migliorarne l’efficienza, favorendo l’adozione di soluzioni tecnologiche innovative che riducano i consumi”. Questo, dal suo punto di vista, nell’ambito di grandi sfide come quella della transizione energetica, garantisce la possibilità concreta di diffondere una cultura energetica di un certo tipo, più consapevole e in grado di incentivare comportamenti virtuosi verso la sostenibilità.
Un meccanismo che funziona
Il meccanismo della certificazione energetica “funziona” e “produce risultati rilevanti”, ha aggiunto Gilberto Dialuce. Ed è utile, per usare le sue parole, come “strumento di lavoro che con il periodico monitoraggio della situazione consenta di valutare l’evoluzione e i risultati delle strategie nazionali a supporto della transizione energetica e della decarbonizzazione e di individuare sempre nuovi spunti di miglioramento”.
L’importanza del processo di decarbonizzazione
Incentivare i comportamenti virtuosi è fondamentale, visto che nel 2023 le emissioni di CO2 hanno raggiunto il loro massimo storico (57,1 miliardi di tonnellate), come ha riferito Andrea Barbatella, coordinatore del think tank sul clima Italy for Climate. “In base alle politiche attuali a fine secolo arriveremo a 3 gradi di riscaldamento sui livelli pre-industriali. Se invece verranno attuati tutti gli impegni di decarbonizzazione arriveremo fra 2,6 e 2,8 gradi”, ha detto. Qualunque comportamento, dunque, deve passare dalla consapevolezza del momento storico che viviamo, partendo dalle azioni e dai consumi quotidiani.
Ridurre i consumi energetici significa ridurre le emissioni
Basti pensare che gli immobili residenziali in Europa fino allo scorso anno dipendevano ancora in gran parte da fonti fossili, sono responsabili del 30% per cento del consumo energetico e dell’emissione di gas nocivi. E anche in Italia fino a poco tempo fa gli edifici risultavano vetusti, dispendiosi e inefficienti, con conseguenti bollette salate. La direttiva europea che prevede regole più stringenti sul risparmio energetico delle abitazioni, dunque, sta contribuendo a cambiare le cose. Perché ridurre i consumi energetici significa ridurre le emissioni: ed è stato calcolato che in Europa gli edifici sono responsabili di ben un terzo della CO2 totale emessa nell’atmosfera dal Vecchio Continente.
Superbonus e Pnrr
In Italia comunque diversi benefici sono arrivati anche grazie al Superbonus, che ha avuto influenze positive anche sul Pil e anche sul costo dell’energia. Secondo dati dell’Enea di fine 2023, gli interventi di efficienza hanno consentito di tagliare 3 miliardi di euro dalla bolletta energetica nazionale del 2022, che significa anche riduzione delle emissioni di anidride carbonica (pari a circa 6,5 milioni di tonnellate) e a un risparmio di oltre 2,5 milioni di tonnellate equivalenti di greggio. C’è poi il Pnrr, con la parte relativa al rafforzamento dell’Ecobonus e del Sismabonus per l’efficienza energetica e la sicurezza degli edifici per la quale sono previsti 18,5 miliardi di euro, di cui 4,6 del fondo complementare.